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Lombardo: ”’Ndrangheta oggi è una holding mondiale e il ruolo delle donne è di rilievo”

Lombardo: ”’Ndrangheta oggi è una holding mondiale e il ruolo delle donne è di rilievo”

Aaron Pettinari 26 Gennaio 2022

Il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria intervenuto ieri al convegno “Donne e ‘Ndrangheta, il ruolo femminile nella criminalità organizzata”

“La presenza delle donne all’interno dei circuiti criminali è sempre stata evidente, ma quell’evidenza non è sempre spendibile in sede processuale. La strutturazione interna della ‘Ndrangheta, già dalla seconda metà del secolo scorso, prevede una figura, tecnicamente una dote, che è appannaggio delle donne. E’ quella della ‘sorella d’omertà’. La donna, cioè, è chiamata a custodire determinati segreti che sono poi funzionali alla dinamica criminale in cui anche lei si inserisce. E non posso escludere che le donne siano sempre state parte integrante dell’organizzazione criminale che aveva bisogno di loro nella misura in cui il veicolo formativo nel tramandare determinati valori deviati è rappresentato dalla donna, e non dall’uomo”.
E’ questo lo spaccato che il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ha offerto intervenendo nel corso del convegno sul tema “Donne e ‘Ndrangheta, il ruolo femminile nella criminalità organizzata”.

Rispondendo alle domande dell’avvocatessa Giovanna Cusumano e del giornalista Consolato Minniti ha ricordato alcuni episodi in cui si dimostra proprio come le donne siano perfettamente inserite in determinate dinamiche e contesti.
Come emerse nell’intercettazione in cui venne svelata l’esistenza di una componente apicale riservata della ‘Ndrangheta.
“Quella donna – ha ricordato il magistrato – chiedeva con insistenza: ‘tu mi racconti di avere un ruolo veramente elevatissimo, ma i soldi e le disponibilità finanziarie dove sono? Perché io non le vedo’. Ad un certo punto il compagno le rispose: purtroppo quello che vedi non conta niente. Perché quello che conta davvero non si vede. E non mi chiedere dove sono i soldi, perché noi facciamo parte di un sistema molto strutturato in cui non conta il potere del singolo, ma conta il potere che tutta la struttura nel suo complesso riesce a realizzare. E soprattutto, credimi, quello che conta davvero non è quello che vedi per strada ma il cosiddetto mondo invisibile’. Cioè i grandi capimafia che dettano le dinamiche e che trasformano la ‘Ndrangheta da un’associazione per delinquere ad una enorme holding del crimine a livello nazionale e mondiale. Quelle sue domande puntualissime ci hanno fatto comprendere che lei era perfettamente al corrente di ciò che chiedeva. Non era un interlocutore esterno che poneva una domanda al buio, ma viveva determinate dinamiche al punto da essere spinta a chiedere spiegazioni”.

