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Lettera a Veltroni, Garavini, Touadi, Amici, Pedica e Zaratti. Il problema del radicamento mafioso in provincia di Latina e nel Lazio va affrontato con un lavoro di intelligence più qualificato al livellio economico

Latina, 26.5.2011

On. Valter Veltroni

ROMA

On. Jean-Leonard Touadi

ROMA

On. Laura Garavini

ROMA

On. Sesa Amici

ROMA

Sen. Stefano Pedica

ROMA

On. Filiberto Zaratti

Presidente Commissione Sicurezza

Regione Lazio

ROMA

Apprezziamo il valore dei vostri ripetuti interventi relativamente al problema del radicamento mafioso in provincia di Latina e, più in generale, nel Lazio.

Riteniamo, però, che tali interventi siano destinati, purtroppo, a non produrre effetti positivi se non verrà mai affrontato il problema dei problemi: quello che riguarda l’ inefficacia dell’ azione investigativa finora svolta ai livelli locali.

All’ occhio di un attento investigatore non possono sfuggire le spaventose carenze nel campo delle indagini che, malgrado la gravità della situazione, continuano ad essere fatte – quando vengono fatte – con un’ ottica vecchia e stravecchia che non tiene affatto conto delle mutazioni delle mafie trasformatesi, da anni, da mera e semplice organizzazione criminale in vera e propria “ impresa” che movimenta ed investe quotidianamente montagne di capitali sporchi inquinando economia, politica, istituzioni e società civile.

A fronte di tale situazione, c’ è un apparato investigativo che fa letteralmente pena.

Quell’ insufficiente azione che si è fatta finora è dovuta solamente all’ intervento o dei Corpi centrali – DIA, GICO, SCO, ROS ecc – o all’ iniziativa di qualche singolo operatore locale che si avvale o della sua personale memoria storica o di supporti informatici che si è costituito da sé negli anni.

Commissariati, stazioni, brigate, compagnie, a quanto si dice in ambienti informati, non si sono, nella maggior parte dei casi, dotati di archivi informatici in grado di fornire un quadro dettagliato e completo di ogni singolo soggetto- o comportamento – in odor di mafia presente ed operante sui singoli territori e di ogni eventuale suo sodale collocato negli ambiti della politica, dell’ economia, delle istituzioni e delle professioni.

Non solo.

E’ raro, inoltre, che si sia fatto o si faccia ricorso a quelle fonti di informazione, come l’ ABI ecc. , in grado di fornire notizie circa l’ entità e la lecitezza dei capitali investiti.

Il risultato di tali gravissime carenza è l’ assenza di un’ azione investigativa adeguata sul piano dell’ acquisizione dei patrimoni e della provenienza e tracciabilità di quei capitali.

Non si sono fatte e non si fanno, in parole povere, indagini patrimoniali.

Un esempio?

In provincia di Frosinone in un anno la Guardia di Finanza ha svolto ben 140 indagini patrimoniali; in provincia di Latina solamente 3 (tre).

Ci sarà un “ perché”!

Situazione più o meno analoga sembra esistere anche in provincia di Viterbo, dove, per la vicinanza di quest’ area al territorio di Civitavecchia e del suo Porto, occorrerebbe un’ azione investigativa di alto profilo e particolarmente incisiva.

Grazie a Dio e alle continue denunce di qualche giornale e – perdonateci la presunzione – della scrivente Associazione, sono state colmate le carenze che si lamentavano circa il comportamento della vecchia Procura della Repubblica di Latina, carenze ben evidenziate da alcune annotazioni scritte dai PM della DDA Drr. De Martino e Curcio nel contesto delle inchieste “ Damasco” su Fondi, inchieste che, pur apprezzabili, meriterebbero, a nostro avviso, degli approfondimenti relativamente ai tantissimi investimenti che vengono effettuati sull’ intera area soprattutto nei settori dell’ edilizia, del commercio, del tempo libero ecc.

Restano tutte in piedi, però, le carenze drammatiche che riguardano l’ azione investigativa ai livelli provinciale e locale.

Se non si darà luogo urgentemente ad una riorganizzazione radicale e basata più sulla qualità che non sulla quantità del personale delle forze di polizia, tutto quello che è stato fatto e si farà da parte di noi tutti per combattere le mafie in provincia di Latina sarà stato e sarà vano.

Non concordiamo con quanti, non conoscendo bene la situazione ed ignorando il problema centrale, si affannano a richiedere un rafforzamento degli organici.

Problema centrale che riguarda, invece, la “ qualità” dell’ azione investigativa, l’ assenza di un lavoro di intelligence.

Non si può continuare a pretendere che tutto debba continuare ad essere fatto da personale inquirente proveniente da altre province ed altri distretti.

Della situazione esistente in provincia di Latina, volendolo, già si conoscono nel dettaglio gli elementi sufficienti per delineare il “ quadro”.

Basterebbero prendere e studiare in maniera approfondita – cosa che non è stata mai fatta finora, purtroppo-gli atti della vecchia inchiesta “ Formia Connection” nella parte che riguarda il presunto “ voto di scambio” , oltre a quelli delle inchieste “ Damasco” su Fondi, domandandosi alla fine, il “ perché “ di tante cose, di tante distrazioni.

Basterebbe, inoltre, domandarsi il “ perché” non si sono fatte e non si fanno indagini patrimoniali da parte dei presidi locali.

Basterebbe, poi, intervenire con determinazione sui Comandi Generali e sul Ministero dell’ Interno per esigere, in tempi brevi, provvedimenti adeguati.

Solo con interventi del genere si può contribuire a cominciare ad affrontare seriamente il problema del radicamento mafioso in provincia di Latina, una provincia dove, purtroppo, nessun contributo positivo può al riguardo attendersi da un tessuto sociale in larga parte omertoso e da un impianto politico disattento in parte e oggettivamente responsabile in un’ altra, finora minima per fortuna.

Cordiali saluti

LA SEGRETERIA REGIONALE