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Lo Stato a Pomigliano d’arco, i “politici contigui ai clan” e la bulimia di protagonismo chi vive sui social network

Lo Stato a Pomigliano d’arco, i “politici contigui ai clan” e la bulimia di protagonismo chi vive sui social network

Pubblicato 17 ore fa del 4 Gennaio 2022

Di Fulvio Miele

Chi sono i criminali che a Capodanno hanno bruciato le vetture in uso alla polizia locale di Pomigliano d’Arco? I carabinieri sono al lavoro per provare a capire matrice, mandanti e autori di un atto criminale vile che assomiglia tanto anche ad una sfida allo Stato. Bisogna però aspettare. E soprattutto lavorare, non chiacchierare. Per fortuna le indagini le fanno i carabinieri. Questi sono, per ora, i fatti che girano intorno al rogo delle vetture dei vigili urbani. Mentre i carabinieri indagano, a Pomigliano però c’è chi sembra abbia dei sospetti quantomeno su matrice e mandanti dell’atto criminale. E chi è c’avanza sospetti? Il comandante della polizia municipale, il colonnello Luigi Maiello. Lui sarebbe tra quelli che dovrebbe lavorare con i carabinieri (e forse lo sta facendo) per capire che cosa è successo. Nel frattempo però si abbandona a lunghi sproloqui sui social network. In quell’area del napoletano, l’area Nord, la famigerata Terra dei Fuochi, di vigili urbani social & chiacchiere ce ne sono tanti. Lo stile è chiacchiere e distintivi. Ma che cosa scrive (e dice) il colonnello Maiello? “Bisogna avere proprio una gran faccia di m… e tanta ipocrisia nel manifestare false attestazioni di solidarietà” scrive Maiello sui social. “Io preferisco gli attentatori, vittime inconsapevoli di quella cultura criminale diffusa anche dalle campagne d’odio scientificamente architettate e dirette dai nuovi strateghi del malaffare”. Con chi ce l’ha? È una cosa seria o frasi a casaccio per qualche “like” in più?

“I veri criminali – si sfoga ancora questo colonnello Maiello – sono quelli che rivestendo un ruolo istituzionale e politico si fanno voce e portavoce di loschi figuri, esercitando continue e poco velate pressioni ed ingerenze per favorire gruppi di potere criminale che vogliono arricchirsi sulle spalle dei cittadini, della gente perbene ed inerme. Sono questi i veri nemici del popolo e della città”. Si riferisce a qualcuno in particolare o sintetizza solo la storia e la letteratura criminale di un’area del Napoletano dove i rapporti incestuosi e malati tra camorra e politica è fatto di pagine vergognose? Siccome questo Luigi Maiello non è un quivis de populo ma comanda la polizia locale di Pomigliano d’Arco, crediamo che con queste parole abbia voluto dire qualcosa. E siccome chi indossa la divisa (anche quella dei vigili urbani) non deve produrre chiacchiere ma informative di reato da inoltrare alla magistratura, proviamo a fornire un consiglio a Maiello.  Se sa qualcosa sull’attentato alla polizia locale di Pomigliano, se ha qualche sospetto su mandanti e autori del rogo scriva una informativa di reato e la mandi alla Procura della Repubblica. Se cerca aiuto, ne parli con i magistrati e con i carabinieri che stanno lavorando all’inchiesta senza produrre chiacchiere e polemiche inutili. Insomma, i vigili urbani (baluardo di sicurezza locale) facciano come le altre forze di polizia: lavorare, non chiacchierare sui social network. Nel frattempo speriamo che i carabinieri o il magistrato chiamino Maiello e ascoltino tutto quello che ha da dire su questa vicenda e sui suoi sfoghi social. Giusto per capire se sono le solite scemenze senza senso per ottenere qualche like in più o se invece questo colonnello dei vigili urbani con solida reputazione sul web ha davvero qualcosa di serio da dire sul rogo delle auto dei vigili urbani. Un rogo che allo stato sembra essere una sfida allo Stato. Perchè i vigili urbani, come anche Maiello sa, sono lo Stato anche a Pomigliano d’arco. E siccome sono lo Stato, si comportano come altre simili articolazioni dello Stato: serietà, sobrietà, lavoro in silenzio e fatti da comunicare alla magistratura.

Fonte:https://www.juorno.it/lo-stato-a-pomigliano-darco-i-politici-contigui-ai-clan-e-la-bulimia-di-protagonismo-chi-vive-sui-social-network/