La potestà sui figli
Secondo Lombardo un ruolo di grande rilievo la donna lo assume soprattutto quando si trova a dover assumere il “compito di collante permanente tra passato e futuro”. Un esempio è la gestione delle lunghe latitanze dei propri uomini (mariti o compagni che siano, ndr). “Sono loro – ha ricordato il procuratore aggiunto reggino – a dover spiegare a chi è destinato a prendere il posto del padre nella gerarchia criminale, un padre che non ha mai visto, il perché fuggire non è sintomo di debolezza ma di forza. E’ la donna che si trova a difendere dinamiche criminali. Per questo motivo diventa fondamentale intervenire in anticipo, guardando proprio alle donne. Anche perché questo ruolo dinamico funzionale che assumono all’interno delle famiglie di mafia non porta ad evidenze tali da consentire un inquadramento spendibile in sede processuale”.
Per questo motivo, secondo il magistrato, è necessario prevedere altre forme di intervento come la necessità di intervenire sulla potestà che i genitori hanno sui figli.
Nel 2008 sollecitammo alcuni provvedimenti al Tribunale dei minori. Stavamo lavorando su alcuni grandi latitanti, poi catturati, tutti ai vertici della ‘Ndrangheta. Noi al tempo percepivamo, nell’ascoltare le interlocuzioni familiari all’interno di contesti strutturati di casati storici, che il veicolo formativo peggiore non erano gli uomini ma le donne che tramandavano determinati valori deviati. Così abbiamo chiesto alla polizia giudiziaria una nota informativa che poi abbiamo utilizzato per chiedere al Tribunale per i minorenni di pronunciare la decadenza della potestà genitoriale, non per il genitore mafioso, che l’aveva persa perché in alcuni casi era condannato all’ergastolo, ma in relazione alla donna“. La richiesta fu al tempo accolta, poi fu abbandonato. Solo oggi, con il protocollo “Liberi di scegliere” il percorso è stato ripreso.
Qualche anno fa, anche alla Camera si discusse una legge che permettesse di intervenire con maggior forza, ma poi non fu portato avanti. “Si parlava del contenuto di un 416 quater del codice penale – ha ricordato Lombardo – Il confronto nelle commissioni ministeriali si basava sul dato che reati di tipo mafioso, 416 bis e ter, ed i reati aggravati, 416 bis punto uno, non sono solo reati contro l’ordine pubblico, ma anche contro la famiglia. E quindi, nel consumare determinati reati, si contraddicono quelli che sono i principi costituzionali che regolano la funzione altamente formativa del nucleo familiare“. La ratio sarebbe stata semplice. Hai consumato reati di tipo mafioso? Vai incontro a pena accessoria ben precisa. “Non so se questa iniziativa fosse sbagliata o meno, ma se ne è discusso. Se siamo convinti che la battaglia, prima che giudiziaria, deve essere culturale allora dobbiamo soffermarci su queste possibilità“.

L’evoluzione della ‘Ndrangheta
Alla conferenza sono intervenuti anche la deputata di Fratelli d’Italia Wanda Ferro che ha ricordato come le “donne all’interno della ‘Ndrangheta hanno avuto sempre un ruolo fondamentale e numerose inchieste lo dimostrano“, ed il direttore della Dia, Maurizio Vallone. Quest’ultimo, parlando delle mafie ha evidenziato come “ormai non sono più quelle con le coppole e la lupara. Ne fanno parte giovani che hanno studiato nelle università del nord, parlano le lingue e si muovono nel ‘metaverso’. Non credo che oggi, all’interno delle organizzazioni criminali, ci sia una netta separazione tra uomini e donne. Anche nelle organizzazioni criminali si cercano le competenze. E non ha importanza se la persona prescelta sia un uomo, una donna o un omosessuale“.
Parlando nello specifico delle evoluzioni della ‘Ndrangheta sempre Lombardo ha evidenziato come sia ormai necessario “andare oltre con lo sguardo e superare serie di steccati legati a dinamiche che non esistono più con organizzazioni criminali che si sono fortemente evolute e trasformate“. Un mondo che va destrutturato “cercando di recuperare le verità che le donne conoscono“.
Infatti il magistrato ha ricordato come vent’anni fa si aveva un’idea di ‘Ndrangheta fortemente radicata nel proprio territorio di origine e che al più poteva avere proiezioni in Lombardia o in Piemonte. Oggi, invece, grazie alle indagini si è compreso che la ‘Ndrangheta è un “mostro criminale”.

Oggi – ha detto il procuratore aggiunto – non possiamo permetterci il lusso di fare determinati errori. Dobbiamo avere un approccio che parta da occhi diversi. E per dare risultati dobbiamo cogliere i segnali di evoluzione“. E’ così che diviene possibile comprendere, ad esempio, come la Lombardia sia da tempo “un laboratorio” per le grandi mafie in cui si opera in maniera congiunta. “L’unitarietà vera – ha affermato Lombardo – non è quella della ‘Ndrangheta, ma del sistema criminale di tipo mafioso italiano con proiezioni internazionali“. E in quello scenario si inseriva anche Maria Serraino, detta “mamma eroina” o “La Signora” della Lombardia. Un riferimento per la cosca Serraino-Di Giovine.

