LE SOFFIATE AL BOSS FRANCESCO ARENA, ASSOLTI IL POLIZIOTTO ‘PENNA BIANCA’ E ALTRI TRE COLLEGHI
Sono stati assolti i quattro poliziotti e un medico, imputati nel processo sui presunti rapporti con il boss dello spaccio Francesco Arena, anch’egli scagionato. La Prima sezione penale del Tribunale (presidente Letteria Silipigni, componenti Concetta Maccarrone e Giovanni Albanese), ha assolto con formula piena, «perché il fatto non sussiste», lo stesso Arena, e poi Giuseppe Bartuccio, Giovanni e Domenico De Michele, Marco Rappazzo e Francesco Asciutto. Una sentenza che ribalta, tra le altre cose, le richieste di condanna avanzate dal pubblico ministero Francesco Lo Gerfo: 7 anni e mezzo per Bartuccio, 7 anni per Arena, 2 anni e 6 mesi di reclusione per Giovanni De Michele, 2 anni per Asciutto e Rappazzo e 1 anno nei confronti di Domenico De Michele. Hanno difeso gli avvocati Salvatore Silvestro (Bartuccio, Domenico De Michele e Asciutto), Tancredi Traclò (Arena), Antonio Centorrino (Rappazzo) e Antonino Foti (Giovanni De Michele).
L’ACCUSA
Secondo l’accusa originale gli agenti avrebbero rivelato informazioni su indagini in corso a Francesco Arena che insieme al padre Michele tirava le fila dello spaccio della droga a Valle degli Angeli. Un quartiere-fortino le cui mura sono saltate a gennaio del 2019 con l’operazione della Squadra Mobile “Vicolo cieco”. Ma ci sarebbero stati, secondo la procura, anche dei poliziotti “amici”.
Uno di loro è Giuseppe Bartuccio (‘penna bianca’), che avrebbe rivelato ad Arena quali erano le indagini a suo carico, facendogli capire che vi erano all’orizzonte arresti imminenti. Informazioni in cambio di denaro, secondo gli investigatori. Da qui l’accusa di corruzione per l’agente, allora in servizio alla Squadra Mobile, e finito nelle intercettazioni telefoniche delle quali lui stesso sconosceva l’esistenza.
Non sarebbero le uniche “soffiate” di Bartuccio ai criminali. Avrebbe infatti rivelato ad alcuni pregiudicati dettagli sull’omicidio di Giuseppe de Francesco, il giovane freddato a Camaro il 9 aprile di cinque anni fa (avrebbe rivelato ai pregiudicati Gaspare Caracci e Alberto Di Blasi e a Gaetano Alessandro l’autore dell’omicidio), le circostanze dell’arresto dell’autore e il movente. Mentre lavorava all’inchiesta sul ferimento di Angelo Arrigo, avvenuto nell’aprile del 2016, Bartuccio nell’immediatezza del fatto avrebbe inoltre rivelato alla convivente della vittima il possibile movente e, soprattutto, le ha preannunciato una perquisizione domiciliare alla ricerca di cocaina.
Le prove sono contenute in una serie di intercettazioni captate proprio nell’indagine “Snife”, condotta dai carabinieri.
Indagati anche il poliziotto Domenico De Michele, allora in servizio a Messina Sud, il figlio Giovanni, anche lui agente, e Marco Rappazzo. Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari siglato dalla Procura (l’inchiesta fu gestita a suo tempo dal sostituto Liliana Todaro e dalla collega Federica Rende) ci sono i nomi anche di due medici, Francesco Asciutto e Francesco Peditto (poi uscito dall’inchiesta). I due medici, secondo l’accusa originale, avrebbero certificato a Rappazzo una malattia inesistente che gli ha permesso di usufruire di 10 giorni di riposo. L’accusa era di falso ideologico.
Domenico De Michele, invece, avrebbe “coperto” Arena, chiudendo un occhio di troppo su alcune violazioni dello spacciatore, mentre Giovanni De Michele è indagato per truffa per alcuni casi di assenteismo quano era in servizio al commissariato di Villa San Giovanni.