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Le mire sugli appalti dei rifiuti: i riflettori della Dda nel Sud Pontino

QUALCUNO DICEVA CHE NON  VEDEVA MAFIOSI INTORNO A LUI A GAETA E NEL  SUD PONTINO.DIFFIDATE SEMPRE DI TUTTI COLORO CHE NEGANO L’ESISTENZA DELLOA MAFIA NEL PROPRIO TERRITORIO IN QUANTO LA MAFIA E’ DOVUNQUE.

Le mire sugli appalti dei rifiuti: i riflettori della Dda nel Sud Pontino

Gaeta – Qualcosa è andato storto, dopo una sentenza del Tar. I Comuni di Gaeta e Minturno nel 2016 si erano iscritti alla centrale Asmel

Graziella Di Mambro

13/01/2022 16:30

Il gruppo considerato vicino ai casalesi che aveva messo gli occhi su una serie di gare d’appalto dei rifiuti e sul porto di Gaeta per spedirne una larga parte in Bulgaria aveva anche altre mire. La Dda di Napoli, nell’inchiesta che vede tra i principali soggetti coinvolti Carlo Savoia, Pasquale Vitale, Gennaro Cardone, Anna Scognamiglio ed Ernesto Cardella, ha prodotto anche il contenuto di documenti ritrovati durante le perquisizioni e che provano l’interesse del gruppo a turbare le gare d’appalto di 44 Comuni, quasi tutti del casertano. Con due eccezioni: Gaeta e Minturno, i quali in quel momento stavano per indire la gara per la gestione del servizio rifiuti nelle rispettive città.

Il sodalizio, in fondo, era nato con lo scopo di «commettere più delitti di turbata libertà degli incanti, turbata libertà dei procedimenti di scelta del contraente e di corruzione». Le prove circa la volontà di inquinare le gare sui rifiuti in 44 città sono contenute nella lista trovata nella sede della società Xeco srl, riconducibile a Carlo Savoia, presso il centro direzionale di Napoli, Isola E7. L’appalto al Comune di Minturno vale 35 milioni di euro, quello di Gaeta circa 50 milioni, dunque erano considerati due contratti appetibili e probabilmente raggiungibili con i metodi dell’inquinamento della gara. Va detto che nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Savoia e degli altri indagati non è riportata la contaminazione dell’appalto aggiudicato a Minturno né nella procedura ancora in essere a Gaeta, diversamente da altre città campane espressamente richiamate e dove ha contato la compiacenza di amministratori e funzionari.

C’è un dettaglio però in questa vicenda che «giustifica» ciò che si verificò in quel periodo del 2016: presso la stessa palazzina E7 del centro direzionale di Napoli aveva sede la centrale di committenza Asmel, che si occupava di appalti dei rifiuti e alla quale ogni Comune poteva iscriversi per affidare alla centrale la selezione del gestore e relativa gara anziché svolgerla in proprio. Sia il Comune di Minturno che quello di Gaeta in epoca antecedente il 2016 scelsero di rivolgersi alla Asmel perché di lì a poco fosse quella centrale a scegliere la società di gestione del loro servizio. Procedura che poi è saltata perché una sentenza del Tribunale amministrativo stabilì che i Comuni dovevano rivolgersi per le gare d’appalto a centrali territoriali.

Ed è questa la ragione per la quale la gara del Comune di Minturno è stata gestita dalla «piccola» Cuc di Formia, mentre a Gaeta la gara d’appalto è tuttora in fieri. Il collegamento con il clan dei casalesi risiede nel ruolo e nei contatti di Savoia. Ecco cosa scrive di lui il gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare: «Ad onta della sua incensuratezza, la personalità di Savoia appare assolutamente allarmante. L’inizio della sua fortuna imprenditoriale è stata delineata dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Luigi Cassandra, Giuseppe Valente e Nicola Schiavone che, sostanzialmente lo hanno definito un imprenditore legato a Nicola Ferraro, Nicola Cosentino ed in ultima analisi al clan dei casalesi».

Fonte: https://www.latinaoggi.eu/news/cronaca/199472/le-mire-sugli-appalti-dei-rifiuti-i-riflettori-della-dda-nel-sud-pontino