Si può essere d’ accordo o meno con lui e con il suo partito, ma per onestà intellettuale bisogna riconoscere che il Sen. Pedica dell’ IDV è l’ unico parlamentare dell’ opposizione a questo governo e a questa maggioranza scellerati che mostra coraggio e perseveranza nel combattere malcostume e mafie.
Sul “ caso Fondi” , ad esempio, non si stanca di tirare le fila nel condannare lo stato delle cose, uno stato rimasto inalterato rispetto a quello che costrinse il Prefetto di Latina dell’ epoca e lo stesso Ministro dell’ Interno a chiedere al governo lo scioglimento per condizionamenti mafiosi dell’ amministrazione comunale e, di conseguenza, la decapitazione di un’ intera classe politica che, al contrario, si è salvata solamente perché la richiesta fu respinta.
Quella classe politica che mostra fastidio e reagisce ogni volta che Pedica assume posizioni drastiche e talvolta plateali nel denunciare una situazione che vede la stessa classe politica al governo di quella città.
Per questo noi non possiamo che mostrargli gratitudine e vicinanza dopo gli attacchi da lui ricevuti in questi giorni dopo una sua ennesima presa di posizione di denuncia pubblica.
Detto questo, però, non possiamo che sottolineare un’ evidente sua carenza di interpretazione e di lettura delle “ cause” di tale situazione.
Ed il discorso, a questo punto, assume contenuti che non riguardano solo Fondi ma l’ intera situazione esistente in provincia di Latina.
Che questo governo e questa maggioranza conducano contro le mafie una battaglia solo di facciata è ormai un dato incontrovertibile.
Bisogna mettersi d’ accordo, infatti, sul che cosa si intende per mafie.
Se le mafie sono ritenute solo un fenomeno delinquenziale, bande di delinquenti comuni, di assassini, di estortori, rapinatori, delinquenti comuni, ignoranti, allora, sì, , ha ragione il governo.
Grazie al sacrificio ed all’ ostinazione di forze dell’ ordine e magistratura – solo di queste, anche se il governo tenta continuamente di arrogarsene il merito quando, invece, dovrebbe vergognarsi per lo stato in cui ha ridotto le une e l’ altra – i colpi inferti all’ ala militare e violenta sono continui ed infiniti.
Ma è quella la mafia? o meglio è solo quella?
C’ è ancora qualche imbecille che continui a pensare che Totò Riina, un contadino ignorante ed in possesso sì e no della licenza di quinta elementare, sia il … … ” capo dei capi”?
Se fosse così, a quest’ ora le mafie, come è successo con il terrorismo, sarebbero state eliminate da anni.
Il problema è che le mafie oggi, quelle vere, più insidiose, si annidano nella politica, nelle istituzioni, nell’ economia, nelle professioni, nella stessa società, fra la gente considerata “ perbene” , i colletti bianchi.
Sono le mafie che non si combattono perché sono loro stesse a comandare e spesso ad identificarsi con lo stesso Stato.
Irrita, pertanto, il comportamento di quanti sostengono….. ” che non bisogna vedere ombre anche quando non ci stanno” , come è avvenuto ad un convegno recente a Cassino.
Noi, invece, vogliamo … … …. vedere ombre anche quando non ci stanno!!!
E lo facciamo sia perché la situazione generale lo impone e sia per mantenere desta l’ attenzione di chi istituzionalmente è tenuto a farlo ma che talvolta non assolve appieno ai suoi obblighi.
Non proviamo gusto nell’ essere “ allarmisti” perché ormai solo i ciechi ed i corrotti hanno la faccia tosta di negare una realtà che è sotto gli occhi di tutti.
Più volte – e veniamo alle “ cause “ di certe situazioni di carenze cristallizzate nel tempo- noi abbiamo denunciato che in provincia di Latina, ad esempio, l’ impianto investigativo e giudiziario non va come dovrebbe andare.
Più volte abbiamo denunciato l’ assenza di un’ azione preventiva e repressiva adeguate sul piano delle lotta alle mafie.
La provincia pontina è ormai invasa dalle mafie, che – si badi bene – non sono rappresentate solamente da …. gente venuta da fuori, come taluni si ostinano a dire..
Hanno ragione gli amici di Libera quando parlano di mafie autoctone, di gente, cioè, ” colletti bianchi” , politici, esponenti delle istituzioni, imprenditori, professionisti, cittadini, nati e cresciuti in provincia di Latina e che costituiscono le “ nuove mafie”.
Sono le mafie che nemmeno vengono sfiorate dalle indagini o, in taluni casi, che, se sfiorate, non vengono perseguite..
Il “ caso Formia Connection” -e non solo- lo prova ampiamente.
Il “ caso Damasco” di Fondi lo conferma.
