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L’ombra della massoneria sui misteri d’Italia

Left, 21 dicembre 2018

L’ombra della massoneria sui misteri d’Italia

Dall’omicidio Moro fino all’attentato alle Twin towers, passando per le stragi del 1992-1993. Ci sarebbe un filo fra questi snodi del dopoguerra, intessuto da poteri occulti per sostenere l’imperialismo Usa. È la tesi dell’ex magistrato Carlo Palermo, nel suo nuovo libro

di Paola Pentimella Testa

Carlo Palermo è l’unico giudice italiano scampato a un attentato di mafia. Era il 2 aprile 1985 quando in contrada Pizzolungo, in provincia di Trapani, un’autobomba disintegrò l’auto di Barbara Rizzo, nella quale c’erano anche i figli Salvatore e Giuseppe Asta di appena sei anni, che aveva fatto da scudo alla blindata del giudice istruttore, salvandolo dalla deflagrazione. Da allora Palermo ha cercato la verità sull’attentato, che non poteva avere soltanto una “matrice” mafiosa. Nella sua inchiesta sul traffico internazionale di armi e droga, Palermo aveva toccato i cosiddetti poteri forti, era arrivato a Bettino Craxi. Senza rendersene conto, si era anche imbattuto in quello che oggi l’ex giudice definisce «un direttorio internazionale che ha manovrato la storia dell’Europa, gli equilibri nel Mediterraneo, ma anche del resto del mondo». E che «ha condannato l’Italia a una democrazia incompiuta». Nel 2016, Palermo scopre che pochi mesi prima di morire Giovanni Falcone si era occupato di un’operazione segreta: l’estradizione negli Stati Uniti di un terrorista arabo, il primo fabbricatore di autobombe realizzate con l’esplosivo militare usato per gli attentati di Pizzolungo, dell’Addaura, di via D’Amelio. Una nuova luce si accende sulle stragi del 1992-1993 e sui grandi misteri italiani, come l’omicidio di Aldo Moro fino agli attacchi terroristici alle Torri gemelle e al Bataclan a Parigi. Dietro ci sarebbe l’ombra della massoneria. Da qui il titolo del suo nuovo libro, La Bestia, edito dalla Sperling&Kupfer, che contiene documenti inediti.

Quando ha capito cosa c’era davvero dietro la strage di Pizzolungo? Nel 2014 ho scoperto che alcuni personaggi della mia inchiesta di Trento su armi e droga (al traffico di stupefacenti corrispondeva un inverso traffico di armi dall’Italia ai Paesi del Medioriente, ndr) erano ex appartenenti di Settembre nero e coinvolti nel Lodo Moro. Ho pensato di aver trovato finalmente la chiave di tutto. Ho creduto che qualcuno voleva impedirmi di scoprire patti segreti che non dovevano essere divulgati. Prima togliendomi l’inchiesta di Trento, trasferendola a Venezia. Poi, provando a bloccarmi a Trapani. Questa mia spiegazione dell’attentato però si è ridimensionata quando ho capito veramente cosa era avvenuto nel 1983.

Cioè? Non mi ero reso conto che la mia inchiesta conteneva già tutti gli elementi per capire il coinvolgimento degli americani, da una parte, e degli arabi dall’altra. Non avevo individuato i palestinesi coinvolti, perché mi erano stati taciuti, quindi non avevo capito quale organizzazione ci fosse dietro. Nel 2016 ho capito finalmente di essere stato vittima di un depistaggio, che mi portò a concentrarmi sul Partito socialista e su Bettino Craxi. Fui indirizzato, attraverso lettere anonime inviatemi in tribunale, a eseguire perquisizioni che fecero trovare un documento che chiamava in causa Craxi e una società nell’orbita del Psi, per affari svolti in Argentina durante la guerra tra quel Paese e l’Inghilterra per le isole Falkland-Malvine. Ciò mi permise di individuare il sistema di corruzione della politica italiana. Nello stesso tempo, però, quella linea d’indagine mi distolse dalle piste principali che avevo individuato e che riguardavano da una parte la Cia e i servizi americani, dall’altra i palestinesi. In altri termini, le attività italoamericane sottoposte a segreto di Stato: Stay-Behind, Gladio, il Lodo Moro e i traffici collegati. Insomma, mi ero concentrato su Craxi, che in quel periodo aveva assunto posizioni di maggiore indipendenza dagli Stati Uniti.

