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L’omicidio del Parroco di Borgo Montello Don Cesare Boschin. Quanto chiasso, dopo 15 anni di silenzio!

L’OMICIDIO DI DON BOSCHIN. QUANTO CHIASSO, DOPO 15 ANNI!!!

Ora che i buoi sono scappati dalle stalle e la situazione si è imputridita, parlano tutti.

Ma fino ad ieri tacevano tutti, a destra come nel centro sinistra.

Se si fa eccezione per i Verdi, Rifondazione ed i Comunisti Italiani che, a dire il vero, si sono spesso mostrati preoccupati di quanto è avvenuto a Fondi ed in provincia di Latina (la stessa cosa si sta verificando in quella di Frosinone), tutti, ma proprio tutti, compresi il PD e l’IDV, hanno fatto finta di non vedere e di non sapere.

Abbiamo cominciato a buttare l’allarme nel 2005 in un convegno a Formia, con De Ficchy, Ayala, Orlando e quant’altri.

Abbiamo continuato con un altro convegno, sempre a Formia, con De Ficchy ed Ardituro.

Convegni sempre snobbati da tutti gli esponenti del centrosinistra, che, pur invitati, si sono resi tutti latitanti, ad eccezione dell’allora Sindaco di Formia Sandro Bartolomeo.

Comunque, meglio tardi che mai!!!

Speriamo in bene.

Sappiano però tutte queste persone che oggi con giochi pirotecnici si esibiscono in dichiarazioni di guerra alle mafie che, se non risolve, il problema della Procura della Repubblica di Latina (e di Frosinone) con la venuta di un Procuratore Capo nuovo, saremo sempre punto e a capo.

Ed, oggi, a distanza di 15 anni circa dall’omicidio, si comincia a parlare dell’assassinio di Don Cesare Boschin, il parroco di Borgo Montello vicino a Latina.

Ne ha parlato Don Ciotti e tutti dietro a tentare di scoprire cosa si nasconde dietro tale fatto di sangue.

Nessuno che si sia posto prima il problema del possibile collegamento fra questo evento delittuoso e la presenza, sempre a Borgo Montello, della grande discarica che raccoglie i rifiuti non solo della provincia pontina ma anche di alcuni comuni di quella romana; una discarica nella quale risultano interrati numerosissimi contenitori di sostanze tossiche.

Di alcuni traffici strani fra Livorno e Borgo Montello, tutti notturni e a quel che si dice lautamente pagati agli autisti che si prestarono, si è occupata recentemente Rita Cammarone sul quotidiano “La Provincia”.

Rifiuti -si racconta- scaricati a Livorno da quelle navi che nessun Paese voleva e che dopo tanto girovagare negli oceani approdarono appunto nel nostro Paese.

In quel periodo, chi scrive collaborava con la Redazione di “Avvenire “ e, in tale veste, ebbe la possibilità di raccogliere alcune confidenze di qualche collaboratore diretto di Don Cesare.
Un parroco di oltre 80 anni, ben voluto da tutti i suoi parrocchiani, stimatissimo ed al di sopra di ogni sospetto di qualsiasi genere. Calunniato, poi, ingiustamente, come è stato tentato anche ai danni del povero Don Peppino Diana.

Il Sindaco di Latina Ajmone Finestra, del MSI, ed il suo capo ufficio stampa Rita Calicchia fecero pervenire più o meno nello stesso periodo in cui fu ucciso Don Boschin un comunicato stampa a tutte le redazioni dei giornali –comunicato stampa del quale chi scrive prese diretta visione –nel quale si rendeva noto che, a seguito di alcune indagini commissionate dall’Amministrazione Comunale da lui guidata all’ENEA, erano stati individuati alcuni “grandi contenitori metallici” ad una certa profondità e che contenevano presumibilmente sostanze tossiche.

Si diceva all’epoca che qualche fusto misterioso, interrato male, sia andato a finire nel fiume Astura e che di tale fusto sarebbero state fatte anche delle fotografie, che, però, non sono state trovate –sembra agli atti delle indagini fatte dalla DIGOS di Latina nelle stesso periodo.

Sempre a chi scrive sembra di ricordare – è utile sottolineare che siamo nel 1995 – che sull’Avvenire egli scrisse alcuni pezzi sia sull’omicidio di Don Boschin che sulla presenza dei fusti nella discarica di Borgo Montello.

Dell’argomento si occupò anche qualche altro giornale. Ma tutto passò subito nel dimenticatoio e l’omicidio di Don Boschin fu rubricato come fatto di criminalità comune e chiuso senza l’individuazione di mandanti ed esecutori.

Nessuno approfondì l’aspetto dei “traffici notturni” da Livorno a Latina; nessuno si occupò di scoprire chi fossero gli autori di quei viaggi misteriosi; nessuno si domandò chi erano i proprietari dei camions; nessuno mise in collegamento l’assassinio di Don Boschin e quei traffici: nessuno collegò, insomma, , l’assassinio e l’interramento dei fusti. Eccetto i cittadini di Borgo Montello!

Don Boschin evidentemente sapeva tutto perché la gente glielo confidava e lui stesso sentiva i rumori notturni. Forse ne parlò con qualcuno e, forse, durante qualche sua omelia.

La notte dell’omicidio non fu toccata una lira, ma sparirono due agende. Come, per Borsellino!

Che cosa c’era scritto su quell’agende?

Chi scrive ebbe il sospetto, all’epoca, che l’assassinio era presumibilmente da collegare con i problemi della vicina discarica e forse lo scrisse anche.

Ma non esisteva allora l’Associazione Caponnetto che più volte ha ripreso, poi, l’argomento, insieme a quello che riguarda altre due morti misteriose anch’esse presumibilmente opera della criminalità organizzata: quelle dell’avv. Maio di Aprilia e dell’avv. Mosa di Terracina.

Tre morti misteriose di cui non si conoscono, ad oggi, moventi, autori e mandanti.

Tre morti misteriose alle quali si aggiunge quella, per suicidio, del capitano della Guardia di Finanza di Fondi, Fedele Conti, avvenuta 2 anni fa.

E sono 4.

Ora, dopo 15 anni, Don Ciotti ripropone quella di Don Boschin.

Perché così tardi? Ci sono elementi nuovi? Qualche pentito ha detto qualcosa?

Noi alcuni mesi fa abbiamo interessato la Direzione Nazionale Antimafia, ma non sappiamo, allo stato, se sia stato aperto un fascicolo.
Ce lo auguriamo.

Siamo curiosi oggi, dopo il chiasso di questi giorni, di conoscere se ciò avverrà o se, al contrario, tutti questi omicidi resteranno, come è successo finora, opera di… ignoti!