Sul ruolo della donna di mafia è intervenuta la sostituto procuratrice della Dda di Napoli, Liana Esposito, che nello specifico ha evidenziato il ruolo delle donne di camorra: “Loro arrivano ad essere tali – ha detto – o per discendenza, in quanto figlie o sorelle di affiliati, o per connubio. L’unico modo per conquistare rilievo sociale in questo contesto è sposare un uomo che ha un ruolo di rilievo all’interno del crimine organizzato. E’ allora cosa accade quando il suo convivente viene arrestato ed entra nel circuito carcerario? Dipende dall’indole della donna e dal ruolo del suo compagno. Se il calibro criminale di quest’ultimo è importante e la donna ha una struttura psicologica ed emotiva adeguata, è lei che inizia a veicolare le decisioni del compagno dal carcere, a distribuire gli stipendi ed arrivare ad essere considerata reggente del clan“.

Reggio Calabria come laboratorio criminale

Successivamente Lombardo ha anche detto la propria opinione su quelli che saranno gli scenari futuri del contrasto alle mafie: “Se volete sapere quello che diventeranno le altre mafie nei prossimi anni dovete leggere la storia della ‘Ndrangheta fino ad oggi. Hanno avuto la capacità di proiettarsi negli scenari futuri comprendendo quelle che poi sono risultate essere le dinamiche evolutive dei fenomeni criminali di tipo strutturato, e non solo legate a mafie tradizionali“.
Quindi ha aggiunto: “Il problema di questa terra e dei territori contaminati da logiche mafiose evolute non è ciò che è mafioso in senso stretto. Non è ciò che io posso portare all’attenzione del giudice con attenzione partecipativa. Il problema serio è ciò che io tendo a definire l’indotto mafioso. Ovvero tutto ciò che vive di logiche mafiose pur non essendo tale. Che va oltre il concorso esterno e oltre il favoreggiamento“.
Ed è su questo indotto che si dovrebbe intervenire.
A queste realtà, secondo Lombardo, va offerta un’alternativa e per questo si deve partire dalle donne.

C’è una caratteristica di fondo che le mafie non perderanno mai. E cioè l’essere fortemente permeate da dinamiche di morte, povertà ed emarginazione. I grandi capomafia sono una sparuta minoranza. E quale senso ha essere un grande capomafia per andare a vivere 20-30 anni da latitante, costringendo le famiglie di origine a vivere in una sorta di apparenza che trasforma il loro ruolo sociale di rottura in una perenne situazione di autoinganno in cui non possono vivere bene? Ma questo compito non è solo riservato ai magistrati. La risposta non la troviamo in una sentenza. Dobbiamo uscire dalle aule di giustizia e cercare, contrariamente a quanto avvenuto in questa città, di abbandonare le iniziative sporadiche, temporanee e non stabili, in contrasto con un percorso condiviso costante. E’ necessario, non perché mettono la bomba il 3 gennaio 2010 davanti alla Procura generale, ma perché questa è la capitale della ‘Ndrangheta nel mondo. L’emozione del momento ci sta, ma ci sta il lavoro quotidiano, l’impegno dei singoli e delle associazioni“. Ed infine ha concluso: “Io ho sempre creduto che una possibilità c’è, ma questa possibilità deve essere oggetto di uno sforzo straordinario. Non basta fare il proprio mestiere fin in fondo in questa terra. Bisogna andare oltre. Bisogna convincere le donne che loro sono veicoli di vita e le mafie sono l’opposto“.

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Fonte: https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/309-topnews/87786-lombardo-ndrangheta-oggi-e-una-holding-mondiale-e-il-ruolo-delle-donne-e-di-rilievo.html