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L’ombra lunga dei Casalesi:«Fbi a disposizione del clan Iovine»

L’ombra lunga dei Casalesi:«Fbi a disposizione del clan Iovine»

Il Mattino, Mercoledì 9 Novembre 2016

L’ombra lunga dei Casalesi:«Fbi a disposizione del clan Iovine»

di Mary Liguori

Un fantomatico agente dell’Fbi usato come spauracchio per costringere i prestanome di Antonio Iovine a restituire il denaro del clan. Fiumi di soldi fatti confluire ad arte su conti correnti intestati a insospettabili. Lo scopo? Salvaguardare il tesoro della camorra da sequestri e confische. Dopo i poliziotti e i carabinieri infedeli sul libro paga dei Casalesi, scenari emersi dalle indagini della Dda e utili a inquadrare un cartello criminale che è riuscito a permeare le più diverse sfere istituzionali, spunta addirittura un agente federale Usa che si sarebbe prestato alla camorra. La vicenda la racconta un avvocato casertano rimasto vittima di un pestaggio per mano del marito della sua amante. Scoperta la tresca, l’uomo si presenta a casa del legale, lo picchia e lo minaccia. Poco dopo, spaventato, l’avvocato denuncia il coniuge della sua compagna e ricostruisce anche una serie di episodi appresi nel corso della sua attività professionale. Ed è così che salta fuori l’ennesimo spaccato sorprendente che inserisce tra le figure di cui i Casalesi si sarebbero serviti, quella di un agente dell’Fbi, parente di un fiancheggiatore del gruppo Iovine.

Gli atti in questione risalgono allo scorso mese di marzo. L’avvocato denuncia un presunto gregario del clan Iovine: lo ha picchiato e minacciato di morte perché ha una relazione con sua moglie. Ma la genesi della violenza del marito tradito non è solo la questione d’onore. La storia che viene fuori è degna delle migliori trame da «sesso e potere». La donna, infatti, è intestataria di un conto corrente sul quale sono stati fatti confluire 100mila euro del boss, oggi pentito, Antonio Iovine. Quando lascia il marito per stare con l’avvocato iniziano i guai. Il legale viene «invitato» a far ragionare la sua nuova compagna. Quei soldi vanno recuperati in un modo o nell’altro.
Ecco il racconto dell’avvocato. «Nel 2013, il marito della mia amante scoprì la nostra relazione. Mi picchiò e mi intimò di dire a sua moglie di restituire i soldi che erano depositati sul conto di una società finanziaria a lei intestata. Se non lo avesse fatto, suo marito le avrebbe fatto passare un guaio raccontando alle forze dell’ordine che quel denaro era di Iovine. Aggiunse che non c’era da scherzare, perché gli avrebbero creduto: la sua versione sarebbe stata avallata da suo zio che all’epoca era un agente dell’Fbi». «Se lei si fosse ribellata, inoltre, suo marito minacciò di riferire anche del denaro che si era intestata per conto del cognato di Michele Zagaria». «Quella società – riferisce, ancora, l’avvocato – era una copertura e un appoggio al clan, una vera e propria “lavatrice” dei proventi illeciti dell’organizzazione dei Casalesi». Oltre che alle società finanziarie di copertura, secondo l’avvocato il clan poteva investire grosse somme di denaro nell’acquisto di immobili nel nord Italia. Sempre con il supporto dei prestanome.

«Mi è stato riferito che attraverso le mogli di alcuni fiancheggiatori del clan venivano acquistati beni immobili». «Posso dimostrarlo perché sono in possesso dei documenti relativi alla vendita di una casa in Umbria fruttata un miliardo e mezzo di vecchie lire poi investite per un immobile in Lombardia», racconta. «Mi ritrovo in possesso dell’atto di vendita perché mi sono occupato del ricorso fallimentare della società intestata alla moglie del fiancheggiatore, azienda usata per la compravendita dell’immobile in questione».

Un carosello di ditte-lavatrice, dunque, una schiera di fiancheggiatori pronti a mettere a disposizione le proprie mogli, da un punto di vista «imprenditoriale», per consentire ai boss di reinvestire il denaro e tenere gli immobili al sicuro delle confische. L’avvocato snocciola nomi di aziende e persone, incluso quello del presunto agente Fbi, ma ciò che sta raccontando è tutt’ora in fase di verifica. Le sue rivelazioni stanno ricostruendo, ancora una volta, il sistema che i Casalesi avrebbero usato per decenni per riciclare il denaro al Nord intestando sia le somme che i beni immobili a un esercito di insospettabili.