Quindi Craxi alla fine sarebbe stato una vittima? Non innocente per quanto riguarda il finanziamento illecito, per il resto… Come io stesso sono stato vittima di quel depistaggio, che allora non mi ha permesso di capire le responsabilità degli americani e di quel governo mondiale che utilizza i traffici di armi, i collegati traffici di droga, e che impone gli equilibri attraverso le guerre, condizionando gli eventi storici del mondo. In sostanza, mi sono reso conto di essermi imbattuto nella documentazione Nato che, tuttora, nonostante le rivelazioni nel 1990 di Andreotti su Gladio, è sottoposta a segreto di Stato.

Anche Andreotti ha avuto problemi giudiziari. Quella documentazione esiste ancora? È stata in parte da me conservata e ora è visibile nel mio sito (Carlopalermo.net, ndr), visto che la documentazione della mia inchiesta finita a Venezia è andata distrutta. Seimila atti, che hanno un valore enorme in quanto contengono nomi di società, banche e conti che sono comparsi anche in indagini successive alla mia. Nomi che arrivano fino a oggi. È evidente quindi che hanno continuato a utilizzare le stesse modalità e gli stessi canali di allora.

I personaggi italiani coinvolti nella sua inchiesta vennero però in seguito assolti perché le armi non passavano dall’Italia… È vero sotto il profilo giudiziario e io non vado certo contro le sentenze. Sotto un profilo storico, però, quella documentazione contiene la fotografia di quanto compiuto nel mondo dalla Cia e dalla Nsa (l’agenzia Usa coinvolta nel Datagate partito dalle rivelazioni di Edward Snowden, ndr).

E la massoneria cosa c’entra? Nel 1984 i servizi stilarono un documento di undici pagine che nel libro chiamo le “XI tavole”. Nel 2014, quella documentazione mi ha aperto gli occhi sulla componente massonica dei servizi segreti. Un documento pieno dei nomi di intermediari, operatori bancari, industriali, petrolieri, oligarchie e sinarchie inglesi, americane e arabe, che hanno dominato il mondo fino a oggi. Un documento conosciuto dalla commissione sulla P2, ma che non mi fu fatto vedere allora, contenente le indicazioni per individuare la piramide superiore, mai scoperta.

Cioè? In Italia si è sempre parlato della P2 come una piramide al cui vertice c’era Gelli. Con questo documento di 11 pagine è possibile individuare la presenza di una piramide inversa sovrapposta, con una parte superiore trasversale, internazionale, sulla quale non sono state fatte adeguate indagini, ipotizzata dalla stessa Tina Anselmi, allora presidente della Commissione sulla P2. In poche parole, l’esistenza di un’altra massoneria esoterica, internazionale, presente dall’inizio del ventesimo secolo, che ha preso piede, imponendo dal dopoguerra le proprie ideologie di potere, che ha reso possibile le operazioni Stay-Behind, tuttora presente, e che poi nel tempo, dopo la caduta del muro di Berlino, ha cambiato nemico per legittimare il potere degli Usa nel mondo: abbandonato il “pericolo comunista”, è stato creato il nemico rappresentato dall’integralismo islamico.

Perché “la Bestia”? Corrisponde alla profezia indicata nel libro dell’Apocalisse di Giovanni, nel primo secolo dopo Cristo, ovvero la battaglia tra il bene e il male, iniziata dopo il crollo del Muro di Berlino e che ha avuto un input anche nel nostro Paese nel periodo delle stragi del 1992- 1993, non a caso addebitate solo alla mafia, per nascondere le responsabilità occulte di carattere internazionale. A livello internazionale, l’operazione sfocia nella nuova lotta contro gli arabi, iniziata dopo l’11 settembre 2001. In realtà risultava programmata dagli anni Ottanta per garantire il mantenimento del potere in mano a quella organizzazione occulta che ha in qualche modo condizionato gli eventi planetari dall’ultima guerra mondiale. Dopo il 2001, l’operazione, sempre attraverso il terrore, ha riconcentrato il suo apice in Europa, in modo da danneggiarla e disgregarla, per garantire all’imperialismo Usa la legittimità e la necessità del suo governo sul mondo.

Quindi in Europa i sovranisti stanno “lavorando” a favore di questa “entità”? La storia può essere capita solo a posteriori. Esiste però da parte del gruppo di potere massonico la tradizionale strategia del “divide et impera”. La spartizione del mondo, infatti, non può essere stata presa per iniziativa di un solo Paese, gli Usa. Riguarda qualcosa di assai più ampio, occulto e trasversale. E riguarda anche quello che viene normalmente definito l’avversario.