Cari cittadini di Fondi,
VI invito per sapere la realtà e cosa è successo a Fondi, a leggere la relazione a firma del Ministro Maroni e datata 18 settembre 2009, con la quale chiedeva lo scioglimento del Comune di Fondi per infiltrazione mafiosa
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RELAZIONE DEL MINISTRO DELL’INTERNO del 18/09/2009
con il quale il Ministro formulava conseguente proposta per
l’adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Fondi (Latina)
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Il comune di Fondi (Latina), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 28 maggio 2006, presenta
forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata tali da determinare una alterazione del procedimento di formazione della
volontà degli organi elettivi e amministrativi e da compromettere il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione, nonché il
funzionamento dei servizi, con grave e perdurante pregiudizio per lo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica.
L’infiltrazione della criminalità di tipo mafioso nell’area pontina, e più specificamente nella zona di Fondi, è segnalata da oltre un
decennio sulla base di specifiche risultanze investigative. In particolare, nel comprensorio fondano pare delinearsi la stabile
compresenza di sodalizi calabresi e campani, sia pure probabilmente favorita da insediamenti forzosi (sorveglianza speciale), con una
sottesa rete di alleanze e accordi tesi a contemperare i variegati e distinti interessi delle singole consorterie, talora anche convergenti,
nella gestione di attività illecite.
Tale assunto, che è stato ampiamente oggetto di importanti documenti prodotti dalla Commissione parlamentare antimafia (in
particolare, nella relazione, approvata nel corso della Legislatura 2006-2008, dedicata specificatamente alla ‘ndrangheta calabrese e
alle sue attività anche in ambiti territoriali nazionali e internazionali, diversi da quelli di storico insediamento) trova conferma, da
ultimo, nel materiale probatorio acquisito nel corso di recenti inchieste giudiziarie, in particolare della Procura della Repubblica
presso il Tribunale di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia. Nell’ambito di tale inchiesta si delinea la presenza nel basso Lazio e,
in particolare, nel comprensorio fondano di un pericoloso sodalizio individuato nella <famiglia Tripodo-Trani>, con legami con
cosche calabresi.
In questo contesto, si collocano le dichiarazioni rese, in seguito a un attentato incendiario alla propria autovettura, da un
amministratore del comune di Fondi l’allora assessore ai lavori pubblici ai competenti organi, in cui, tra l’altro ammetteva di aver
chiesto e ottenuto, nell’ultima campagna elettorale, il sostegno del sodalizio Tripodo-Trani, attivo in Fondi, nonché di altri soggetti di
sicura caratura criminale operativi in quel territorio, gran parte dei quali, peraltro, ora sottoposti a indagini penali, con la
contestazione del reato di cui all’art. 416 bis c.p. da parte della citata Procura di Roma.
A seguito di tali dichiarazioni, il Prefetto di Latina ha disposto, con provvedimento dell’11 febbraio 2008, su specifica delega, la
costituzione di una commissione ispettiva per gli accertamenti di rito presso il comune di Fondi, ai sensi dell’art.1, comma 4, del
decreto legge 6 settembre 1982, n.629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n.726, così come integrato dalla legge 15 novembre
1988, n.486.
Gli accertamenti svolti dalla commissione d’accesso, confluiti nella relazione commissariale conclusiva della procedura, cui si rinvia
integralmente, documentano numerosi elementi e circostanze sintomatici di una condizione di permeabilità degli organi elettivi del
comune di Fondi, la cui libera determinazione è orientata al marcato asservimento agli interessi criminali dei principali sodali della
richiamata <famiglia Tripodo-Trani>.
Il condizionamento degli affari dell’ente e la strumentalizzazione delle scelte amministrative risultano favoriti da rapporti di
parentela, frequentazione, contiguità e cointeressenze di taluni pubblici amministratori e dipendenti comunali con soggetti vicini o
addirittura organici alla criminalità organizzata. Rapporti particolarmente significativi con esponenti, anche di spicco, della malavita
sono stati accertati nei confronti del citato assessore ai lavori pubblici, cui è stato revocato l’incarico assessorile solo dopo il disposto
accesso; emergono, altresì, significative circostanze di contiguità e vicinanza al sodalizio tripudiano in relazione al sindaco, a diversi
esponenti della giunta e del consiglio comunale.
