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Luigi Gallo, vittima dei Casalesi, beffato dalla burocrazia.ECCO COME LO STATO TUTELA LE VITTIME DELLA CAMORRA! VERGOGNA!!!!!!!!!!

L’Espresso,  Martedì 31 Maggio 2016

Luigi Gallo, vittima dei Casalesi, beffato dalla burocrazia
Con le sue dichiarazioni aveva sollevato il velo su un sistema di potere e fatto arrestare l’ex sottosegretario Nicola Cosentino. Il fondo antiracket del Viminale gli aveva riconosciuto 400 mila euro per l’avvio della sua attività. Oggi, a causa di un contenzioso con l’Anas, la somma gli è stata revocata

di Gianmaria Roberti

Riconosciuto come vittima dal fondo antiracket del Viminale, ma beffato dalla burocrazia, arriva a perdere oltre 400.000 euro vincolati all’avvio della sua attività. E’ la storia kafkiana di Luigi Gallo, il “grande accusatore” di un sistema di potere in odor di camorra: con la sue denunce fece arrestare due anni fa 13 persone. In carcere finirono l’ex sottosegretario Nicola Cosentino, accusato di essere “il referente nazionale del clan dei Casalesi”, e i suoi due fratelli Antonio e Giovanni. L’indagine partita dalle dichiarazioni di Gallo ha già portato alle condanne di Antonio e Pasquale Zagaria, fratelli del superboss Michele, le cui posizioni furono stralciate. Secondo la Dda di Napoli, Gallo fu vittima di un network orchestrato dai tre Cosentino, che impedì l’apertura del suo distributore di benzina nel Comune casertano di Villa di Briano. Un piano attuato per eliminare un concorrente .

Alla sbarra oggi ci sono funzionari pubblici, alti dirigenti di società petrolifere e l’ex prefetto di Caserta, Maria Elena Stasi. Ma c’è l’esatto rovescio di una vicenda ritenuta esemplare, per un imprenditore che non volle piegarsi a presunte minacce mafiose e vessazioni. A causa di un contenzioso con l’Anas, Gallo non ha mai aperto la sua pompa di benzina, che attende il taglio del nastro dal 2002. Il gestore delle rete autostradale non rilascia il nullaosta, considerando decaduta la vecchia concessione e non più a norma l’impianto, dopo le nuove regole sulla sicurezza degli accessi stradali ai distributori. Nel tira e molla legale, pochi giorni fa è notificata la revoca della somma erogata alle vittime di racket e usura: sono scaduti in 12 mesi per l’utilizzo. Un patrimonio che venne concesso dopo i rituali accertamenti della prefettura di Caserta e della Direzione distrettuale antimafia, per i quali Gallo è sempre stato un testimone inattaccabile. Con una mano lo Stato dà, con l’altra toglie.

E il blitz anticamorra di due anni fa non è l’uscita dal tunnel ma l’inizio di un altro braccio di ferro per l’imprenditore. “Dopo il via libera al fondo antiusura nell’aprile 2015, Gallo – racconta Francesco Parente, legale della moglie dell’esercente, titolare del terreno su cui sorge il distributore – cerca di aprire l’ impianto, obbligato dal vincolo all’utilizzo con la prefettura. Riattiva tutte le autorizzazioni. Scrive all’Anas per ripristinare il contratto sospeso nel 2003 su sua istanza per non pagare 30.000 euro annui di canone, ad impianto chiuso”. Dalla società arriva una risposta scritta nel luglio scorso, ma non sono buone notizie. Ci sono difficoltà legate ad uno stop tanto lungo. Inoltre c’è da rifare il progetto della pompa di benzina, per adeguarlo alle nuove normative. “Ma ripartendo da zero, tra lavori e autorizzazioni – sostiene Gallo – sarebbero passati almeno altri due anni”. Un tempo incompatibile con i paletti del Viminale, che concede 12 mesi per l’aiuto alle vittime della criminalità. “Da allora l’Anas non ha più risposto – aggiunge Parente – Abbiamo inviato diverse diffide per dire che siamo in una situazione paradossale: se vogliono rigettare la domanda ce lo dicano, così facciamo ricorso al Tar”.

Nella palude burocratica entra anche un rimpallo di competenze tra la sede centrale e quella regionale dell’Anas, mentre scorre inesorabile la clessidra del fondo antiracket. Una matassa in cui si era infilata anche la Regione, che reclamava per sé i canoni del concessionario, assistito su quel fronte dall’avvocato Luisa Acampora dello studio Abbamonte. “Se guardate l’elenco degli imputati – afferma Delio Iorio, legale di parte civile al processo – capirete che contro Gallo c’è una concentrazione di poteri forti, asserviti ai Cosentino. In più, ora deve fronteggiare l’atteggiamento dell’Anas, che a tutti i distributori concede anni per adeguarsi alla nuova disciplina sugli accessi, ma a lui dice: o ti adegui subito o non apri”. E lui non ha aperto più.