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L’incendio del Gelatone a San Felice Circeo. Una catena interminabile di incendi, omicidi e tanto tanto riciclaggio di denaro di dubbia provenienza. Il caso di un cittadino di San Felice Circeo arrestato anni fa per traffico internazionale di denaro in collegamento con il clan Contini e le proprietà confiscate a soggetti legati all’ex banda della Magliana. Una decina di anni fa noi dell’Associazione Caponnetto fummo vittime di una campagna rabbiosa da parte di taluni sindaci di Forza Italia perché… avevamo osato chiedere chiarimenti circa i lavori di raddoppio del porto di San Felice. Se negli anni si fosse stati più attenti alla situazione esistente nel triangolo Terracina-San Felice Circeo-Sabaudia, forse a quest’ora questi fatti inquietanti non si verificherebbero. Perché l’attuale Amministrazione Comunale di San Felice Circeo non istituisce l’Osservatorio Comunale sulla Criminalità sulla base delle indicazioni fornite dall’Associazione Caponnetto?. Il Documento contenente le proposte e le modalità da seguire sono sul sito ufficiale della Caponnetto www. comitato-antimafia-lt. org

Tutto nacque da alcune segnalazioni che noi facemmo una decina di anni fa relativamente ad alcuni lavori che riguardavano il raddoppio del porto di San Felice Circeo, in provincia di Latina.
Noi, senza accusare chicchessia, ci limitammo a chiedere chiarimenti e garanzie in ordine alla trasparenza di qualche ditta che si mostrava interessata a quei lavori.
Ciò, in quanto eravamo benissimo a conoscenza delle famose intercettazioni fatte nell’ambito dell’inchiesta fatta dalla Squadra Mobile di Palermo relativamente a vecchi lavori che sarebbero stati fatti nel Porto di Gaeta da un’impresa vicina alla famiglia Riina, del forte interesse che avevano manifestato le mafie nei confronti dei porti di Gaeta innanzitutto, ma anche di quelli di… , Terracina ed anche di San Felice Circeo.
Tutto qua.
Successe la fine del mondo:
lettere di protesta, richiesta di sconfessioni, accuse di ogni genere nei nostri confronti.
Un soggetto appartenente all’Amministrazione Comunale Sanfeliciana di Forza Italia dell’epoca, confondendo evidentemente l’Associazione Caponnetto con la Fondazione che porta lo stesso nome ed ignorando l’esistenza di un regime di piena autonomia l’una dall’altra, chiese a quest’ultima la sconfessione del nostro operato relativamente alle posizioni da noi assunte in merito ai lavori in programma nel Porto di San Felice Circeo.
L’incauta risposta avuta, riprodotta in decine di copie, diventò la base di un’intera campagna elettorale in provincia di Latina e non solo da parte di taluni amministratori dell’allora Forza Italia di San Felice Circeo, Monte San Biagio, Fondi, SS. Cosma e Damiano ed anche di Civitavecchia.
Una campagna durissima contro di noi.
Un livore da parte di costoro nei nostri confronti additati come il pericolo numero uno da combattere con tutte le forze.
Non riuscivamo, a quel tempo, a renderci conto delle ragioni di un tale livore, peraltro gridato nel corso di un’intera campagna elettorale nella quale noi non c’entravamo per niente, stante la nostra assoluta estraneità rispetto a tutto e a tutti i partiti e le coalizioni politici.
Avevamo colpito degli interessi occulti?
Di norma chi non ha qualcosa da nascondere non reagisce in maniera rabbiosa a delle semplici richieste di chiarimenti quali erano state, appunto, quelle dell’Associazione Caponnetto per quanto riguardava l’identità delle imprese interessate ai lavori di raddoppio dei porti di SAN Felice Circeo ed anche di Civitavecchia.
Anzi, dovrebbe essere il contrario, in quanto degli amministratori intelligenti e senza ombre dovrebbero chiedere l’apporto e la vicinanza di un’Associazione del tipo della Caponnetto che prima di parlare fa delle indagini e non chiacchiere.
Ci sbagliamo?
Noi, come ormai pensiamo che sia noto a tutti, siamo soliti parlare a ragion veduta e dopo aver svolto un’azione di monitoraggio sui territori.
Sul triangolo Terracina-San Felice Circeo-Sabaudia avevamo raccolto elementi che già oltre 10 anni fa destavano una particolare preoccupazione quanto alla presenza massiccia di una criminalità mafiosa.
Una presenza antica e riferentesi non solo a soggetti provenienti dall’esterno in quanto già noi eravamo a conoscenza – tanto per citare un esempio – di collegamenti con clan della camorra, in quel caso il clan Contini, di soggetto sanfeliciano, poi deceduto a seguito di incidente stradale, arrestato dai Carabinieri del NORM di Terracina per riciclaggio internazionale di denaro, parte del quale poi era stato investito in una banca di Terracina.
Stiamo parlando di oltre dieci anni fa di un episodio che probabilmente sfuggito all’attenzione dell’opinione pubblica e della stampa, episodio al quale hanno fatto seguito altre decine, con omicidi, incendi e tanto, tanto riciclaggio da parte di clan della camorra ed anche dell’ex banda della Magliana.
Era naturale, quindi, oltre che doveroso, per un’Associazione come la nostra che non fa retorica ma, al contrario, che si è vista costretta, talvolta, a fare una vera e propria azione sostitutiva rispetto ad istituzioni locali… distratte e, quindi, inerti, allertarsi ed allertare al fine di far chiarezza e di fugare alcuni dubbi su un territorio dove nessuno più, visti anche gli ultimi ed ultimissimi incendi di noti locali come la Bussola prima ed il Gelatone
ora, può negare un’intensa e sempre più crescente attività criminale.
Noi siamo certi che le forze dell’ordine locali e provinciali abbiano investito la DDA del caso, che, però, va visto in un “quadro” generale che va tutto ricostruito e disegnato partendo da lontano.
Perché – non vogliamo essere presuntuosi ed insegnare nulla a chicchessia- se non si cominciano ad inquadrare i singoli fatti in un contesto più ampio, combattendo la frammentazione delle inchieste e dei fatti, per risalire sempre a quell’unicum che è fondamentale per qualsiasi indagine seria, non si va da nessuna parte.