La commissione ha acclarato, insieme alla stretta continuità tra l’attuale consiliatura e la precedente, come nell’amministrazione
comunale si siano radicate anomalie organizzative e procedurali nonché illegittimità gravissime quanto diffuse, i cui esiti hanno
spesso oggettivamente favorito soggetti direttamente o indirettamente collegati alla criminalità organizzata.
Strategica a tal proposito è l’accertata sistematica disapplicazione della normativa antimafia in materia di affidamento di lavori,
servizi e forniture che denota, come è evidente, la volontà dell’ente di operare in un contesto svincolato dal rispetto delle regole,
anche quando queste sono finalizzate alla più rigorosa tutela dall’infiltrazione della criminalità organizzata nel circuito degli
investimenti pubblici.
Le diffuse e rilevanti anomalie riscontrate nelle procedure amministrative assurgono a prassi nel settore dell’approvvigionamento di
servizi e forniture in modo da eludere gli obblighi di legge;
possono, ad esempio, essere citati casi di ingiustificato frazionamento di contratti formulati in termini equivoci ovvero l’avvio di
rapporti per somministrazioni di importo e durata limitati, seguiti da reiterate proroghe che presentano svariati profili di illegittimità,
tese ad ampliare a dismisura entrambi i parametri:
il tutto con il frequente risultato, oggettivamente riscontrabile, di beneficiare ditte controindicate, in special modo quelle riconducibili
al sodalizio Tripodo-Trani. Ciò premesso, in generale, si evidenziano analiticamente di seguito, anche se a titolo non esaustivo, le
anomalie riscontrate dalla commissione di accesso che appaiono più significative.
Particolare rilievo assumono innanzitutto i rapporti contrattuali del comune di Fondi con imprese riconducibili ai componenti della
<famiglia Tripodo-Trani>, operanti in tre settori: pulizie, trasporti e imprese funebri. Imprese costantemente agevolate
dall’amministrazione comunale, con il sistematico ricorso per gli affidamenti a procedure d’urgenza in mancanza dei relativi
presupposti e con l’arbitraria precedenza nella liquidazione dei mandati di pagamento. Tale condotta ha determinato la violazione
delle seguenti normative:
· Della normativa antimafia e antiriciclaggio, avendo consentito a soggetti all’epoca sottoposti alla sorveglianza speciale di pubblica
sicurezza, di poter acquisire, in forza di tali contratti, vantaggi e benefici economici; in particolare appare violato l’art. 10 della legge
antimafia n.575/1965;
· Della normativa antimafia in materia di contratti pubblici per lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo n.490/1994 e al
D.P.R. n.252/1998;
· Del regolamento di contabilità comunale, che prescrive che i pagamenti seguano l’ordine cronologico di presentazione delle
domande di liquidazione; regolamento che appare violato avendo il comune di Fondi privilegiato illegittimamente le ditte facenti
capo al sodalizio Tripodo-Trani.
Illegittimo si qualifica inoltre il comportamento del comune di Fondi nei riguardi di una impresa di onoranze funebri facenti capo a
uno dei principali esponenti del sodalizio criminale in questione. Nel caso in specie, la condotta antigiuridica si è prolungata per un
periodo assai significativo (1998-2007), concretandosi in una serie di vantaggi e favori che hanno concorso al consolidamento della
posizione egemone di tale impresa nel settore delle onoranze funebri. Estremamente grave, in tale contesto, si palesa la circostanza
che ha visto la sottoposizione per una preventiva consultazione all’esponente del sodalizio criminale, con diretti interessi nel settore
delle pompe funebri, della bozza di regolamento comunale in materia di polizia mortuaria da parte dell’assessore ai servizi
demografici, a ciò indotto dal già citato assessore ai lavori pubblici dello stesso comune. Tutto ciò in presenza di metodi intimidatori
attraverso i quali il
sodalizio criminale ha esercitato il proprio predominio nel settore delle onoranze funebri. La realizzazione della nuova casa
comunale, invero, che rappresenta la più significativa tra le opere pubbliche anche per la rilevanza dell’onere sostenuto
dall’amministrazione locale, è stata avviata senza il rispetto degli adempimenti pubblicitari previsti dalla normativa di settore a
garanzia della trasparenza dell’azione della pubblica amministrazione, in violazione delle disposizione di principio del codice dei
contratti pubblici (art.2 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163). Inoltre, è stata ancora una volta integralmente disattesa la
normativa antimafia sui contratti pubblici. L’A.T.I., aggiudicataria dei lavori in questione, è risultata partecipata da impresa coinvolta
in un procedimento penale, con più indagati, per gravi reati, tra cui quello di associazione di tipo mafioso.
