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Lo stolto, quando uno indica la luna, anziché la luna, guarda il dito che la indica. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!

A Roma e provincia ogni giorno girano 400 macchine per le scorte agli uomini della “casta” contro appena 50 volanti per la sicurezza.

La forte denuncia è stata fatta dal Sindacato di Polizia della CGIL nei giorni scorsi.

Così non si va da nessuna parte.

Abbiamo letto la mozione bipartisan approvata dall’assemblea della Regione Lazio in materia di lotta alle mafie e presentata con tanta enfasi alla stampa e siamo rimasti veramente sconcertati.

Tutto si riduce all’apposizione di una targa.

E’ un segnale importante, ha detto qualcuno, che la Regione unanimemente ha lanciato all’opinione pubblica.

Se stiamo ancora ai “segnali” siamo proprio alla frutta!

Dopo gli avvenimenti sanguinosi nella Capitale, la fiaccolata del 19 luglio alla quale hanno partecipato insieme i vertici del Comune, della Provincia di Roma e della Regione Lazio, noi ci saremmo aspettati una presa di coscienza di tutti sul problema “mafie” nella Capitale e, di conseguenza, comportamenti coerenti ed azioni se non risolutive almeno serie ed incisive,… non una targa fuori la Regione Lazio.

Mozione bipartisan approvata all’unanimità a quanto pare.

Siamo alla frutta.

Il nemico ormai lo abbiamo in casa, nei partiti, nelle istituzioni, dappertutto e c’è pure chi si rallegra per l’apposizione di una targa.

E dobbiamo ancora sentire nei convegni qualche magistrato, come è avvenuto a Cassino appena pochi giorni prima che la DIA operasse la grande confisca di beni alla famiglia Terenzio, sostenere che “non bisogna vedere ombre dove non ci sono”.

Smentito fortunatamente e clamorosamente, quel magistrato, dopo appena qualche giorno dalla brillante operazione della DIA che ha agito sotto il coordinamento della DDA di Roma e del Tribunale di Frosinone e nessuno, proprio nessuno, ha ritenuto ad oggi di rilevarlo.

Quando noi diciamo che la lotta alle mafie è una cosa seria e va fatta in maniera seria, guardando in faccia la realtà, una realtà complessa, difficile, fatta anche di tante, tantissime responsabilità, dirette od indirette, politiche, istituzionali, individuali.

“Non c’è il mare se non ci sono i pesci e viceversa”.

Una frase felice del Procuratore Grasso pronunciata qualche anno fa al villaggio CONI di Formia mentre parlava dei rapporti fra politica e mafie.

Non c’è l’una se non ci sono le altre e viceversa.

E, quando si parla di politica, bisogna parlare di istituzioni.

Un binomio inscindibile, politica-istituzioni, al quale aggiungendo le mafie, diventa un trinomio:

politica, istituzioni, mafie.

Con qualche eccezione, ovviamente, come in ogni cosa.

Di cosa ci dobbiamo ancora meravigliare?