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Lettera aperta a tutti gli amici dell’Associazione Caponnetto

Cari amici,
la lettura della Relazione del 2° semestre del 2013 della Direzione Investigativa Antimafia (si può cercare su Google) fa venire i brividi.
Si avvertono tutta l’insufficienza e le omissioni di un’azione di contrasto ammantata da tante belle parole, da tanti slogan, da tanti proclami, da tante enunciazioni di principi, ma priva di contenuti, di fatti, di azione concreta.
Non è per fare polemiche con altri, ma bisogna prendere atto della necessità inderogabile di lasciar perdere la retorica, le chiacchiere, per passare alla DENUNCIA, DENUNCIA, DENUNCIA.
Se altri non hanno la sensibilità e la voglia di impegnarsi su questo fronte facciano quello che vogliono, ma noi abbiamo il DOVERE di distinguerci perché il DNA dell’Associazione Caponnetto è rappresentato unicamente dall’INDAGINE, dalla DENUNCIA e dalla PROPOSTA.
Tutto il resto non ci appartiene.
Oggi le mafie hanno raggiunto livelli di penetrazione nelle istituzioni oltremodo elevati ed inquietanti, per non parlare dei
partiti, di tutti i partiti, da destra a sinistra, dove esse dispongono di un potere se non proprio assoluto quanto meno rilevante.
Chi vive, come noi, quotidianamente a contatto con la realtà sa molto bene quanto sia pervasiva la presenza mafiosa negli enti locali, negli uffici pubblici, dovunque.
C’è un clima pesante, ossessivo, devastante, di mafiosità nel Paese che ci toglie l’aria e ci rende pesante il respiro.
Tutto ci è difficile quando parliamo di giustizia e di legalità e ci adoperiamo per tentare di ripristinarle.
E’ la struttura che è marcia, il sistema che è mafioso, creati ad arte quasi per tutelare gli interessi mafiosi.
Noi non siamo un partito o un movimento politici.
SIAMO UN’ASSOCIAZIONE ANTIMAFIA.
Punto e basta.
A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio.
Non creiamo doppioni che ci snaturerebbero, sovrapposizioni, commistioni.
Il nostro compito è quello di individuare i mafiosi, segnalarli alla Magistratura per farli arrestare e levare loro i beni accumulati illecitamente.
Le eventuali alleanze con altri soggetti intanto si possono fare se questi sono compatibili con i nostri fini, che sono – ripeto -ancora una volta l’INDAGINE, la DENUNCIA, la PROPOSTA.
La collaborazione con la Magistratura e le forze dell’ordine, gli unici baluardi, con tutti i loro limiti -molte volte voluti da quanti detengono il Potere-, di giustizia e legalità rimasti.
Lo sosteneva con Forza Borsellino:
“E’ un errore imperdonabile pensare di addossare tutto il peso della lotta alle mafie sulle sole spalle della Magistratura e delle forze dell’ordine”.
Non riempiamoci la bocca del suo nome e di quello di tutti coloro che, come lui, ci hanno rimesso la vita per combattere le mafie, per, poi, continuare a guardare il nostro orticello, a curare gli interessi personali, economici, politici e quant’altro.
Non è coerente con i dettami della nostra coscienza e non è coerente, peraltro, con i fini della nostra Associazione.
Vediamo, purtroppo, che taluni intendono l’azione contro le mafie come una sorta di business – convenzioni con le istituzioni, gestione di beni confiscati alle mafie, finanziamenti pubblici, progetti ecc. ecc -.
Non vogliamo nemmeno criticarli, ma quella non è antimafia; è altra cosa.
A noi non interessano quelle cose.
Oggi la battaglia è corpo a corpo, le mafie hanno conquistato spazi enormi di potere e non è, quindi, da escludere che siano esse stesse a concedere finanziamenti a chi non arreca alcun effettivo disturbo ad esse.
E’ un modo come un altro per conquistarsi ulteriore consenso e mettere a tacere eventuali disturbatori.
La mafia che finge di farsi antimafia, un modo sottile di mescolare le acque e di finire di corrompere il tessuto sociale del Paese.
Noi stessi abbiamo subito alcuni tentativi di infiltrazione fra le nostre file.
Quando noi diciamo che non possono essere quattro ragazzini a fare “antimafia”, con i cappellini sulle teste, con le sfilate, le fiaccolate, quando, magari contemporaneamente, la gente viene uccisa senza pietà, vessata, umiliata, avvelenata, violentata sistematicamente.
Ci sono persone che sono morte, che muoiono tutti i giorni per mano mafiosa, che corrono quotidianamente il rischio di essere uccise, come i Testimoni ed i Collaboratori di Giustizia; e noi che facciamo?
La sfilata, la commemorazione, il racconto di cose che ognuno può leggere, se vuole, sui libri e sui giornali.
Ma dai!
E’ un discorso duro, questo, lo sappiamo.
Ma, qua, se non si scuotono le coscienze nobili e si dicono le cose così come sono, ci iscriveremmo anche noi al partito degli imbonitori.
Si rende urgente e vitale, quindi, alzare il tiro, puntare ai piani alti, guardare, osservare, annotare e segnalare tutto all’Associazione.
Iniziative singole rischiano portare fuori pista, di far sbattere contro il muro.
Tutto deve essere ricondotto al centro perché sia l’Associazione a vagliare, a supportare eventualmente e ad indirizzare verso gli uffici giusti.
Una raccomandazione, amici, però: non bisogna mai confondere fatti di piccola mal ‘ amministrazione, di malgoverno locali, con fatti di mafie.
Bisogna ben distinguere le due cose, i due piani.
I primi, se non inquadrabili in fatti di grossa corruzione, appartengono alla sfera politico-amministrativa;
i collegamenti con organizzazioni mafiose, le varianti urbanistiche approvate per favorire i mafiosi, le licenze, concessioni, autorizzazioni varie concesse ai mafiosi, sono di nostra competenza.
Insomma tutto ciò che è riferibile all’art.416 bis.
Attendiamo segnalazione, notizie da tutti voi.
Un cordiale saluto.