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LO SCHIFO DELLO SCHIFO DI UN’ANTIMAFIA QUA QUA

SISTEMA MONTANTE: altra testimonianza che offre spunti di discussione – «Ecco le Istituzioni che hanno coperto il sistema Montante». Ministri, procuratori, togati, politici, imprenditori. «Denunciai da solo la finta antimafia di Confindustria». Intervista a ‘La Sicilia’ di NICOLO’ MARINO, magistrato oggi (13/03/2016) in servizio alla Corte d’Appello di Roma, dopo il burrascoso commiato da assessore regionale ai Rifiuti. Da quel novembre 2014 a oggi sono cambiate molte cose…

Il secondo storico «comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, alla presenza del ministro Alfano e di altissime autorità, si fa a Caltanissetta. Per celebrare le lodi di una persona che alcuni magistrati dovevano sapere che era indagato o iscritto sul registro delle notizie di reato. Fino alla goccia che fece traboccare il vaso».

Ovvero? A cosa si riferisce?

«Alfano fa un’altra operazione che doveva portare all’assoluto predominio di questa Confindustria: nomina Montante nel Cda dell’Agenzia dei beni confiscati alla mafia. È l’operazione, gravissima, che avrebbe completato il disequilibrio di Confindustria nella struttura più ricca al mondo per il valore dei beni. Ricchezza e potere di orientare le sorti della politica… ».

È l’inizio della fine, per Montante.

«Il sistema Montante, per ironia della sorte, non lo incrinano le istituzioni. Si mette in discussione da solo. Per l’eccesso di tracotanza, per la “hybris” del potere… ». [Wikipedia: Hybris (ˈhyːbris, in greco antico: ὕβϱις, hýbris) è un tema ricorrente della tragedia e della letteratura greca e significa letteralmente “tracotanza”, “eccesso”, “superbia”, “orgoglio” o “prevaricazione”. Si riferisce in generale a un’azione ingiusta o empia avvenuta nel passato, che produce conseguenze negative su persone ed eventi del presente. È un antefatto che vale come causa a monte che condurrà alla catastrofe della tragedia».

Il giocattolo si rompe. Perché proprio in quel momento?

«Il giocattolo Montante si rompe quando arriva all’Agenzia, perché proprio le istituzioni che avevano implementato il suo potere creano uno squilibrio nei confronti di quel tipo di Confidustria nella gestione dei beni. Determinando un potere straordinario nelle mani di Montante, manager comunque capace sotto questo profilo, e delle persone a lui vicine».

O magari Montante era arrivato così in alto. Una guerra fra antimafie: “old style” contro “parvenu”?

«Possiamo anche indicarla così. Mi sta chiedendo se c’entri don Ciotti con Libera? Io sono convinto che questo scontro nasca proprio da Libera, che poi incappa nello stesso errore. Perché diventa un’altra struttura, non più spontanea. Ma è un altro discorso… ».

Cosa le fa pensare che c’entri Libera?

«È una mia idea, io ne sono convinto. Ma non ho elementi per dimostrarlo. Posso solo dire che l’unico dato non allineato al consenso che viene fuori dopo la nomina di Montante nel Cda dell’Agenzia è la posizione di Libera, che comunque fino a quel momento non era certo in contrasto con quella Confindustria».

In che senso?

«Io feci una conferenza, assieme a don Ciotti, in una scuola di Lentini, alla quale era stato assegnato un bene proprio da Libera. In quell’occasione non posso dimenticare che don Luigi, persona di grandissima cultura, tesseva le lodi pubbliche di Montante e di Lo Bello. E io, nel mio intervento, anche allora lo criticai. Così come presi posizione contro questo modo fittizio di gestire l’antimafia di Confindustria in diverse occasioni, anche nel 2003 e nel 2004. Anche una volta in cui Lo Bello era relatore. La cosa che mi fa specie è che fior fiori di prefetti e di uomini delle Istituzioni hanno tessuto le lodi o si sono fatti fotografare al momento della firma dei protocolli di legalità, che erano la finzione più grande. Chiunque, anche l’uomo della strada poteva accorgersene. Eppure gli uomini delle istituzioni hanno fatto finta che fossero altro».

Enzo Guidotto