Anche in altre circostanze attinenti ai lavori pubblici (aggiudicazione dei lavori di adeguamento dei collettori fognari e di
depurazione; lavori per la realizzazione di un impianto sportivo nell’istituto scolastico <Aspri-Gobetti>) è stata rilevata la presenza di
imprese con significative controindicazioni.
Dagli accertamenti esperiti risulta, altresì, un frequente avvilimento da parte dell’amministrazione comunale, per l’acquisizione di
servizi e forniture (in particolare per lavoratori interinali), di imprese campane, senza che risulti idonea motivazione sulla scelta a
livello
amministrativo e anche con l’inosservanza delle norme antimafia. Sul conto di tali imprese sono stati accertati elementi di
controindicazione, in particolare attinenti alla contiguità con la criminalità camorristica.
Rilevano, inoltre, le irregolarità riscontrate nell’attività posta in essere in alcuni settori amministrativi, tra cui, segnatamente, quello
dell’urbanistica, che hanno agevolato, in diverse circostanze, interessi economici di soggetti collegati a esponenti della criminalità di
tipo mafioso. La commissione d’accesso ha accertato documentalmente come risulta in atti che nel caso di particelle di ampi terreni
edificatori il nome del concessionario finale è stato avvicendato all’originario richiedente poco prima della conclusione dell’istruttoria
amministrativa, con l’aggravante che l’originario istante all’atto della domanda non è risultato intestatario di alcun titolo riguardo ai
terreni interessati alla lottizzazione, in violazione della normativa in materia edilizia (decreto legislativo n.380/2001).
Un’ulteriore vicenda che si connota di illegittimità è quella relativa all’approvazione di una variante urbanistica che ha direttamente
favorito i personali interessi del sindaco e di un consigliere comunale, che hanno partecipato, peraltro, alla votazione in spregio
all’obbligo di astenersi previsto dall’art. 77 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267. Per quanto riguarda il sindaco,
l’approvazione della variante ha sicuramente portatoun concreto vantaggio alla società che il medesimo ha in essere unitamente al
fratello di un esponente del sodalizio Tripodo-Trani, attualmente assoggettato a procedimento penale per il reato di cui all’art.416 bis
c.p. e sottoposto, con altri, a misura custodiale cautelare. Riguardo all’individuazione delle figure di livello politico da considerare
interessate da fenomeni di compromissione o interferenza si evidenzia la posizione dell’assessore ai lavori pubblici, la cui delega è
stata revocata, come si è detto, solo a procedura d’accesso avviata, soprattutto per le connotazioni di carattere penale della sua
condotta, che hanno portato la Procura Distrettuale Antimafia di Roma alla contestazione del delitto di partecipazione ad
associazione mafiosa.
Per quanto concerne il sindaco va ricordata la circostanza che il medesimo ha adottato già nel 1998, in qualità di assessore al
commercio, atti palesamente illegittimi in quanto di competenza dirigenziale, rivolti a vantaggio dell’impresa di onoranze funebri,
sotto il controllo di uno dei principali esponenti del sodalizio Tripodo-Trani. In tale circostanza, l’amministrazione locale ha disatteso
le precise indicazioni della Prefettura e della Questura di Latina circa i pericoli di riciclaggio conseguenti al rilascio di licenze di
commercio a soggetti da considerare prestanome di tale esponente criminale. Tale situazione di colpevole inerzia si è prolungata per
un esteso periodo di tempo, fino al 2007.
