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L’importante relazione di Legambiente alla Commissione Sicurezza della Regione Lazio sui pericoli di devastazione sul territorio del Parco Nazionale del Circeo

Legambiente Lazio

Marco Omizzolo: coordinatore per la provincia di Latina di Legambiente e Presidente del circolo Larus Legambiente di Sabaudia.

È nota, anche perché oggetto di polemica e di denuncia oramai da diversi mesi, la volontà della Provincia di Latina di promuovere un progetto, denominato “Programma di riqualificazione e fruizione sostenibile del lago e del canale di Paola – Comune di Sabaudia”, che interessa un’area interna al Parco Nazionale del Circeo e prevede la demolizione di un ponte denominato “Ponte Rosso” al fine di consentire il transito di yacht di grandi dimensioni prodotti nel cantiere nautico “Posillipo” (proprietà Rizzardi). Come Legambiente, ma anche l’Associazione Caponnetto e Libera, hanno in più occasioni messo in evidenza, tale progetto, per altro mai presentato ufficialmente ma solo diffuso a mezzo stampa a mò di spot e a puntate, interessa beni di rilevante valore naturalistico, storico ed archeologico, tanto che, se realizzato, aprirebbe secondo noi, di fatto, la strada per la futura costruzione di un porto turistico nel Lago di Paola, violando le norme di tutela e salvaguardia poste a protezione del sito; sospetti che aumentano se pensiamo che da ben 23 anni, sulle sponde del Lago di Paola, opera, illegalmente e nonostante le nostre denunce, l’intervento della Procura della Repubblica di Latina e del Corpo Forestale dello Stato, una darsena completamente abusiva. Gli inquirenti posero infatti i sigilli alla struttura per approdo turistico gestita dalla “In Land Sea” srl denunciando la violazione degli strumenti legislativi a tutela del contesto naturalistico, storico-archeologico e paesaggistico. L’autorizzazione molto spesso esibita dall’amministratore della società “In Land Sea” è infatti “scaduta”. A sostegno di questa affermazione, citiamo un documento del Dipartimento Territorio, Direzione Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio che interrogato sulle opere portuali realizzate nel Lago di Paola, in data 20 ottobre 2008, così risponde: “…dalla documentazione fornita all’amministrazione scrivente le opere realizzate in esame ovvero impianti portuali locali turistici per l’ormeggio, sono state assentite con un’autorizzazione a titolo precario del Sindaco di Sabaudia per un solo anno (i lavori dovevano concludersi il 30/09/1984) poi rinnovata per il solo anno 1985 con atto della medesima autorità e che attualmente risultano quindi prive della prescritta autorizzazione, si chiarisce, è importante questo punto, che eventuali nuove autorizzazioni alla realizzazione di interventi similari sono da sottoporre a:

Valutazione di impatto ambientale, trattandosi di interventi in aree ricadenti nell’ambito di un’area protetta nazionale;
Valutazione di incidenza;
Autorizzazione paesaggistica di competenza della Regione.

Inoltre, ricordiamo che qualunque opera realizzata all’interno del Parco Nazionale deve essere sottoposta a nulla-osta dell’Ente Parco: nulla-osta che a quanto ci risulta non è stato mai rilasciato.

In tema di abusivismo edilizio e illegalità denunciata, accertata e però mai risolta, già questo non ci pare poco.

Vogliamo ricordare che il luogo sul quale il progetto della provincia di Latina intende intervenire riguarda, come detto, il Lago di Paola, che è interamente compreso nel Parco Nazionale del Circeo, inserito nell’omonima ZPS (zone a protezione speciale), è area SIC (sito di interesse comunitario), è ricompreso nella Convenzione internazionale di Ramsar per la protezione delle zone umide nonché sottoposto a vincolo paesaggistico regionale (ambito territoriale 13), quale zona a tutela integrale e sottoposta a vincolo archeologico e idrogeologico.

Facciamo presente che il progetto in esame dice esplicitamente “di prevedere un’adeguata fruizione turistica del lago e del canale, il varo delle imbarcazioni prodotte nei cantieri esistenti all’interno del lago e fa riferimento ad aspettative per una navigabilità controllata del canale, già esistente ma inadeguata al varo delle imbarcazioni prodotte nei cantieri interni al lago”. In questo modo palesa la sua intenzione di violare le norme poste a salvaguardia dell’area, esponendo per altro lo Stato italiano ad una possibile procedura di infrazione dell’UE per violazione delle norme comunitarie.

