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L’ultimo colpo al re delle vacanze che faceva affari con la mafia

La Repubblica, 25 NOVEMBRE 2018

L’ultimo colpo al re delle vacanze che faceva affari con la mafia

di ATTILIO BOLZONI

Sono passati vent’anni da quando l’ho visto farsi una grassa risata e annunciare il suo ritorno in Sicilia: «Dopo tanto tempo sono qui perché ormai, è evidente a tutti, che la mafia non c’è più». Sarà stato il ‘98 o il ‘99, eravamo nel tempio della cultura di Palermo, il teatro Massimo, dove allora c’era il circolo della stampa. E il “signor Valtur” si presentò con quello “spettacolare” numero di varietà sul palcoscenico siciliano. Ho avuto istintivamente un simpatico pensiero: ecco, questo è un personaggio da tenere d’occhio. Vent’anni dopo il generale dei carabinieri Giuseppe Governale, che è il capo della Direzione investigativa Antimafia, la Dia, racconta com’è finita una faticosissima investigazione — per fortuna conclusa nel migliore dei modi — sull’impero del male. Si scrive Carmelo Patti e si legge Matteo, sì sempre lui, Matteo Messina Denaro. Una volta i giornali avrebbero titolato — per quelli che erano sempre “latini”, latitanti — la “primula rossa”, ma ormai Matteo è qualcosa di diverso, fantasma da quasi tre decenni e quindi molto, molto di più di un “latino” normale. È speciale, specialissimo nella sua invisibilità. Dalla mafia che «non c’è più» a un miliardo e mezzo di beni arrivati a confisca definitiva: quando glieli sequestrarono lui, Carmelo — baffoni risorgimentali, una fronte liscia e lucida come una palla di biliardo — era ancora in vita (se n’è andato nel 2016) assommavano a 5 i miliardi, deprezzamento dovuto alla crisi, ma pur sempre un bel malloppo. Il resort di Punta Fanfalo a Favignana, quello di Isola Capo Rizzuto, quell’altro di Kamarina sulle dolci dune ragusane. E il Golf Club di Castelgandolfo, una barca di 21 metri in legno, 400 ettari di terre, 232 immobili, 25 società del settore del cablaggio di componenti elettrici per automobili. Aveva cominciato da lì, dalla “componentistica”, Carmelo Patti. La Fiat apriva una fabbrica in Brasile? Carmelo andava in Sudamerica e produceva specchietti retrovisori. La Fiat apriva una fabbrica in Polonia? E Carmelo si precipitava a Varsavia e produceva contachilometri. Si è fatto ricco. Quella mattina, al Teatro Massimo di Palermo, voleva abbindolare tutti dicendo che era intimo amico «di Gianni Agnelli e del presidente Ciampi». Veramente era in affettuosi rapporti più con lo “zio Ciccio”, Francesco Messina Denaro, il papà di Matteo, uno che dentro Cosa Nostra aveva il suo peso. Poi Carmelo aveva acquistato la Valtur ed era pure diventato Cavaliere del Lavoro. Una straordinaria avventura imprenditoriale spacciata come molto “americana”. Da venditore di tappeti porta a porta a tycoon, magnate, star sulle copertine delle riviste patinate, interviste mirabolanti, tavole rotonde scoppiettanti, economisti in giuggiole, la «burocrazia che è peggio delle mafie», tutto il repertorio classico. E, proprio nei giorni in cui lui annunciava che la mafia era scomparsa, il vecchio Bernardo Provenzano viene a sapere dal suo vice Nino Giuffrè che lui (Giuffrè) sta portando moglie e figli in un villaggio Valtur a Finale di Pollina, al confine tra la provincia di Palermo e quella di Messina. Giuffrè non è molto convinto, è all’antica, cos’è quell’animazione, la discoteca, la musica sparata. Gli dice a Provenzano: «Ma vede, ’stu discorso di gruppo, di affollamento, manco a parlarne, io voglio stare per i fatti miei…». Il vecchio corleonese, che è ancora latitante, lo invoglia a farsi un po’ di meritato riposo: «Che problema c’è̀? Vacci, perché́ ‘Stu discursi della Valtur lo abbiamo noi nelle mani». Il tramite era proprio lo “zio Ciccio”, il padre di Matteo. I capi di Cosa Nostra parlano e fanno capire che tutti gli averi di Patti rappresentano ormai un «polmone finanziario» della premiata ditta. Un pezzo della storia che manca agli investigatori l’ha raccolta Franco Viviano in Sudafrica quando è andato a intervistare Vito Roberto Palazzolo, il cassiere dei Corleonesi. Palazzolo stava progettando una grande operazione turistica in Sicilia, poi però gli hanno preferito Carmelo Patti. Era più “pulito”, più rassicurante.