Di rilievo, altresì, sempre con riferimento alla figura del sindaco, è la disposizione dal medesimo impartita secondo cui, in spregio al
principio di separatezza tra l’area della direzione politica e quella gestionale, ogni mandato o ordine di pagamento andava sottoposto
al visto dell’assessore al ramo. Tale circostanza comprova come il vertice politico dell’ente, in maniera irregolare, si fosse procurato il
controllo sulle attività ricadenti nelle competenze della struttura amministrativa.
Ancora in relazione al sindaco assume valenza simbolica l’episodio di un suo passato intervento, unitamente a un esponente della
citata famiglia malavitosa, presso un plesso scolastico comunale al fine di presentare ai dipendenti dell’ente la società di pulizie
facente capo a uno dei principali esponenti del sodalizio Tripodo-Trani, già sorvegliato speciale di p.s. nel 2002, che avrebbe dovuto
eseguire taluni lavori. Ciò malgrado l’amministrazione comunale avesse ancora in essere altro rapporto contrattuale con una diversa
impresa.
Da ultimo, si evidenzia la nomina da parte del sindaco della figlia di un pluripregiudicato calabrese, attualmente sottoposto a misura
restrittiva per usura aggravata con modalità mafiose, come revisore dei conti di un progetto gestito dal comune con erogazioni
europee e regionali, che ha visto tra i suoi beneficiari anche una impresa riferibile al sodalizio criminale egemone in Fondi. Va detto,
peraltro, che tale incarico è cessato nel marzo del 2008, a un mese dall’insediamento della commissione d’accesso. Tra i responsabili
delle molteplici condotte che inducono a proporre provvedimento di scioglimento, si individua la già evidenziata figura dell’assessore
ai servizi demografici, dimessosi in seguito all’esecuzione di un recente provvedimento dell’Autorità Giudiziaria, il quale in
occasione di un incontro con uno dei vertici della criminalità locale fondana ha assicurato di essersi adoperato a valutare le esigenze
rappresentate dall’esponente del sodalizio tripodiano in merito alle modifiche del regolamento comunale di polizia mortuaria in linea
con i suoi interessi (circostanza questa che risulta dalle dichiarazioni rese dallo stesso assessore agli organi inquirenti). Si richiama,
inoltre, il documentato episodio che risulta da operazioni tecniche disposte nell’ambito dell’operazione <Damasco> in cui l’assessore
al commercio ha instaurato, nell’esercizio del suo incarico, un rapporto di natura contrattuale con una società, la cui riferibilità a un
rappresentante di vertice della criminalità locale fondana gli era ben nota. Sintomatica del collegamento con la criminalità
organizzata di tipo mafioso appare anche la posizione di un consigliere comunale, presidente della commissione consiliare
permanente politiche per lo sviluppo economico-industria-commercio-artigianato-cultura, vicepresidente della commissione
consiliare permanente urbanistica-assetto del territorio edilizia privata nonché componente della commissione consiliare permanente
lavori pubblici e espropri. La vicinanza di tale consigliere al sodalizio mafioso facente capo alla <famiglia TripodoTrani> risulta
oggetto di riscontro in sede investigativa ed è anche suffragata dal fatto che il nome di tale amministratore ricorre nell’ambito di un
procedimento penale per estorsione, attualmente pendente presso il Tribunale di Latina, in cui risultano imputati anche esponenti del
sodalizio tripudiano. Detto amministratore, già sottoposto ad avviso orale da parte del Questore di Latina, viene indicato quale autista
e guardaspalle di uno dei personaggi di maggior rilievo nel panorama della criminalità organizzata di matrice calabrese radicatasi nel
territorio di Fondi.
Rilevante, altresì, è la circostanza che tale amministratore, pur essendo da tempo, in qualità di socio di una polisportiva, moroso nei
confronti dell’ente locale, abbia tuttavia ottenuto a vantaggio della sua stessa società contributi comunali in maniera continuativa e di
importo notevole, mentre sono sempre mancate idonee iniziative per l’effettivo recupero delle somme non pagate.
Parimenti compromessa risulta la posizione di un altro consigliere comunale, che ha svolto nella precedente consiliatura le funzioni
di vice sindaco, coinvolto in una vicenda lottizzatoria come progettista e direttore dei lavori della società immobiliare beneficiaria dei
permessi a costruire rilasciati dal comune di Fondi in esito alla sopra censurata procedura edilizia e che ha visto come beneficiaria
una società il cui socio di maggioranza annovera diversi precedenti di polizia per associazione a delinquere, corruzione e altro.
