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L’inquinamento mafioso del voto: una costante non solo campana, siciliana, calabrese, purtroppo. Sta avvenendo in questi giorni anche nel Lazio: controllate soprattutto Latina ed Itri!


fonte caserta 24 ore il mezzogiorno del 12 maggio 2011

NUOVI arresti in Campania di amministratori locali da parte della dda: ora è il turno della provincia di Benevento

Il voto in Campania è seriamente a rischio antidemocratico: non è libero ed è assoggettato alle pressioni dei politici mafiosi. A finire in manette questa volta nel Sannio, insieme agli appartenenti ai clan camorristici della zona, è anche il sindaco di Montesarchio, un comune in provincia di Benevento. L’arresto segue quello di qualche mese fa in provincia di Caserta di Giorgio Magliocca sindaco di Pignataro Maggiore, finito anche lui in carcere ed accusato di motivi analoghi ma per associazione esterna.
Il sindaco Antonio Izzo insieme al suo assessore ai lavori pubblici ad altre persone viene accusato tra gli altri reati di usura, minacce, estorsione, del reato di voto di scambio.
L’associazione criminale opera nel territorio delle province di Avellino e Benevento.
Lo spaccato di vita politico criminale che emerge, leggendo la nota del Procuratore Aggiunto della Procura di Napoli alla Direzione Distrettuale Antimafia dott. Federico Cafiero de Raho, è a dir poco avvilente.
Sindaco e militanti dei clan locali avvalendosi dell’armamentario tipico, che caratterizza le associazioni criminali campane, facendo leva su di una condizione di assoggettamento ed omertà, diffusa nella comunità degli amministratori pubblici, degli imprenditori, degli operatori del settore finanziario e dei privati sono riusciti ad occupare tutti i posti di potere, rilevatosi poi utili per la promozione dei propri interessi particolari e nell’ottica di un ritorno economico. Tale fine per il sodalizio criminale giustifica il mercimonio economico del voto e l’investimento a tale fine di ingenti capitali personali il cui impiego veniva considerato un investimento. La contropartita nei confronti dei clan per l’appoggio in caso di vittoria viene predefinito ed individuato a priori nei suoi molteplici contorni come la gestione degli spazi pubblici. I politici non si fanno scrupoli di pagare gli elettori al fine di assicurarsi il loro voto.
A differenza dei consorzi criminali del napoletano e del casertano questi clan adottano un profilo basso come testimonia l’intercettazione telefonica dove Iadanza, che procurava i voti al sindaco, si vanta del fatto che nell’ambito della campagna elettorale ha preferito evitare l’utilizzo di metodi che definisce “poco pittoreschi” e cioè apertamente intimidatori, in quanto, come riflette in presenza del cugino appena eletto Silvio Paradisi “o richiamo di prendere un plebiscito di voti o rischiamo di andare in galera” con esplicito riferimento all’uso diffuso della minaccia differenziandosi dagli altri affiliati che non seguono la sua linea e cioè quella della “giacca e cravatta… senza pistole… senza far casino”.
I reati contestati hanno avuto inizio nel 2003 .