Per dimostrare il fondamento dei nostri sospetti, ricordiamo che il Lago di Paola risulta essere connesso col mare attraverso un canale, detto Canale Romano (di epoca neroniana), il cui flusso d’acque era gestito attraverso due cateratte, una posta in prossimità della foce verso il mare (detta Chiusa Innocenziana, realizzata nel ‘700 da Innocenzo III su fondamenta di epoca romana) e un’altra sita più internamente verso il lago (detta Ponte Rosso, anch’essa con fondamenta antiche); entrambe le cateratte sono state oggetto di pesanti manomissioni al fine di consentire il passaggio di natanti di stazza sempre maggiore; la Chiusa Innocenziana, dopo una procedura quanto meno anomala, è stata definitivamente abbattuta nel 2003 (con conseguenti cedimenti delle sponde del Canale Romano e della strada provinciale), mentre il cosiddetto Ponte Rosso ha subito l’allargamento abusivo di una delle arcate di passaggio, che hanno portato all’avvio di una serie di procedimenti di carattere penale, a seguito di intervento sia del Corpo Forestale dello Stato, sia della Procura di Latina che ha anche ritenuto di porre sotto sequestro il ponte stesso. Già questa breve cronistoria palesa una serie di anomalie sospette che fanno pensare ad un progetto più organico, non ancora presentato eppure già da anni in corso di realizzazione.

Ancora, il Ponte Rosso è stato già oggetto di una conferenza di servizi indetta dal Comune di Sabaudia nell’agosto nel 2007 al fine di consentirne l’abbattimento e la ricostruzione dopo che attraverso il canale fosse passato una mega-imbarcazione dei cantieri Rizzardi. In realtà, in ragione delle osservazioni e denunce presentate da Legambiente Lazio, si svelò il reale scopo dell’intera operazione, (è stato un po’ come scoprire in verità l’acqua calda), ossia l’assenza di una reale volontà di ricostruire il ponte (tant’è che come integrazione progettuale in sostituzione dell’ipotesi di ricostruzione fu presentata la realizzazione di un nuovo ponte mobile). Si dimostrò anche che il progetto presentato dalla Provincia e sostenuto dal Comune di Sabaudia, privo della necessaria valutazione d’incidenza, nascondeva la necessità di un importante dragaggio del canale e l’abbattimento dell’antico molo romano, definito frettolosamente un “ostacolo”, il tutto in assenza dei presupposti essenziali quali la disponibilità della proprietà del lago, il parere della Soprintendenza competente, il parere della Procura di Latina (essendo il Ponte Rosso sotto sequestro), il parere della Regione Lazio.

Ad ulteriore dimostrazione della “sospensione della legalità” che nel corso degli anni si è venuta a creare intorno alle sponde del Lago di Paola, ricordiamo la sentenza del 15.12.2006 della Suprema Corte di Cassazione Sez. Penale, la quale ha rilevato che:

l’autorizzazione concessa dal Comune di Sabaudia nel 1984, e prorogata solo per il 1985, è ormai scaduta e che la preesistente banchina in legno per l’attracco delle imbarcazioni ed una recinzione metallica sono stati sostituiti da una banchina in cemento armato e da una diversa recinzione;
che nel corso degli anni sono stati costruiti svariati manufatti, a terra, connessi all’attività di ormeggio (fornitura di acqua ed elettricità sui pontili, servizi di rimessaggio, officina meccanica, scuola di sci nautico, un ristorante, un bar, il deforestamento di ampie aree appartenenti al Parco nazionale del Circeo al fine di consentire il parcheggio delle autovetture e una boutique), tutti privi del permesso di costruire e delle autorizzazioni correlate ai vincoli esistenti;
che sulla base dei rilievi aerofotogrammatici del 24/01/2004 risulta che i pontili siano stati ampliati di più di 250 metri rispetto ai rilievi effettuati il 30/06/2000;

Ci teniamo a sottolineare che il progetto della Provincia di Latina di “scasso” del Parco nazionale, come lo abbiamo definito, è stato anche denunciato da diverse inchieste giornalistiche come quella dell’Espresso con l’articolo “Circeo Connection”, l’articolo del settimanale “Left” dal titolo “Il crimine e l’attesa”, l’articolo de La Repubblica del 19.11.2008 dal titolo “Circeo connection – Le cosche del Lazio” e l’articolo de L’Unità dal titolo “Il Lago di Sabaudia a rischio speculazione”, le quali hanno legato insieme la drammatica situazione di abusivismo e speculazione edilizia di cui è storicamente vittima il Parco, ad una crescente infiltrazione delle organizzazioni criminali – in particolare del clan dei casalesi – nella struttura economica, sociale e politica della provincia di Latina. La stessa ripresentazione, è notizia di qualche giorno, del progetto di raddoppio del porto di SFC, sul quale l’ombra della malavita organizzata è stata più volte denunciata, ci preoccupa molto. Sarebbe il caso di indagare, secondo noi, sul reale scopo del progetto promuovendo indagini finanziarie serie. Su questa iniziativa, insieme alle altre associazioni, siamo pronti a dare battaglia. Per fortuna, è noto che l’area in oggetto è sottoposta all’attenzione del Ministero dell’Interno e della Direzione nazionale e distrettuale antimafia, per il forte rischio di infiltrazioni criminali.

