L’inchiesta tra Roma e Napoli spie nei computer dei pm
di Valentina Errante e Sara Menafra
Roma. La gestione delle notizie riservate delle procure di Roma e Napoli è ancora nelle mani degli imprenditori vicini alla holding di Raffaele Pizza. Un motivo di preoccupazione per gli inquirenti. E così, se la procura di Roma ha smentito l’esistenza della gara del ministero di Giustizia per estendere il trattamento informatizzato dei dati processuali a tutti gli uffici giudiziari, incluso il Csm, al quale aspirava l’organizzazione criminale, dall’altra parte, ha aperto un nuovo fascicolo. Un’indagine contro ignoti, nonostante il coinvolgimento degli imprenditori che avevano già avvicinato rappresentanti della politica e delle istituzioni risultino già agli atti, per stabilire come siano andate, e come vadano ancora oggi, le cose. Intanto nel lungo elenco di commesse, che la holding di faccendieri gestiva dal cuore di Roma, salta fuori un’altra gara, quella per la sicurezza informatica della Camera dei deputati. In base alle intercettazioni, anche le porte di Montecitorio si sarebbero spalancate, grazie all’intercessione del senatore Antonio Marotta.
È il 24 febbraio 2016 quando il pm Stefano Fava, titolare della maxi inchiesta sull’associazione a delinquere che attraverso relazioni politiche gestiva nomine e appalti, decide di affrontare separatamente la questione dell’informatizzazione dei dati processuali. Il software, già ceduto al ministero della Giustizia, attualmente, gestisce gli atti degli uffici giudiziari di Roma e Napoli. Le richiesta di misure cautelari per gli indagati dell’inchiesta Labirinto sono state mandate al gip a gennaio, ma evidentemente le nuove informative creano particolare allarme e richiedono ulteriori approfondimenti. Dalle intercettazioni emerge con chiarezza che gli imprenditori Danilo Lucangeli, di Sky Media, e Gianni Nastri, legale rappresentante di Siline spa e di Europower Technologies, aspirano a gestire il sistema nazionale che, sono stati informati da fonti istituzionali, sarà esteso a tutte le procure. Con Raffaele Pizza discutono di guadagni e dell’affare ma, soprattutto dimostrano di potere accedere agli atti riservati. Parlando dell’amico Mario Luciani, dirigente del ministero dell’Ambiente, promosso a direttore generale dopo essere stato indagato e perquisito, si dicono che avranno notizie sulle informazioni riservate. Dice Lucangeli: «Adesso sto facendo delle verifiche in procura tramite Gianni Nastri per verificare come è attenzionato, perché lui lo può vedere questo su Roma e solo dopo si potrà procedere». Annotano i militari: «A questo proposito è bene rimarcare il fatto che attualmente personale della Siline spa (società di Nastri ndr) è presente presso codesti uffici giudiziari per la gestione del sistema Tiap» E aggiunge: «Meritevoli di attenzione le affermazioni di Gianni Nastri, allorché, a margine della spiegazione ai presenti delle modalità di funzionamento di Tiap, attualmente in uso presso codesta Procura, evidenzia anche criticità di gestione del sistema, in termini di riservatezza degli atti, posto che lo stesso recepisce e controlla anche atti riservati, in quanto afferenti la fase di indagine preliminare». In un’altra conversazione, Nastri aggiunge: «Il software è giaàà del ministero e non gliel’ho mai fatto pagare, per questo il ministero mi dà bei soldoni».
L’8 luglio dell’anno scorso, si legge in un’informativa della Finanza, Raffaele Pizza parla con un uomo non identificato che gli ricorda una gara per la sicurezza informatica presso la Camera dei deputati. «Parliamo di sicurezza cyber, qui parliamo della sicurezza informatica, allora diciamo..su questi temi io, diciamo, sto facendo una società che commercializza prodotti…» Pizza risponde: «E allora andiamoci un momentino e sì vediamo con chi devi parlare, me lo devi dì te, io che ne so e vediamo come gestire le cose, vi posso dare una mano vediamo come fare, cioè già hai capito?» «Già ci stanno i carabinieri», dice l’uomo. Pizza risponde: «Gli Interni, io ti posso mandare dal responsabile degli Interni, l’importante è il qualitativo». L’uomo aggiunge: «Senti un po’ qui alla Camera dei deputati c’era una gara che è finita a quarantotto». Pizza replica: «Tocca rifalla». E il suo interlocutore: «La devono rifare». Pizza lo rassicura: «Allora tu devi sapere..il giudice…uno dei giudici che riguarda quella cosa che tu dici alla Camera è Marotta, t’ho detto tutto». E l’uomo: «Siccome vanno via tutti, perché hanno fatto delle porcate rifanno la gara, è su invito non è che la fanno pubblicare». Pizza chiede: «Quando la fanno?» l’uomo risponde di non saperlo. E Pizza: «Allora fai una cosa, damme subito, poi quando ci vediamo la prossima volta, fallo tutto preciso».