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L’inadeguatezza degli apparati investigativi contro le mafie in provincia di Latina. Una nostra “scheda” per quei parlamentari che vogliano affrontare seroiamente il problema con il prossimo Ministro dell’Interno

Il problema dei problemi, per quanto riguarda l’azione di contrasto delle mafie in provincia di Latina, è rappresentato dall’inadeguatezza delle forze dell’ordine locali.

Fatta eccezione per la Squadra Mobile della Questura pontina, alla quale va dato atto di aver condotto lodevoli operazioni sul piano dell’individuazione di azioni di riciclaggio di denaro dalle origini sospette, tutti gli altri presidi provinciali e comunali mostrano situazioni di criticità estremamente evidenti.

Per quanto riguarda la Polizia di Stato, va sottolineato che i vari Commissariati sono sforniti di schedari informativi aggiornati alla situazione attuale.

Da fonti bene informate, ci risulta che l’aggiornamento di tali schedari è fermo per lo più agli anni 2007-2008.

Tale stato di cose determina, ovviamente, carenze, ritardi ed impedimenti di ogni genere sul piano della individuazione dell’identità di quei soggetti che si rendono, direttamente od indirettamente, responsabili di reati di riciclaggio di denaro dalle origini sospette in una provincia, qual’è, appunto, quella di Latina, in cui di tale denaro ne è stato investito e ne viene continuamente investito a montagne, come evidenziano le continue operazioni fatte dagli organismi investigativi e giudiziari di altre province ed altre regioni del Paese.

Operazioni, anche queste, che, purtroppo, non riusciranno mai, malgrado ogni sforzo, a soddisfare l’esigenze di un territorio superaffollato da individui sospettati di appartenenza o di contiguità, diretta o indiretta, con tutti i clan e le famiglie delle varie mafie italiane e straniere presenti ed operanti in provincia di Latina.

Ci sono stati all’interno di alcuni Commissariati vari episodi che hanno visto coinvolti alcuni operatori in delicatissime ed inquietanti indagini giudiziarie.

Basti citare quello di Formia, dove una decina circa di persone sono state sottoposte a giudizio per reati anche abbastanza seri.

O quello di Terracina dove risulta in forza un operatore il cui nome risulta citato nell’inchiesta “Damasco” su Fondi.

Ma, a prescindere da tale aspetto che vede coinvolte singole persone, è evidente una quasi generale carenza di preparazione specifica a livello dei gradi intermedi-marescialli o ispettori- che rappresentano l’ossatura dell’impianto investigativo, tenuto conto del fatto che sono questi coloro che hanno un rapporto diretto con il territorio e che, soprattutto, sono tenuti a svolgere le indagini.

Indagini – è utile sottolinearlo con forza –che richiedono una robusta preparazione in materia economica e finanziaria, tenuto conto del fatto che oggi le mafie, più che un fenomeno puramente ed essenzialmente delinquenziale come storicamente sono viste, si sono imposte radicali mutazioni trasformandosi in vere e proprie IMPRESE.

Tali mutazioni impongono, di conseguenza, un ammodernamento delle strategie e delle tattiche di contrasto che francamente non notiamo nei vari presidi, in alcuni dei quali prestano servizio, come, ad esempio, nella Compagnia della Guardia di Finanza di Fondi, marescialli da oltre venti anni.

Tale discorso investe in particolare, data la sua specificità di corpo di polizia economica, la Guardia di Finanza, che è quella che, più della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, dovrebbe sviluppare una tenace, quotidiana ed efficace azione di contrasto nei confronti delle mafie imprenditrici.

Azione che finora non abbiamo visto.

Ci risulta, infatti, che, a fronte di circa 150 indagini di natura patrimoniale svolte dal Comando Provinciale della GDF di Frosinone in un anno, quello di Latina ne può vantare solamente 3 (ripetiamo, tre).

Questo dato impone degli interrogativi inquietanti.

Già in passato ci sono stati degli avvenimenti che hanno visto coinvolto personale di questo Corpo.

Ci riferiamo, in particolare, al misterioso suicidio dell’ex Comandante della Compagnia di Fondi, Capitano Conti, di cui si sono occupate anche le cronache nazionali e alle vicende giudiziarie che hanno visto coinvolto l’ex Comandante della Compagnia di Terracina, Maggiore Berriola.

La Guardia di Finanza nella provincia pontina ha un Comando provinciale a Latina, un gruppo provinciale a Formia dotato anche di una robusta sezione navale e dei Baschi Verdi, alcune Compagnie, Tenenze e Brigate.

Centinaia di uomini e donne sparsi sull’intero territorio e che, se ben utilizzati, potrebbero far fronte a tutte le esigenze derivanti dalla lotta alle mafie.

Cosa che, purtroppo, in provincia di Latina non avviene.