Insomma, si tratta di un progetto che andrebbe a violare, violentare, compromettere ulteriormente un Parco già aggredito dall’abusivismo edilizio e dall’indifferenza delle istituzioni.

Anziché procedere con la realizzazione del progetto in analisi, sarebbe secondo noi auspicabile accertare le responsabilità, a tutti i livelli, degli abusi edilizi commessi nel Parco nazionale e in particolare lungo le sponde del Lago di Paola e ripristinare lo stato naturale dei luoghi, attraverso l’esercizio delle norme di legge che regolano i Parchi Nazionali, le ZPS e i SIC, ripristinare il sistema di chiuse del Canale Romano che, dopo un apposito studio idraulico, restituisca la possibilità di governare il flusso delle acque del Lago e verificare la sussistenza e la conformità alle normative vigenti del “progetto di riqualificazione” proposto.

Rispetto al problema dei cantieri navali Posillipo e in particolare delle operaie e operai legittimamente preoccupati del loro futuro e del loro posto di lavoro, unendoci alla loro preoccupazione, riteniamo che esistano solo due alternative percorribili: in primis, valutare alternative progettuali che possano consentire il varo delle imbarcazioni di grandi dimensioni in altri luoghi meglio deputati a tale tipo di attività, senza comportare la rimozione dei manufatti di interesse storico ed archeologico presenti o la modificazione degli equilibri ecologici del lago. Tale obiettivo potrebbe, ad esempio, essere raggiunto attraverso la delocalizzazione della produzione degli yacht di maggiori dimensioni in altri cantieri del gruppo e meglio organizzati per la produzione e il varo delle suddette imbarcazioni, senza modificazione dei livelli occupazionali, anche nell’ambito del nascente Distretto della Nautica laziale promosso dalla Regione Lazio. Secondo poi, la produzione di barche che è possibile varare senza modificazione alcuna dello stato dei luoghi.
Grazie per l’attenzione.


L’Osservatorio Ambiente e Legalità, istituito nel novembre 2005 dalla Regione Lazio Ass. Ambiente e Coop. tra i Popoli su progetto di Legambiente Lazio a cui è affidato in convenzione ha il compito di raccogliere, coordinare , elaborare e fornire dati sugli illeciti ambientali con l’ obiettivo di rendere più efficace ed efficiente la programmazione e l’ attuazione delle politiche ambientali sul territorio regionale e tramite un numero verde gestisce attualmente più di 800 segnalazioni tra denunce amministrative e di ordine penale.

Nel rapporto presentato già dall’Ente Parco, si denuncia come esistano negli uffici dei comuni di Sabaudia e San Felice Circeo ben 3331 pratiche di condono edilizio che interessano direttamente il suo territorio, le quali sono stimabili in ben mezzo milione di metri cubi nel Comune di Sabaudia e 690000 metri cubi per quello di San Felice Circeo per un totale di un milione e duecentomila metri cubi di cemento abusivo versato. Sempre nel comune di San Felice Circeo, facciamo ancora presente, che esiste una domanda di condono edilizio per ogni cittadino, mentre saliamo a 3 o 4 per il comune d Sabaudia. Considerando solo il territorio del Parco, si ha una media di circa 2 abusi per ogni ettaro di territorio.

Legambiente Lazio sulla base di questo invierà un esposto alla Dott.ssa Marina Aiello Responsabile dell’ Area legislativa\ vigilanza\contenzioso Direzione Territorio e Urbanistica della Regione Lazio, per chiedere, come già fatto in precedenza per la lottizzazione abusiva dell’ Isola dei Ciurli,con l’ ausilio degli strumenti legislativi di quel momento, l’ applicazione dei poteri sostitutivi della Regione, così come previsto dal Capo IV della Legge Regionale 11 agosto 2008 n. 15 in materia di “Vigilanza sull’ attività urbanistico- edilizia.

Grazie per l’attenzione