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L’Italia nella morsa

Genesi e sviluppo del berlusconismo che, dopo l’addio a Prodi, ritorna con una maggioranza schiacciante, il potere assoluto sui sistemi di comunicazione, uno squadrone di “soldati”, e la voglia di fare piazza pulita dentro e fuori. Non è la dittatura dell’uomo forte – quella arriverà magari tra un anno o due – ma la cancellazione di ogni idea diversa di paese

La più bieca forma di ideologia reazionaria imperversa da circa vent’anni in ogni strato della popolazione del Bel Paese. L’Italia è un paese di destra, sosteneva Norberto Bobbio quindici anni fa. Magari l’Italia fosse un paese di destra – mi pregio di sostenere col senno di oggi – una destra così come la abbiamo conosciuta noi che siamo vissuti nella Prima repubblica. La destra di Bozzi e di Malagodi, financo la destra fascista di Giorgio Almirante. Avversari per definizione, anche nemici, ma gente onorevole e onorata, capace di dare la vita per la propria idea di mondo e il proprio credo.

È cresciuto invece il paese dei furbetti del quartierino, un paese sostanzialmente criminale nel dna e proprio in quanto tale bisognoso di momenti di catarsi collettiva. Che cosa è Tangentopoli in realtà? Un momento nel quale si individuano alcuni “colpevoli” dello sfascio e li si manda alla gogna, vittime sacrificali di un mondo marcio che continua a marciare e a marcire come e più di prima.

Non che quel gotha politico fosse costituito da santi, anzi, i più erano rei e complici di un clima di corruzione e di malaffare ma ne erano e ne sono state anche vittime, garantendo ai sopravvissuti, a quelli che si presentavano come agnelli vessati, le glorie e gli onori che si devono ai cospiratori che hanno abbattuto il tiranno.

L’Italia è il paese che subito dopo Tangentopoli, nel 1994, tributa la maggioranza a Silvio Berlusconi, massimo rappresentante di quell’Italia della corruttela e del malaffare di cui sopra. Il Berlusconi che sdogana Lega Nord e Msi non tiene molto il governo, ancora troppo forti sono le ideologie che pervadono i suoi alleati. Ma l’operazione di assorbimento comincia, la trasmigrazione psicologica da “guerrieri” a “soldati” delle truppe post-fasciste e padane ha inizio. Due governi di “salute pubblica” e nuove elezioni, Prodi incaricato dal corpo elettorale di formare il governo. Due anni di speranze e la nave dei folli si schianta sullo scoglio Bertinottiano delle “35 ore” per tutti.

Poi governicchi di varia natura, guidati e composti da personalità che non hanno una politica ma solo alcune esigenze più o meno nobili. Per tutti la necessità di porre termine alle indagini di una magistratura che è diventata quasi insolente. Sulla gestione dei “conflitti di interesse” si gioca la grande partita politica della fine del secolo. Inevitabile, all’inizio del nuovo millennio, la rinascita di Berlusconi. Forgiato dall’esperienza dell’opposizione e dal vantaggio che gli è derivato. Mai Mediaset ha guadagnato quanto nel quinquennio di governo del centro-sinistra. E ciò nonostante, nel 2006, la nave dei folli si rimette insieme con una rotta da oltre 200 pagine, tutto viene spiegato e concordato, e tutto viene contraddetto.
Addio a Prodi e ritorno del Cavaliere con una maggioranza schiacciante, con il potere assoluto sui sistemi di comunicazione, uno squadrone di “soldati”, e la voglia di fare piazza pulita dentro e fuori. Il Sultano nomina i sui Califfi e gestisce l’impero in proprio stringendo in una morsa letale ogni roccaforte che decide di assaltare. Così è caduta la Sardegna di Soru, cancellata da tradimenti interni e sottoposta all’assalto delle truppe Berlusconiane guidate dal capo in testa che non ha il problema del governo ma dell’annientamento degli avversari.

I resistenti o pseudo-tali spesso si chiudono nei fortini, a volte fanno delle sortite ottenendo risultati risibili, semplicemente perché non hanno una proposta di mondo diversa da quella raccontata dalle truppe del Cavaliere Scuro. Semplicemente perché nel quartier generale opposto ci sono moltissimi che muoiono dalla voglia di imbarcarsi sul transatlantico del Cavaliere attendendo che il tempo faccia giustizia dell’Uomo e cercando di raccogliere qualche briciolo di eredità.

Non è la dittatura dell’uomo forte, quella arriverà magari tra un anno o due, per ora è la cancellazione di ogni idea diversa di paese, è la affermazione del diritto della pancia piuttosto che di quello della ragione, è la perseveranza nell’affermare la primazia di alcuni casi drammatici, atti alla divisione anche violenta, piuttosto che il ragionamento sulla tragedia che coinvolge interi strati delle donne e degli uomini di questo paese. Discutere e appassionarsi su Eluana, gli stupri, i romeni, le ronde, il testamento biologico è fatto importante certamente, ma quanto viene usato per nascondere il baratro della miseria verso il quale milioni di persone si avviano o sono già arrivate? Possibile che i poveri non possano essere più elemento di discussione se non per raccontarne le malefatte e la cattiveria?

Ma i pezzenti servono e serviranno, magari a diventare “soldati” delle ronde, costituendo le nuove squadre speciali, magari in camicia verde, pronte a fare giustizia sommaria senza le lungaggini di una magistratura “buonista” incapace di mandare i criminali in galera. Dimenticando di dire che la magistratura applica le stesse leggi che i capi delle squadre speciali approvano. Sicché con una mano si disarma la polizia e con l’altra si danno le armi alle squadre speciali. Riassumendo: le forze dell’ordine avvinghiate da leggi e leggine, le ronde con la mano libera.

Se questa morsa non si spezza, mala tempora currunt. La cosa più inquietante è che spezzar la tenaglia non è per nulla difficile. Almeno in teoria. Occorrono semplicemente progetti concreti e persone credibili che parlino linguaggi semplici.

Il presupposto di tutto è, però, sempre il medesimo: il generale del Piave può essere lo stesso di quello di Caporetto?

Pino De Luca