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Luigi Cesaro, arrestato per concorso esterno l’ex sindaco comunista di Marano: “Tangenti dal senatore di FI per facilitare i suoi affari”.

LA  CAMORRA NON HA COLORE POLITICO.STA  CON IL POTERE  PER DIVENTARNE ESSA STESSA L’ESPRESSIONE

 

Il Fatto Quotidiano, 30 GENNAIO 2020

Luigi Cesaro, arrestato per concorso esterno l’ex sindaco comunista di Marano: “Tangenti dal senatore di FI per facilitare i suoi affari”

Mauro Bertini è ai domiciliari: secondo l’accusa Cesaro e il fratello gli avrebbero corrisposto 175.000 euro per avere in cambio mani libere sulla realizzazione dei capannoni del piano di insediamento produttivo di Marano, affare da 40 milioni di euro, attraverso delibere compiacenti e la nomina di un tecnico scelto ufficialmente dall’amministrazione comunale ma in realtà rispondente ai loro desiderata

di Vincenzo Iurillo

C’è un filo criminale che avrebbe unito il sindaco comunista e animatore di campagne anticamorra del napoletano Mauro Bertini con gli imprenditori Raffaele ed Aniello Cesaro, i fratelli imputati di camorra del più potente esponente di Forza Italia in provincia di Napoli, il senatore Luigi ‘a Purpetta’ Cesaro. Due mondi che avrebbero dovuto osteggiarsi e che invece sarebbero scesi a patti per spartirsi un bottino: 175.000 euro di tangenti, che i Cesaro’s avrebbero corrisposto a Bertini per avere in cambio mani libere sulla realizzazione dei capannoni del piano di insediamento produttivo di Marano (Napoli), un affarone da 40 milioni di euro, attraverso delibere compiacenti e la nomina di un tecnico scelto ufficialmente dall’amministrazione comunale ma in realtà rispondente ai desiderata dei fratelli Cesaro.

Da ieri Bertini è agli arresti domiciliari con accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione (misura cautelare calibrata sui 75 anni di età dell’indagato). L’ordinanza firmata dal Gip di Napoli Maria Laura Ciollaro ricostruisce così i flussi degli incassi di denaro: 75.000 euro nel febbraio 2006 attraverso assegni, 50.000 euro in contanti nel 2008 e altri 50.000 euro nell’aprile 2009 per bloccare una campagna denigratoria di Bertini contro una nomina gradita ai Cesaro.

Sotto processo a Napoli Nord dopo un lungo periodo di detenzione iniziato nel 2017, sono proprio i fratelli Cesaro a vuotare il sacco e raccontare i dettagli di come, dove e quando avrebbero corrotto l’ex sindaco, che secondo un verbale di Aniello Cesaro del 19 luglio 2019 quando ricevette gli assegni “si lamentò di non aver ricevuto denaro contante”, e per fortuna un loro sodale, Angelo Simeoli, si offrì subito di monetizzarli: “Mauro, tranquillo, te li cambio io”.

L’assunto di fondo delle indagini condotte dai carabinieri del Ros di Napoli agli ordini del tenente colonnello Gianluca Piasentin, e coordinate dal pm Mariella Di Mauro, è che dietro al Pip di Marano e ad altre spericolate operazioni edilizie come l’acquisto pubblico di Palazzo Merolla e la riconversione della Masseria Galeota si siano celati i reinvestimenti del clan Polverino. Un clan che avrebbe avuto nei fratelli Cesaro e nei cugini Angelo e Antonio Simeoli i bracci economici ed operativi.

Il pm aveva chiesto un nuovo arresto per Raffaele e Aniello Cesaro ma il Gip l’ha negato perché il codice vieta le contestazioni a catena e ritiene che si tratti degli stessi fatti affrontati nell’ordinanza di arresto del 2017. Quell’indagine, e i suoi filoni stralcio, hanno lambito Luigi Cesaro, indagato per le presunte pressioni esercitate su un tecnico comunale per schiodare una pratica dei fratelli, e poi per voto di scambio in favore del figlio consigliere regionale alle elezioni del 2015.

Deputato al momento dei fatti e poi eletto senatore, la posizione di Luigi Cesaro è nel limbo perché la Procura da quasi due anni non ha ancora ottenuto una risposta dal Parlamento alla richiesta di utilizzare le sue intercettazioni indirette. Montecitorio e Palazzo Madama infatti si rimpallano la decisione, in spregio della consolidata giurisprudenza in base alla quale è competente la Camera di appartenenza al momento della notizia di reato. Una vicenda surreale rivelata l’anno scorso proprio dal Fatto quotidiano.

Negli ultimi tre anni gli inquirenti hanno scavato nelle relazioni tra i fratelli Cesaro e Bertini. La cui ultima elezione è stata descritta così sul sito di Rifondazione comunista: “Significativa affermazione della coalizione di sinistra alternativa che con il candidato sindaco compagno Mauro Bertini, già sindaco comunista per 10 anni, arriva al 16,51 % con l’appoggio di due liste, L’altra Marano al 10, 8% e Potere al Popolo al 4,1%, eleggendo 3 consiglieri comunali. La scelta di non procedere con logiche settarie di autosufficienza ma cercando di unire la sinistra in alternativa al Pd si è dimostrata efficace sul piano elettorale”. Già.