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Lettera a don Ciotti

Questa lettera  aperta della responsabile della Confedercontribuenti  a Don Ciotti  é sintomatica  del grave  imbarazzo che  attraversa tutto il mondo della cosiddetta “antimafia sociale”.A noi dispiacciono queste polemiche  che  indirettamente  ledono l’immagine e  la credibilità di noi tutti ma alcuni fatti che sono stati resi noti –ultimo dei quali le dimissioni clamorose  di La Torre  da Libera-rendono ineludibile  un chiarimento  generale  su tutto il mondo dell’”antimafia sociale”,sul suo “modello “ di operare e sui suoi rapporti con la politica e le istituzioni.Per noi dell’Associazione Caponnetto  l’”antimafia sociale” va inquadrata nel campo e nelle regole del volontariato  e,pertanto,tutto va fatto  senza alcun interesse né economico nè politico.GRATUITAMENTE .Il che esclude  ogni atto  che comporti  assegnazioni di qualsiasi bene pubblico,convenzioni,gestioni e quant’altro non sia  unicamente  INCHIESTA,DENUNCIA  e PROPOSTA in materia di lotta alle mafie.D’altra parte,se ormai tutti  ci sentiamo obbligati ad ammettere che le mafie  più pericolose  sono insediate  proprio nella politica e nelle istituzioni,appare evidente,oltre che DOVEROSA per chi ci crede  veramente,la necessità di tenersi lontani  ed indipendenti da queste,pur riconoscendo che  non tutte queste  sono corrotte e colluse con la mafia .Ed é con la parte sana di queste che  é necessario collaborare ,INDAGANDO E DENUNCIANDO,dando  un contributo  concreto e non fatto solo di parole e di slogan.Orbene  nessuno di noi  può e deve sottrarsi ,ad evitare  quel  fastidioso  e nocivo  appellativo  che Sciascia  attribuì  ai “professionisti dell’antimafia”,a quel confronto aperto  invocato da molti  sul “modo di fare antimafia”.Ci associamo,pertanto, alla richieste formulata  di CONVOCARE  al più presto possibile  a Roma  un incontro  dei responsabili di tutte le Associazioni e Fondazioni antimafia effettivamente operanti in Italia  perché si chiariscano una buona volta per sempre  percorsi e metodologie di una seria “antimafia sociale”.Aspettiamo una risposta al riguardo.

Mafia, Lettera Aperta a Don Ciotti: “Questa Antimafia non ci piace” 

Franca Decandia, vittima di mafia ed usura e coordinatrice nazionale di Confedercontribuenti, scrive una lettera aperta a Don Ciotti, simbolo nazionale dell’antimafia, fondatore del Gruppo Abele, come aiuto ai tossicodipendenti e altre varie dipendenze, e fondatore dell’Associazione Libera contro i soprusi delle mafie in Italia. Questa la lettera aperta che Decandia ha inviato a Don Luigi Ciotti oggi

libera don ciotti

Caro don Luigi Ciotti,

ci siamo conosciuti in VATICANO, Lei mi scrisse su un tovagliolino di carta “LUIGI” con il suo nr di cellulare per essere contattato. L’ho chiamata, per delle iniziative della associazione di cui faccio parte, fondata da vittime, ma forse non era abbastanza importante per meritare la Sua attenzione.

Vorrei esprimerLe il mio pensiero circa le considerazioni formulate dal Giudice della Dda di Napoli Maresca in merito alla gestione dei beni confiscati alla criminalità da parte dell’associazione LIBERA da Lei fondata.

Io non mi permetto di giudicare la legalità del Suo operato, anzi devo darLe atto che ha fatto tanto per l’antimafia, ha fatto tanto con i ragazzi, LIBERA è contro le mafie, e resta un esempio importante di coinvolgimento e sensibilità su una questione centrale per il nostro Paese. Ma piace dirle sinceramente che nello stesso tempo condivido i rilievi del giudice Maresca, perché un sistema troppo grande rischia di diventare incontrollabile se non vi è il coinvolgimento di attori diversi e non necessariamente di LIBERA nella gestione stessa delle cooperative create sui beni confiscati e le azioni delle strutture, a partire dai bilanci non diventano trasparenti come una campagna di vetro. Loro utilizzano beni confiscati e dunque patrimonio collettivo.

Caro don Luigi, credo che le associazioni e cooperative andrebbero fatte oltre che con i giovani, anche con chi ha perso tutto, perché vittima di usura, estorsione e racket, forse andrebbero coinvolte altre realtà associative, che operano in tutto il territorio da anni, forse vanno rivisti i metodi di assegnazione dei beni confiscati. Si assiste ad una discriminazione dilagante tra le associazioni, penalizzando solo chi ha contribuito alla nascita delle associazioni: LE VITTIME che vanno aiutate e tutelate, invece non si capisce la motivazione per cui una volta spente le luci della ribalta, vengano allontanate, trattate da decerebrati e vengono prese decisioni per loro.

Don Luigi, è ora di finirla con ASSOCIAZIONI SNOB, che parlano di problemi in terza persona perché non vogliono avere le vittime in mezzo ai piedi: questo non dovrebbe accadere! Dovremmo rispettare il lavoro anche di altre Associazioni, se fatto bene. I beni che vengono confiscati devono produrre reddito per le famiglie che hanno perso tutto. Quello che Le rimprovero, come a qualche altro, è questa discriminazione: o siamo come voi o non esistiamo!

Assieme ai miei amici della CONFEDERCONTRIBUENTI vorremmo, caro don Luigi, che tutte le Associazioni oneste operassero in sinergia, non separati, ma uniti davvero per la LEGALITA’, LA GIUSTIZIA, E SOPRATUTTO AIUTO VERO AI PIU’ DEBOLI.

Come Lei ben sa, le persone giustamente denunciano rischiando la vita e perdendo tutto, ma dei beni confiscati, case comprese non si sa che fine facciano. Probabilmente sarebbe il caso di dare case e aziende alle vittime che hanno perso le loro, a causa dell’estorsione e dell’usura; non è utopia, ricordiamo poi che le vittime a qualsiasi associazione appartengano, hanno gli stessi diritti: per questo Io assieme a CONFEDERCONTRIBUENTI ci batteremo sempre mettendo al primo posto gli esseri umani, soprattutto i deboli e i dimenticati.

Confedercontribuenti tutela anche i clienti delle BANCHE che agiscono in modo scorretto, perché non ha paura di denunciare. Se ci sono fatti e situazioni illegali vanno puniti i responsabili, siano essi criminali di strada o con cravatta e colletto bianco: Noi ci occupiamo delle vittime delle banche, noi ci siamo costituiti parte civile nel processo a mafia capitale: non ci fanno paura, denunciamo la criminalità a 360 gradi.

Mi dispiace dover concludere questa lettera dicendogli che sono delusa da Lei, don Luigi e da Don Marcello Cozzi, che peraltro era un amico, in tre anni non avete avuto modo di rispondere ai miei inviti; al contrario quando si tratta di associazioni di élite LIBERA e Lei siete sempre la presenti.

Ma ho voglia di continuare a credere che tutto cambierà e che Lei sarà insieme a tutti protagonista.

Io sono ORGOGLIOSA DI CONFEDERCONTRIBUENTI, ma sarei ancora più felice se la battaglia alla mafia, al racket e alle estorsioni diventasse un patrimonio di lotta comune oltre le sigle.

La saluto cordialmente.