Riguardo a tale circostanza e alle anomalie che hanno contrassegnato l’attività dell’ente, si osserva che sono attualmente in corso
indagini da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Direzione Distrettuale Antimafia, … OMISSIS….
L’attività di accertamento espletata dalla commissione di accesso ha evidenziato a carico dell’apparato burocratico dell’ente, in
particolare riguardo alle figure del segretario generale e dei dirigenti dei vari settori amministrativi, comportamenti lesivi dei principi
di correttezza e trasparenza, come si evidenzia in via prioritaria nella riferita, sistematica inosservanza della normativa antimafia.
Palesemente condizionato da elementi criminali, anche intranei all’ente locale, è risultato il delicato settore della polizia municipale,
di cui appare gravemente compromessa soprattutto la capacità di contrasto al diffuso abusivismo edilizio. Non è irrilevante il fatto
che, in relazione al rilievo penale di alcune contestazioni, ben quattro dirigenti apicali dell’ente locale sono stati sottoposti alla misura
dei domiciliari per reati per i quali è attualmente pendente procedimento penale.
Se è vero che le riscontrate anomalie consegnano un quadro gravemente compromesso a livello dirigenziale, è vero, altresì, che
l’apparato burocratico dell’ente, consolidatosi durante le ultime sindacatore, appare connotato da un diffuso stato di assoggettamento
nei confronti degli organi di governo.
Tutto ciò premesso, anche al fine di prevenire effetti più gravi e pregiudizievoli per l’interesse pubblico e a salvaguardia della
comunità locale, appare necessario intervenire con un provvedimento mirato a rimuovere i legami tra l’ente locale e la criminalità
organizzata, disponendo lo scioglimento degli organi elettivi e la nomina di un organo straordinario di governo.
Invero, proprio l’affidamento della gestione dell’ente locale a una commissione straordinaria appare lo strumento più idoneo ad
affrontare le anomalie diffusamente riscontrate nell’attività amministrativa, anche in virtù degli speciali poteri di cui dispone ai sensi
dell’art.145 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267.
A tal fine, il Prefetto di Latina, con relazione dell’8 settembre 2008, ha proposto l’applicazione della misura straordinaria prevista
dall’art.143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267, onde evitare ogni ulteriore motivo di deterioramento e di inquinamento
della vita amministrativa e democratica dell’ente. Nel prosieguo, con missiva del 10 luglio 2009, il Prefetto di Latina ha ribadito la
menzionata proposta di scioglimento alla luce delle risultanze dell’indagine denominata <Damasco> da cui emergono confermate le
condotte sintomatiche sin qui descritte, in un ambito che, in sovrappiù, ne fa ritenere la rilevanza penale.
Con ulteriore nota del 14 settembre 2009 il Prefetto di Latina, a seguito della delibera del Consiglio dei Ministri adottata nella seduta
del 31 luglio 2009, così come richiesto, ha riformulato la propria relazione tenendo conto delle modifiche introdotte all’art.143 del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267, dalla legge 15 luglio 2009, n.94, sentito il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza
pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica competete per territorio, nel cui ambito tutti i vertici delle
Forze di Polizia hanno espresso condivisione sugli elementi di compromissione dell’ente locale dettagliatamente illustrati dal
Prefetto, e sulla proposta di scioglimento, pur in presenza di considerazioni di segno opposto, ampiamente svolte da parte del
presidente della provincia di Latina.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza e all’estensione dell’influenza criminale, rende
necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Ritenuto, pertanto, che ricorrano le condizioni indicate per l’adozione del provvedimento di cui all’art.143 del decreto legislativo 18
agosto 2000, n.267, come sostituito dall’art. 2, comma 30, della legge 15 luglio 2009, n.94 si formula conseguente proposta per
l’adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Fondi (Latina).
