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Le mafie ringraziano. C’è da stupirsi?

Di Giulio Cavalli -30 Marzo 2023

Con il nuovo codice degli appalti il 98% di quelli pubblici verrà sottratto ai controlli e alla libera concorrenza. E i Comuni sono la parte più vulnerabile e più facile da infiltrare

Io non so se ci si renda conto di cosa contiene il nuovo Codice appalti che Salvini si è subito intestato. Non so cosa altro serva oltre alle parole gravissime di chi lavora nel settore di quegli appalti. “Sotto i 150.000 euro va benissimo il cugino o anche chi mi ha votato e questo è un problema, soprattutto nei piccoli centri”, ha detto ieri il presidente Giuseppe Busia di Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, riferendosi agli affidamenti senza gara che, allargati a dismisura durante la pandemia, ora diventano strutturali.

Non so cosa altro serva oltre ai numeri (i numeri non sono opinioni) che ci dicono che il 98% degli appalti pubblici verrà sottratto ai controlli, al mercato, alla libera concorrenza. Non so cosa altro serva per capire che proprio mentre stanno arrivando ingenti somme dall’Europa (se arrivano, se Meloni e compagnia non continueranno a fare troppo casino anche con il PNRR) si decide di lasciare mano libera ai profittatori che potranno agevolmente infilarsi.

Non so cosa altro serva per indignarsi oltre a Matteo Salvini che esulta per essere riuscito a includere negli appalti che verranno anche imprenditori indagati, imputati, a processo o condannati con patteggiamento (anche definitivo) per bancarotte, reati tributari, societari e urbanistici, corruzioni, traffici di influenze, turbative d’asta o frodi in pubbliche forniture. Dice Salvini che escluderli sarebbe da “sistema sovietico”. Li sentite i bicchieri tintinnare mentre questi brindano?

Non so cosa serva oltre alle parole dei sindacati. “Se non arriveranno risposte – ha spiegato a Repubblica Alessandro Genovesi, segretario generale di Fillea Cgil, la categoria degli edili – dal primo luglio, quando il nuovo Codice degli appalti entrerà in vigore, siamo pronti ad avviare una stagione di vertenze sindacali e legali a partire dalle responsabilità delle stazioni appaltanti: Comuni, Regioni, Anas, Ferrovie. Qui siamo passati dal fare presto e bene, a spendere a prescindere e non per forza bene”. Per Pierpaolo Bombardieri, leader della Uil, così ci saranno “gare al massimo ribasso e si rischia di indebolire tutto ciò che si è provato a costruire per la sicurezza sul lavoro e per l’applicazione dei contratti, soprattutto nell’edilizia. La logica della semplificazione che si scarica sempre sui lavoratori non è più accettabile”.

Oppure si potrebbe ascoltare Vincenzo Musacchio. Musacchio non è uno qualunque: criminologo forense, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Musacchio è stato chiamato nel 2022 dal Presidente della Commissione Bilancio del Parlamento europeo come consulente per occuparsi del controllo sullo stanziamento dei fondi europei (tra cui il Pnrr) elaborando proposte d’interventi per evitare le infiltrazioni mafiose proprio su questi aiuti. Musacchio dice: “Nel nuovo testo del Codice degli appalti il Consiglio dei ministri ha previsto un aumento del tetto sotto il quale è possibile affidare direttamente i lavori. Il nuovo tetto sarà di 500mila euro. Lo avevano chiesto i Comuni italiani e lo aveva fortemente sconsigliato l’Anac. A oggi la soglia è fissata a 40mila euro per l’acquisto di beni e servizi e a 150mila per l’affidamento dei lavori. Non condividevo la scelta del Governo Conte allora, non condivido oggi, a maggior ragione, quella del Governo Meloni”.

Le nuove mafie – spiega Musacchio – puntano da qualche tempo sugli appalti pubblici. I Comuni sono la parte più vulnerabile e quella più facile da infiltrare. Sfrondare il codice degli appalti in questo modo significa imbandire la tavola dove siederanno i mafiosi per lucrare e lo faranno persino legalmente. L’ultima relazione semestrale presentata dalla DIA al Parlamento ha illustrato come le organizzazioni criminali guardino agli appalti pubblici come una risorsa economica per incrementare i loro guadagni. Ben vengano le semplificazioni per aiutare amministrazioni pubbliche e imprese private, ma ben altro significa affidare direttamente, senza gara, i lavori fino a 500mila euro. In questo modo il sistema non solo non funzionerà meglio, ma si farà un regalo alle mafie favorendo anche la corruzione. Aggiungendo a ciò i subappalti liberi, il disastro sarà totale”.

Buon giovedì.

Fonte:https://left.it/2023/03/30/le-mafie-ringraziano-ce-da-stupirsi/