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Le mani sulla città del “Comitato d’affari” del clan. Che prometteva assunzioni in Acea

Le mani sulla città del “Comitato d’affari” del clan. Che prometteva assunzioni in Acea
L’Espresso, Martedì 12 Luglio 2016

Le mani sulla città del “Comitato d’affari” del clan. Che prometteva assunzioni in Acea
Dieci persone indagate, accusate di far parte di una cricca collegata alla ‘ndrangheta. Così poche persone hanno deciso il destino di appalti milionari. Al posto delle mazzette, consulenze e assunzioni per figli e amici. Con tentacoli che arrivano fino dentro il potere romano

DI GIOVANNI TIZIAN

Il cerchio magico e invisibile della ‘ndrangheta è altro rispetto al braccio armato. È un gruppo riservato di uomini d’affari che utilizzano e sfruttano dirigenti pubblici, funzionari comunali, politici, senatori, giornalisti, imprenditori, che avrebbero dovuto curare l’interesse collettivo e che invece hanno preferito curare interessi privati. Insomma una mafia che entra e partecipa direttamente al «comitato d’affari» in grado di gestire la macchina amministrativa comunale.

L’operazione Reghion, condotta dai Carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Reggio Calabria e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia reggina, ha portato al fermo di 10 persone e al sequestro di beni per 42 milioni di euro. Con l’accusa a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, turbativa d’asta, truffa aggravata, corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, intestazione fittizia di beni, estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Gli indagati sono Domenico Barbieri di 52 anni; Vincenzo Carmine Barbieri di 54 anni; Antonio Franco Cammera di 56 anni; Marcello Cammera di 60 anni (dirigente del settore cultura-turismo-istruzione e sport del comune di Reggio Calabria, all’epoca delle indagini dirigente del settore servizi tecnici); Bruno Fortugno di 62 anni (funzionario del settore servizi tecnici e alta professionalità per il servizio idrico integrato del comune reggino); Domenico Kappler di 56 anni, ex senatore di An e attuale commissario del partito Fratelli d’Italia in Calabria; Sergio Lucianetti di 70 anni (Titolare di impresa); Luigi Patimo di 44 anni (Country manager in Italia del colosso spagonolo Acciona Agua S.L.); Alberto Scambia di 66 anni e Mario Scambia di 76 anni. Inoltre sono state sequestrate 14 società e due esercizi pubblici.

L’indagine è il seguito dell’operazione “Fata Morgana”, e va letta con riferimento alle attività di Paolo Romeo, l’ex deputato Psdi attualmente detenuto in carcere dopo l’arresto del 9 maggio scorso perché sospettato di appartenere a una associazione segreta che avrebbe condizionato l’attività degli enti locali. Romeo, in passato, è già stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Una grana che non ha impedito all’avvocato, con un passato nell’estrema destra, di contare ancora parecchio nelle dinamiche del potere cittadino.

«Siamo stati costretti ad intervenire con provvedimenti contenutisticamente complessi» ha spiegato Cafiero de Raho durante la conferenza stampa «e grazie alla capacità investigativa dei carabinieri siamo riusciti a colpire in modo approfondito appartenenti all’amministrazione comunale di Reggio Calabria, in particolare il settore dei Lavori pubblici».

In questo settore per moltissimo tempo ha lavorato il dirigente Marcello Cammera. Ricopriva un ruolo strategico per l’organizzazione: «Responsabile unico dei provvedimenti in numerosi bandi di gara». E, come risultata da numerose intercettazioni, è un «uomo di Paolo Romeo». Cammera, secondo gli investigatori, è stato corrotto dall’ex senatore Domenico Kappler, attualmente commissario del partito di Giorgia Meloni in Calabria. Per ottenere il suo scopo, secondo l’accusa, Kappler avrebbe corrotto il funzionario del Comune reggino Marcello Cammera, attraverso Risorse per Roma spa un incarico professionale.

Ma non è finità qui. Perché i tentacoli del comitato d’affari legato alla ‘ndrangheta arrivavano fino a Roma. Nelle carte viene citata più volte Acea Spa. Proprio Keppler infatti ha dimostrato di avere «significativa capacità d’influenza presso la Acea S.p.a». Tanto da promettere a un indagato l’assunzione del figlio nella società romana. Domenico Kappler avrebbe dovuto fare da tramite con un altro amico di vecchia data, «tale Ing. Bossola amministratore di Acea». Assunzione promessa sempre come prezzo della corruzione. La cosa non si realizza solo perché nel frattempo un altro della cricca assume il giovane prima dell’intervento dell’ex senatore.

L’affare più ghiotto finito nelle mire del «comitato» è l’appalto pubblico da 250 milioni di euro, in project financing, «per il completamento e l’ottimizzazione del sistema di depurazione delle acque, nonchè la gestione delle risorse idriche di Reggio Calabria». Chi ha indagato ha utilizzato termini molto duri su questo episodio di corruttela: «Esempio paradigmatico del mercimonio delle funzioni pubbliche e della sottomissione dell’interesse pubblico, tanto disarmante e desolante, quanto eclatante».

In questa vicenda è coinvolta anche la società spagnola Acciona Agua. Il manager italiano indagato si chiama Luigi Patimo e i pm gli contestano di aver promesso al dirigente comunale l’assunzione del figlio Paolo in una società collegata alla multinazionale di cui fa parte. Non solo. Il rappresentante del colosso spagonolo avrebbe promesso altre consulenze e assunizioni sempre a Cammera. Favori, promesse, mazzette camuffate da consulenze che hanno poi, seconto l’accusa, portato all’aggiudicazione dell’appalto da parte del Raggruppamento temporaneo di imprese composto dalla spagnola Acciona Agua Servicios ed Idrorhegion Scarl, che, stando all’atto d’accusa, grazie alla corruzione aveva potuto presentare il minimo ribasso dello 0,1 per cento. Con una beffa finale per i cittadini: lo schema di convenzione che la Giunta comunale di Reggio Calabria avrebbe dovuto sottoscrivere sarebbe stato redatto in maniera sbilanciata in favore del concessionario, prevedendo che i maggiori costi avrebbero zavorrato le bollette dell’utente finale.

Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha intanto sospeso dal servizio, senza retribuzione, Cammera, con cui era già in pessimi rapporti tanto da cambiarlo di ufficio, e gli altri dipendenti e funzionari coinvolti nell’inchiesta. «Oggi abbiamo evidenziato un segmento di quanto quella rete associativa, mafiosa, segreta, che opera nella provincia di Reggio Calabria riesca a condizionare e a infiltrare le pubbliche amministrazioni», ha aggiunto Federico Cafiero De Raho, che ha concluso: «In questo caso per condizionare il comune di Reggio Calabria nella parte che riguarda la burocrazia. Il più delle volte lo scioglimento per mafia riguarda la parte elettiva, non anche la parte della burocrazia, che finisce per essere quella che crea maggiori difficoltà ed è in grado di stringere maggiori rapporti con il tessuto criminale locale. L’indagine è iniziata quando il Comune era commissariato, ma già allora si aveva la netta sensazione che i commissari prefettizi fossero distanti rispetto a quei dirigenti amministrativi che certamente destavano sospetti, e anche per i commissari prefettizi è stato molto difficile operare a Reggio Calabria, laddove il dirigente del settore lavori pubblici era una persona che si muoveva con rapporti che oggi soltanto abbiamo potuto vedere quali fossero».

Non basta, dunque, sciogliere un consiglio comunale e mandarci dei commissari, se poi dirigenti, funzionari e impiegati collusi restano al loro posto.