Roma, 18/9/2009
Il Ministro
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Non era mai accaduto prima. E’ accaduto a Fondi. Un consiglio comunale con accertate infiltrazioni mafiose – “sistematiche e in ogni settore dell’amministrazione” secondo le parole del prefetto – non è stato sciolto dal Consiglio dei ministri. Su proposta dello stesso ministro Maroni che aveva sottoscritto le relazioni del prefetto e per ben due volte richiesto lo scioglimento. Così il governo consente a tutti i consiglieri e gli amministratori collusi con la mafia di ricandidarsi come se niente fosse.
Ascoltate attentamente le parole del ministro campione dell’antimafia: dice che il problema è stato risolto perché la giunta di Fondi si è già dimessa e a marzo il popolo potrò decidere attraverso le elezioni da chi essere amministrato. Dice che “il popolo sovrano è sempre meglio di qualunque commissario”. Vuol dire che non bisogna sciogliere mai. Eppure lui stesso ha modificato l’articolo 143 del TUEL per rendere più forti i poteri dei commissari nei comuni sciolti per mafia e allungare il periodo di permanenza degli stessi da 12 a 18 mesi, con possibilità di proroga fino a 24. Ora quella legge è carta straccia. Maroni ha dato vita a un precedente assoluto e gravissimo. E non è a rischio la città di Fondi ma l’intero funzionamento degli anticorpi normativi ed esecutivi contro la mafia. Da oggi qualunque comune colluso con la mafia ricorrerà alle dimissioni per potersi ripresentare, ripulito e più in forze di prima. Un pó come avviene per i soldi riciclati e poi legittimati dallo scudo fiscale, solo che qui il condono è preventivo.
Il caso di Fondi è emblematico: il consenso bulgaro dell’amministrazione è stato possibile grazie al sostegno elettorale della criminalità organizzata, che ricorre ovviamente a un sistema di ricatti e condizionamenti. Lo ha ammesso un assessore famoso, Riccardo Izzi. Ha detto di aver ricevuto l’appoggio delle famiglie mafiose che gli hanno assicurato una candidatura record, facendone il primo eletto. Ma Izzi non era l’unico elemento in contatto con la mafia, il prefetto ha dimostrato che lo stesso sindaco Parisella accreditava in comune ditte gestite da noti mafiosi, che scavalcavano la fila o addirittura si sostituivano ad altre già sotto contratto con il comune. E insieme al sindaco molti altri amministratori commettevano illeciti, compresi i dirigenti e i vertici della polizia municipale, finiti sotto arresto. Ora il messaggio è chiaro: non si scioglie per mafia e quindi quel sistema di voti è legittimato, pronto perfino a potenziarsi.
Il potere del senatore Caludio Fazzone, il vero mister preferenze fondano, cresciuto all’ombra di Mancino e del Sisde, è deflagrato nel governo. E mentre emergono nuove rivelazioni sulle trattative segrete tra mafia e Stato del ‘92 che vedrebbero coinvolto lo stesso Mancino, allora ministro dell’interno oggi vice del Csm, il feudo di Fazzone viene salvato. Tutti sanno che a Fondi sono radicate le mafie, che i politici sono collusi, ma il governo fa finta di niente. Come ha scritto la giornalista Anna Scalfati “oggi è il giorno non dei patti segreti tra Stato e Mafia ma il giorno di un patto pubblico, impudente e oltraggioso per ciascuno di noi”.
La cosa più sconcertante però è leggere la relazione con la quale il ministro Maroni ha chiesto lo scioglimento del comune di Fondi per infiltrazioni mafiose. E’ stata pubblicata oggi da un giornale locale e noi la riproponiamo integralmente in pdf. La relazione è stata siglata meno di un mese fa, il 18 settembre, e si conclude così: “La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza e all’estensione dell’influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi”.
http://www.ilcantieresociale.it/
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· Potrebbero, esserci le condizioni per richiedere a chi di competenza una dichiarazione di illegittimità ?
· Potrebbero essere ravvisati dei reati ?
Si invitano le Associazioni antimafia e l’Associazione antimafia “Antonino Caponnetto Regione Lazio“ a valutare la possibilità ( se ricorrono le condizioni di legge ) per presentare:
un ricorso al Tribunale Amministrativo, una denuncia penale all’Autorità Giudiziaria, nonchè un esposto al Capo dello Stato e ai Presidenti di Camera e Senato e al Pres. della Comm. Parlamentare Antimafia.