Questo stato di cose appare plasticamente evidente, oltre che dalle considerazioni finora fatte, soprattutto dal fatto che il merito della maggior parte delle operazioni antimafia finora fatte in provincia di Latina va attribuito ad organismi investigativi e giudiziari di altre province, se non di altre Regioni, del Paese e non a quelli locali.

E’, questo, un dato di fatto incontestabile che deve far riflettere coloro che seriamente intendano affrontare il discorso del radicamento mafioso in provincia di Latina.

ALCUNE NOSTRE CONSIDERAZIONI E PROPOSTE

Qualche parlamentare, presente ad un recente dibattito svoltosi a Sabaudia sulle mafie, si è dichiarato stupefatto per taluni dati resi noti durante il breve intervento consentito al nostro segretario regionale e ci ha fatto conoscere il suo proposito di avere da noi una “scheda”.

Chi segue il nostro sito web sa bene che da anni noi stiamo insistendo sulla necessità di dotarsi di un apparato investigativo e giudiziario più efficace.

Ci siamo limitati, in questa occasione, a trattare un tema che, per la verità, riguarda non solo la provincia di Latina, ma anche quella di Viterbo, dove, peraltro, alcune istituzioni, come la Prefettura e non solo, negano addirittura la presenza mafiosa.

A Roma, finalmente, dopo le dichiarazioni rese dai magistrati della DNA e della DDA, chi, ai vertici di talune istituzioni, negava il radicamento mafioso, ha smesso di farlo.

La stessa cosa va detta per la provincia di Latina dopo i cambiamenti intervenuti da qualche anno nell’ambito della dirigenza della locale Procura della Repubblica.

Passi giganti sono stati compiuti, finalmente, anche sul piano della percezione del fenomeno mafioso da parte dell’opinione pubblica grazie, soprattutto, all’opera delle associazioni antimafia e di una parte della stampa locale (“Latina Oggi”, ”La Provincia” “ Il Messaggero”, ”La Voce Delle Voci”, ”Il Manifesto”, L’Espresso ecc. ).

E’ l’apparato dello Stato che urge ammodernare ed adeguare alle nuove esigenze imposte anche dall’esistenza di un tessuto diventato fortemente mafiogeno.

Intanto va sottolineato che sono risibili le proposte di coloro che chiedono l’istituzione di nuovi presidi, quali la DDA e la DIA ad esempio, che l’attuale contingenza politica ed economica non consente di accogliere.

Piuttosto possono essere più facilmente istituiti, trattandosi di decisioni interne ai Corpi di polizia che non richiedono, quindi, l’intervento di organi di questo Governo (che vuole addirittura sopprimere la DIA) ), Sezioni presso i Comandi provinciali pontini dello SCO, del ROS, del GICO.

Ciò, in quanto il problema va affrontato e risolto non sul piano dei numeri, come comunemente si fa.

Molti, infatti, chiedono il rafforzamento degli organici, non rendendosi conto del fatto che l’azione di contrasto delle mafie, oltre che con la disponibilità di risorse, va fatto con un lavoro di” INTELLIGENCE ”, da gente capace e preparata. , non con schiere di colonnelli ed altri ufficiali e sottufficiali messi a fare il lavoro burocratico interno, come capita, ad esempio, nel Gruppo provinciale della Guardia di Finanza di Formia.

I Commissariati, poi, vanno dislocati in maniera più razionale.

In provincia di Latina ci sono aree superpresidiate, come Gaeta e Formia, l’una a 6 chilometri dall’altra, ed altre completamente scoperte, come quella dei Monti Lepini e di San Felice Circeo-Sabaudia fortemente infiltrate dalle mafie.

Il Commissariato della Polizia di Stato di Gaeta va soppresso ed il suo personale va spostato a Fondi o ad un nuovo Commissariato da istituire appunto a Sabaudia.

Infine, una nota dolorosa:

noi ci stiamo e stiamo domandando da anni, senza ottenere alcuna risposta, il perché, mentre a Frosinone vengono assegnati ai Comandi Provinciali Ufficiali e Questori del livello del Questore De Matteis, dei Colonnelli Menga dei Carabinieri e Salato prima ed ora Piccinini della Guardia di Finanza, a Latina, fatta eccezione per il Questore D’Angelo (e ci auguriamo ora per il Questore Intini), ciò non avviene?

Al fronte –perché di questo si tratta –si mandano Comandanti di larghissima esperienza e di provate capacità.

E, per concludere, un’osservazione:

con la “nuova” Procura della Repubblica si sono fatti indubbiamente grandi passi in avanti, ma non farebbe male una maggiore accelerazione nelle azioni contro le tante mafie che infestano la provincia di Latina.

Mafie con la coppola, ma anche e, forse soprattutto, mafie con giacca e cravatta.

ASSOCIAZIONE A. CAPONNETTO