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Lettera al Direttore di Latina Oggi, Sandro Panigutti

Caro Sandro,

di complicità, oggettive e soggettive, con le mafie ce ne sono fin troppe in questa provincia.

A causa di una presenza massiccia di zombi e di collusi.

Ed i silenzi di cui tu parli sono determinati proprio da questo.

Intanto c’è, purtroppo, da prendere atto di una mancanza di senso civico da parte dei più –anche intellettuali, ahimè – che continuano a giustificare tali loro silenzi con il pretesto che debbono essere magistratura e forze dell’ordine ad accollarsi da sole il peso del contrasto della criminalità organizzata.

Segnale, questo, inquietante che evidenzia una realtà di cui dobbiamo prendere atto:

la cultura mafiogena e quella dell’assenza di senso dello stato sono penetrate pesantemente nelle coscienze e nelle menti della gente.

Talché è proprio il tessuto civile, morale e culturale ad essere spaventosamente malato.

La classe politica è sempre il prodotto della società che la esprime.

Credimi se ti dico che la mafia che viene fuori nelle operazioni di polizia e magistratura – le quali, purtroppo, si trovano sempre ad operare in un clima di vergognosa omertà –rappresenta appena la punta dell’iceberg.

Ci vorrebbe il fior fiore dell’intelligence italiana tutto impegnato a scoprire la fitta trama di relazioni, complicità esistente nel Basso Lazio e, in particolare, in provincia di Latina.

Anni di lavoro, da fare comune per comune.

Noi abbiamo terminato proprio in questi giorni un pesante dossier, -l’ennesimo, che ci ha visto impegnati per oltre un anno e che consegneremo a chi di dovere, a Roma – che mette in evidenza situazioni e fatti.

Bene; la situazione è molto, ma molto più seria di quella che appare.

Se non ci sarà in questa disgraziata provincia una sorta di palingenesi civile, morale e culturale, si conteranno sempre sulle dita di una mano le persone impegnate a combattere questo cancro che sta divorando l’intero impianto economico, politico e civile di questo territorio.

Cordialmente e complimenti per il tuo coraggio e la tua onestà intellettuale

Elvio Di Cesare