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Lotta alla mafia. “A Foggia manca la reazione della società civile”. “Ancora troppi imprenditori collusi”

Di Francesco Pesante 14 Giugno 2023 APERTURA

Forte appello alla città dalle varie realtà associative locali. Il procuratore Vaccaro: “Fate la vostra parte anche nelle piccole cose. Smettetela di cercare scorciatoie e chiedere piaceri”

Un grande appello a scendere in strada e lottare per una Foggia migliore. A lanciarlo, da Palazzo Dogana, le associazioni Libera, Antiracket “Luciani” e Antiusura Buon Samaritano. 

Siamo un po’ indietro – ha detto Daniela Marcone, figlia di Franco vittima di mafia -. Il dibattito sembra appartenere solo ad una parte della città e della provincia. Eppure i fenomeni mafiosi sono chiari, le sentenze definitive. Le relazioni antimafia della Dia evidenziano bene quanto sta accadendo. Foggia si sta svegliando di volta in volta davanti ad un aggravarsi del fenomeno. Ma i cittadini sono pigri. Non sono bastati gli omicidi. Dopo lo scioglimento è il momento dell’ora o mai più. Adesso ci sono tante realtà che possono sostenere chi denuncia.”

Il leader dell’antiracket Tano Grasso: “La mafia si è iniziato a combatterla efficacemente con l’esperienza di Falcone e del pool antimafia. Serve una strategia, un percorso. A Foggia abbiamo professionalità di altissimo livello e motivate. Manca la reazione della società civile. Soprattutto da parte degli operatori economici. C’è una realtà che si è esposta, penso a Lazzaro Dauria e Luca Vigilante (imprenditori sotto scorta, ndr) ma è ancora insufficiente. Ci sono ancora troppi imprenditori collusi che ‘scambiano’ con le organizzazioni criminali. Poi c’è un gruppo più ampio di operatori che pur non essendo collusi ricava dalla convivenza col ‘sistema’ una ragione di convenienza indiretta. Una convenienza ambientale che li induce a dire che ‘va benissimo così’, pagare il pizzo è come un costo che ‘mi ritorna’. Poi ci sono i sottomessi rassegnati”.

Grasso poi conclude: “A noi serve l’opinione pubblica a Foggia. La città si faccia sentire dall’operatore economico e gli faccia capire che se paga il pizzo fa un danno a tutti. Credete nel cambiamento. Una città senza mafia è possibile“.

Preoccupante quanto affermato da Giuseppe Chiappinelli del “Buon Samaritano”: “Una persona sotto usura non ha più una vita. Tanti sono venuti da noi mettendo a nudo le proprie debolezze. I nostri volontari sono spesso andati via dall’ufficio con il cuore affranto. Sul fronte delle denunce non vi è un riscontro significativo. Terra omertosa? Paura? L’anno scorso le denunce a Foggia si potevano contare sulle dita di una mano. Adesso ci sono nuove forme utilizzate dalle mafie, quasi più ‘dolci’. Concedono prestiti a persone bisognose, commercianti o famiglie. All’operatore vengono assegnati tassi molto bassi o addirittura nulli. Ma successivamente, alle prime difficoltà, pretendono di entrare nella società. Per le famiglie è diverso, in questo caso la garanzia è la vita stessa della vittima e dei suoi parenti”.

Alessandro Zito dell’antiracket ha evidenziato che l’associazione è composta da 15 persone, “altri potrebbero avvicinarsi ma se poi non hanno nulla da dire e nulla da raccontare? Siamo stati contattati da decine di operatori che volevano entrare. Li abbiamo invitati a denunciare ma dicevano che a loro non succedeva niente. Troppi pensano ancora a fare le cose solo per un tornaconto personale e si chiedono: ‘ma mi è convenuto?’. Questa è una domanda che oggi continuo a non capire”.

Francesco Giannella della Dda di Bari ai microfoni dei giornalisti ha sottolineato il lavoro degli inquirenti stroncando chi nega la mafia, la sminuisce o la definisce ancora ‘primordiale’: “Solo chi è fuori dal mondo può dire che è una mafia arretrata”. Poi alla platea che ha gremito la sala del tribunale di Palazzo Dogana ha aggiunto: “La presenza mafiosa in questa terra è stata riconosciuta non da ieri. La Cassazione ha detto che la Società Foggiana è una entità mafiosa con caratteristiche tipiche e peculiari. Ha una struttura del tutto peculiare con batterie che si alleano e si combattono ma con l’interesse comune delle estorsioni. È storia giudiziaria. Siete tutti convinti di questo? – ha chiesto al pubblico -. Siete motivati o qualcuno ha dei dubbi? La repressione non basta. Il colpo del ko alla mafia foggiana spetta alla società civile“.

Tanti i pentiti dopo anni di omertà: “Ci sono collaboratori di giustizia di un certo spessore che ci stanno aiutando a ricostruire l’organigramma della Società Foggiana. A Vieste le denunce hanno fatto tanto. Il pentito Orazio Coda sul processo Medioevo nel quale tanti imprenditori denunciarono i clan viestani ci ha detto testualmente: ‘È successo che abbiamo smesso di fare le estorsioni perché abbiamo capito che c’era lo stato ed era galera sicura. E avevamo paura’. Spero accada qualcosa del genere anche a Foggia. Qui l’impegno dello Stato è enorme. Pensate che nel 1987 c’erano sei sostituti procuratori. Oggi 25. Amatela questa città”, ha concluso.

Infine il procuratore Ludovico Vaccaro che era in sala da spettatore ma è stato invitato da Federica Bianchi di “Libera” ad intervenire: “Scendete in strada, fate la vostra parte anche nelle piccole cose. Smettetela di cercare scorciatoie e chiedere piaceri. Fate la scelta giusta, non quella più conveniente”.

Fonte:https://www.immediato.net/2023/06/14/lotta-alla-mafia-a-foggia-manca-la-reazione-della-societa-civile-ancora-troppi-imprenditori-collusi/