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Le mani delle mafie in aziende, bar e ristoranti: nell’anno della pandemia boom di interdittive e strani passaggi societari

L’Espresso

Le mani delle mafie in aziende, bar e ristoranti: nell’anno della pandemia boom di interdittive e strani passaggi societari

Il report dell’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazioni nell’economia da parte della criminalità organizzata. In calo quasi tutti i reati, tranne usura, truffe e frodi informatiche

di Antonio Fraschilla

20 MAGGIO 2021

Nell’anno della pandemia, nei mesi della crisi economica più pesante dal secondo Dopoguerra per interi comparti, le mafie forti di capitali liquidi enormi a disposizione hanno aumentato il loro giro di affari e di azione soprattutto. Puntando ad entrare in aziende in difficoltà, piccole e medie, e nelle attività commerciali nei settori più colpiti dalle chiusure, bar e ristoranti soprattutto. La ‘ndrangheta guida questa classifica, seguita a ruota da Camorra e Cosa nostra.  I dati del Report dell’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazioni nell’economia da parte della criminalità di tipo mafioso lasciano poco spazio ai dubbi. La pandemia per le mafie è stato un affare.

Il report, che mette insieme le operazioni di polizia giudiziaria fatte tra la fine del 2019 e l’inizio del 2021 da carabinieri, guardia di finanza e polizia, registra innanzitutto «un incremento del 7 per cento delle segnalazioni per operazioni sospette analizzate nel 2020 rispetto al 2019 e un aumento del 9,7 per cento del numero delle società colpite dai provvedimenti interdittivi antimafia nel periodo marzo 2020-febbraio 2021 rispetto all’analogo arco temporale precedente». Un incremento dovuto anche ad un rafforzamento dei controlli, ma non solo. I settori più interessati dalle variazioni societarie sono rappresentati dal settore immobiliare e da quello del commercio. Nel dettaglio le variazioni, indice di possibili interferenze con il cambio di componenti nei ruoli apicali, oppure con cambio di codice Ateco, si sono registrate nel settore immobiliare (più 10 per cento), commercio al dettaglio (più 9 per cento), commercio all’ingrosso (più 8,9 per cento), costruzioni (più 8 per cento) e servizi di ristorazione (più 7 per cento).  La gran parte delle variazioni societarie anomale si sono registrate al Nord (645 mila), poi al Centro (319 mila) e al Sud (352 mila). Le regioni dove si è registrato, in valore assoluto, il numero maggiore delle variazioni societarie considerate sono la Lombardia, il Lazio, il Veneto, la Campania e l’Emilia Romagna in entrambi i periodi.

Nello stesso arco di tempo sono cresciuti di quasi il 10 per cento le interdittive antimafia: tra marzo 2020 e febbraio 2021 sono state 902 le interdittive e tra queste 479 società avevano registrato variazioni societarie (il 53 per cento). Nel dettaglio è la ‘ndrangheta a fare la parte del leone, da sola ha portato a quasi 267 interdittive con variazioni societarie imposte dall’associazione criminale, seguita dalla Camorra con 105 interdittive, da Cosa nostra con 70 interdittive e dalla Sacra corona unità con 35 provvedimenti.  Sul fronte delle variazioni societarie anomale, e segnalate dagli organi inquirenti, in testa a livello regionale c’è la Calabria (71) seguita da Lombardia (68), Campania (68), Sicilia (63) ed Emilia Romagna (42).

Dati che dimostrano come nell’anno della pandemia le organizzazioni criminali abbiano rafforzato il loro potere. Non a caso mentre tutti i reati tra il 2019 e il 2020 sono in calo, per effetto dei e dei maggiori controlli sul territorio, l‘unico reato che insieme alle truffe cresce e cresce più di tutti è quello dell’usura, con un più 16 per cento. Anche qui nel mirino soprattutto piccole aziende, bar e ristoranti.

«Il Viminale sta lavorando da più di un anno per rafforzare il cordone di sicurezza intorno alle aziende e alle attività economiche che – dice la ministra Luciana Lamorgese – proprio in questa fase di riaperture ma anche di persistente vulnerabilità finanziaria dovuta a una crisi senza precedenti, sono insidiate su più fronti dalla strategia di espansione delle mafie».

«I report periodici dell’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazioni nell’economia da parte della criminalità di tipo mafioso – che ho voluto insediare già nella primavera del 2020 – ci consentono di sfruttare al meglio una rete di sensori diffusa in tutto il Paese. In particolare, l’ultimo rapporto, il quinto, accende un faro sul fenomeno delle variazioni societarie durante la pandemia come possibili indizi di contaminazioni, fornendo un indispensabile strumento di analisi per prevenire i tentativi di alterazione del mercato, di inquinamento del tessuto economico e di condizionamento degli appalti e delle gare pubbliche», conclude  Lamorgese a margine del quinto report diffuso dall’Organismo permanente, presieduto dal prefetto Vittorio Rizzi, vice direttore generale della Pubblica sicurezza.