Questa mattina ho partecipato, insieme a Lirio Abbate, Rosaria Capacchione e Benedetta Tobagi, all’incontro organizzato dall’UNCI e intitolato ‘Terza Giornata della memoria dei giornalisti uccisi dalle mafie e dal terrorismo‘, inserito nel calendario delle manifestazioni per la Giornata Mondiale dell’ONU per la libertà di stampa, che si celebra da quasi vent’anni il 3 Maggio.
Uno degli interventi più forti e interessanti è stato quello del giornalista Lirio Abbate, da sempre impegnato sul fronte dell’antimafia, che ha voluto ricordare l’impegno di Giuseppe Francese, figlio del grande e indimenticato Mario. Giuseppe Francese si è tolto la vita subito dopo aver risolto, con enorme impegno, l’enigma giudiziario sull’omicidio del padre, vittima di mafia. Sono storie che lasciano l’amaro in bocca e che non possiamo dimenticare per l’importanza che ricoprono, sia dal punto di vista squisitamente umano che da quello culturale.
La libertà di stampa in Italia, è evidente, NON ESISTE PIU’.
In passato, quando un giornalista ‘dava fastidio‘ al potere, lo si metteva a tacere con i colpi di pistola. Oggi, invece, molto più semplicemente, si prova a metterlo a tacere con leggi liberticide, come ad esempio quella sulle intercettazioni. Il giornalismo d’inchiesta, nel 2010, in Italia, è l’attività degli eroi. Quei giornalisti che lo praticano seriamente, infatti, sono delle rarissime eccezioni, e questo ci da la misura di come l’informazione in Italia sia arrivata ad un livello più che critico: lo definirei patologico.
E’ stato svilito il ruolo del cronista giudiziario e d’inchiesta tramite la censura di regime e le leggi, ma è pur vero che pochi cronisti hanno conservato quello spirito di autoconservazione ideale e di amore e passione per la professione che svolgono.
Secondo l’ultimo rapporto di Freedom House, organizzazione indipendente Usa fondata nel 1941, l’Italia si trova al settantaduesimo posto, in scala mondiale, nella classifica per la libertà di stampa, definita nel nostro Paese ‘parzialmente libera‘: come in Sudafrica, Filippine, Congo, Thailandia, Nepal.
Il dato che più potrebbe far scattare il campanello d’allarme, però, è quello europeo. L’Italia è PENULTIMA, dietro di noi soltanto la Turchia. Italia e Turchia sono gli UNICI due Paesi dell’Ovest europeo a trovarsi nella condizione di ‘stampa parzialmente libera‘.
Il declino della libertà di stampa in Italia, secondo Freedom House, è iniziato nel 2004 per poi acuirsi inesorabilmente nel 2008, con il nuovo avvento berlusconiano al governo. Certo, non ci si poteva aspettare altro da un premier che può controllare il 90% delle tv del Paese e in generale dei media: Mediaset, Mondadori, Publitalia…
Un esempio bizzarro ma altrettanto angosciante potrebbe essere la ‘gestione mediatica‘ della tragedia del terremoto d’Abruzzo. Abbiamo visto il Presidente del Consiglio inaugurare case, con il sorriso stampato in faccia, mentre consegna le chiavi alla ‘famiglia del Mulino Bianco‘. L’abbiamo visto sbracciarsi davanti alle telecamere riconsegnando dentiere alle povere anziane derubate della serenità degli ultimi anni di vita da uno Stato che non garantisce nessuna sicurezza e che non protegge la propria popolazione. L’abbiamo visto esaltare il ‘governo del fare‘, una retorica disprezzabile e vergognosa, dato che in Abruzzo la situazione non è mai stata così triste. Hanno speculato sulla tragedia e sul dolore dei cittadini aquilani come nessuno sarebbe riuscito a fare.
Un altro esempio è lo stampino con cui vengono confezionati i servizi dei TG riguardo ai più comuni reati: furti, scippi, rapine, violenza. Se a commettere il reato è un extracomunitario non si lasciano scappare l’occasione per specificarlo, salvo poi omettere la nazionalità nel caso in cui il criminale è un italiano.
Il Tg1 di Minzolini, che sembra l’avvocato difensore di Berlusconi, epura chi non si allinea al pensiero del direttore e chi non firma i documenti in sua difesa se parla di ‘assoluzione‘ invece che di ‘prescrizione‘.
Silvio Berlusconi, ormai padrone non soltanto delle tv ma del Paese, ha voluto utilizzare tutti i mezzi di comunicazione per far passare l’idea che il crimine in Italia è opera degli stranieri. Adesso, inoltre, ha palesato le sue intenzioni sul nucleare: deve convincere gli italiani attraverso i media. Utilizzerà le tv, private e pubbliche, per plagiare i cittadini e convincerli che il nucleare s’ha da fare. Berlusconi utilizza le tv per anestetizzare il pensiero libero, per cloroformizzare la società italiana… e purtroppo gli riesce fin troppo bene! Come si può chiamare questo, se non REGIME?
L’articolo 21 della Costituzione Italiana recita che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure“, eppure attraverso la legge ordinaria stanno stralciando anche questo articolo della Carta Costituzionale senza toccarlo.
Quello che mi auguro è che non siano sempre i soliti noti a insorgere e protestare, altrimenti non ne usciremo mai. E’ ora di prendersi le proprie responsabilità, TUTTI.
E’ tempo di reagire. Non si può più restare a guardare mentre ci scippano di tutti i diritti fondamentali!
Il primo passo di un regime dittatoriale è limitare la libertà di stampa. Io ho sollevato il caso in Europa, al Parlamento, e sono stata insultata e aggredita dai parlamentari del PdL.
L’America, per mezzo di Freedom House, ci lancia i suoi segnali.
Non è più possibile voltarsi dall’altra parte e aspettare che qualcuno venga e ci tiri fuori dai guai, perchè questa volta non succederà. Ognuno, quindi, faccia la propria parte.
Fonte: Sonia Alfano – Newsletter