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Legalità?

Legalità?

Da Giorgio Stracquadanio – 22 Febbraio 2020

Negli ultimi venti anni la parola legalità insieme alla parola antimafia sono stati i sostativi più usati e abusati. In nome e per conto di queste due parole sono nati e si sono moltiplicati una marea di professionisti, molti anche farlocchi. Questa storia, forse, spiega cosa e su quali temi dovrebbe avvenire  il contrasto alle mafie.
Quando con il lavoro riesci solo a sopravvivere è la peggiore delle disperazioni. Io ero disperato, non riuscivo a soddisfare le esigenze legittime della mia famiglia, le esigenze no i vizi, LE ESIGENZE!! I libri per la scuola, il mutuo, le bollette, u manciari … le esigenze, solo le esigenze …”Michele ripeteva la parola esigenze con gli occhi gonfi di rabbia e pronti ad esplodere in un pianto collerico. Quel breve discorso raccontava una grande verità: la provvisorietà economica è anche provvisorietà esistenziale. Chi lo ascoltava gli fece un cenno con la testa, come a dire: “continua a sfogarti”. Lui capì e riprese a parlare con la stessa intensità.“Quando fui assunto alla segheria di Peppe u Turcu (uomo di panza e di sostanza ndr)lui in persona, senza neanche guardarmi in faccia (era troppo impegnato a traffichiare con lo telefonino)mi disse quali erano le condizioni:- Il tuo stipendio sarà di mille euro al mese … anche se nella busta paga troverai scritto un importo superiore prenderai sempre mille euro al mese. Non cercare gli 80 euro di Renzi, gli assegni familiari o lo straordinario … CCA’ STI COSI NON ESISTONO … se ti conviene la situazioneè questa, viceversa quella è la porta …” e con il gesto della mano mi indicò l’uscita.Non avevotante altre possibilità. In tasca avevo una bolletta scaduta da dieci giorni e la banca mi aveva telefonato tre volta per la rata del mutuo. Gli dissi di si.Peppeu Turcu, distogliendo un attimo gli occhi dallo schermo del suo telefonino e guardandomi appena mi disse:- vai in quell’ufficio e firma le carte che ti fa vedere la signorina”. Firmai il contratto e subito dopo un signore, che tutti chiamavano “u sorvegliante”, mi disse cosa dovevo fare. Fu così che tre anni fa iniziai a lavorare ‘nta segheria ro Turcu”.
Chi lo ascoltava gli domandò: “
scusami Michè, ma quanti operai lavoravano nella segheria?”
La risposta fu immediata: “
circa quaranta … e le condizioni erano identiche per tutti. C’era chi prendeva un po’ di più ma solo perché lavorava da più tempo … e comunque, nessuno prendeva gli 80 euro, gli assegni familiari e lo straordinario”.
Facendo un conto approssimativo, per ogni lavoratore erano da tre a cinque mila euro l’anno di “trattenute obbligatorie”, moltiplicando per il numero dei dipendenti si arrivava a circa 150 mila euro l’anno; per tre anni – il tempo trascorso dalla firma del contratto di Michele – erano quattrocentocinquantamila euro (€ 450.000,00). Soldi, fatica, diritti, sottratti
“ppi sucu di mafia” a chi lavorava.
Mentre chi lo ascoltava pensava a quella somma Michele continuava il suo racconto:
“Mi aggrappai mani e piedi a quelle mille euro, erano una certezza, una scarsa certezza, ma c’erano.Con mille euro al mesese hai un mutuo di quattrocento euro si arranca. In famiglia siamo in quattro e mia moglie non lavora…Sapevo chi fosse Menu u Turcu, tutti conoscevamo la sua storia, ma ci permetteva di campare … MALE! … ma si campava.Poi, quella mattina, tutto cambiò … elicottero, auto della polizia e poi poliziotti che spuntavano da tutte le parti. La prima cosa che pensai fu: ho perso il lavoro. Quel pensiero, incrociando lo sguardo di chi faticava con me, divenne collettivo: ABBIAMO PERSO IL LAVORO.
Seguirono giorni di preoccupazione. L’azienda fu confiscata.Arrivò l’amministratore giudiziario. Si persero subito alcune commesse (quasi sicuramente erano clienti che compravano i nostri prodotti ma li pagavano in nero, senza fattura).Ma quando a fine mese arrivò lo stipendio la sorpresa (per tutti) fu grande. 1.420,00. Minchia, c’era tutto. Le 80 euro di Renzi, gli assegni familiari, pure lo straordinario. La regola, u giustu, quello che mi spettava … lo prendevo per la prima volta dopo tre anni. TRE ANNI!! questa è laLegalità … e no ddacosa cuntata da certi politicanti o da qualche parrino … NOO! …quella è una minchiata da salotto, chiacchiere digente cca’ panza cina che non conosce manco lontanamente il significato della parola difficoltà.
Michele, con gli occhi sempre più gonfi, non aveva solo raccontato i suoi disagi, aveva fatto una lezione.
Si salutammo, ma prima di andarsene Michele rivolgendosi a quella persona disse: “l’azienda ha
superato la fase critica, ora va bene, l’amministratore ci ha detto che “possiamo diventare imprenditori di noi stessi” … non sarà facile … ma si è aperta una strada … per formare … una … cooperativa …” e scoppiò finalmente a piangere.

P.s. la storia è vera, i nomi invece sono di fantasia.

Fonte:https://www.laspia.it/