I comandi provinciali e la Procura della Repubblica di Latina sono stati nel passato e nel passato recente molto disattenti nell’ individuazione delle radici di un fenomeno che proprio per questo motivo ha avuto modo di espandersi e di ramificarsi sull’ intero territorio pontino.
E di consolidarsi fino ad intaccare l’ ossatura dell’ impianto economico.
E, quando si controlla, l’ economia, si controllano anche la politica, le istituzioni e la stessa società.
Le operazioni di polizia e giudiziarie fatte finora sono partite quasi sempre … da fuori, dai corpi di polizia e dalle Procure di altre parti d’ Italia.
Sulla Procura di Latina basta leggersi le dure considerazioni scritte da Diana De Martino e Francesco Curcio in occasione delle indagini su Fondi.
Lapidarie, secche, senza appello.
Parole dure non scritte da noi, ma da due magistrati con la M maiuscola come, appunto, De Martino e Curcio.
Da due Magistrati che, purtroppo, non stanno a Latina, ma la prima alla DNA ed il secondo alla DDA di Napoli.
Noi spesso abbiamo spesso criticato il comportamento dei responsabili delle forze dell’ ordine in provincia di Latina per l’ inadeguatezza della loro azione sul piano dell’ azione investigativa in materia economica e patrimoniale.
Abbiamo citato l’ esempio della Guardia di Finanza della provincia di Frosinone che in un anno ha svolto ben 140 indagini patrimoniale, contro le sole 3 di quella di Latina.
I corpi di polizia non debbono aspettare l’ input delle Procure per agire.
La Polizia Giudiziaria deve e può agire motu proprio, indagare, redigere le informative ed incalzare, se necessario, le Procure lente e sonnolente.
Ma, purtroppo, di comandanti della caratura dei Colonnelli Salato; Menga, Piccinini e quanti altri non ce ne sono molti in Italia.
Come pure di Magistrati come Ingroia, Teresi, De Ficchy, Milita, Conzo, Ardituro ecc.
Noi dobbiamo essere grati, ritornando alla Procura di Latina, a magistrati come D’ Elia, Miliano, Falcione e qualche altro.
Stanno letteralmente scoppiando per la mole del lavoro che visibilmente stanno facendo.
Magistrati che meriterebbero il plauso di tutta le gente perbene ed onesta della provincia di Latina.
Ma come siamo ansiosi di aggiungere a questi tre nomi quelli di altri.
Come saremmo felici se Questore e Comandanti Provinciali della Guardia di Finanza e Carabinieri di Latina venissero convocati in Procura per sentirsi dire: “ vogliamo questo e quello. La situazione è seria e vogliamo che tutta l’ azione investigativa venga indirizzata in direzione della “ provenienza” dei capitali, della loro “ tracciabilità” e delle eventuali (ma non troppo come hanno già dimostrato le indagini fatte su Fondi e su Formia) collusioni fra mafie e soggetti politici”.
Noi sentiamo tanti discorsi in giro sul fenomeno del radicamento mafioso in provincia di Latina e non solo e leggiamo tante corbellerie sui giornali.
Analisti – si fa per dire – completamente ignoranti della materia ed improvvisati che non conoscono le realtà del territorio e le situazioni interne ai Corpi dello Stato e che si esibiscono in dichiarazioni che fanno solo ridere, per non dire piangere.
In occasione delle “ feste” di partiti cui veniamo di volta in volta invitati a relazionare nel Lazio – dal PD a Roma, dalla FDS e da SEL a Terracina ed in altre province del Lazio- ossessivamente cerchiamo di spostare l’ attenzione dei partecipanti e dei coorelatori sui problemi VERI della questione mafiosa, la prima emergenza del Lazio.
La classe politica e la stessa opinione pubblica non vogliono rendersi conto del fatto che dove c’ è mafia non ci sono crescita e sviluppo.
Gli imprenditori seri non vanno ad investire su territori di mafia ed i turisti seri preferiscono lidi non infettati dalle mafie.
Lo spieghiamo e lo rispieghiamo, nei convegni, nelle strade, nelle piazze, nelle sedi di partiti, dappertutto.
Ma non c’ è peggior sordo di colui che non vuole sentire.
Parliamo di lotta alle mafie e… di cultura della legalità, ma mai di apparati dello Stato che, o per codardia, o per incapacità, o per collusioni con i mafiosi, direttamente od indirettamente, remano contro.
Ritornando a Pedica, lo ringraziamo per quello che sta facendo, da solo purtroppo anche nel suo stesso Partito, e gli rinnoviamo perciò la nostra stima.
Ma come saremmo più contenti e grati se anch’ egli ci desse una mano a combattere le inefficienze e le responsabilità degli organi dello Stato nel combattere le mafie.
I VERI problemi, se vogliamo seriamente combattere le mafie.
Concretamente e sui singoli territori.