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Le mafie nella Capitale

Da  “LA REPUBBLICA” di   martedì   26 agosto 2008

 

 

 

“I     SOLDI    DELLA MAFIA      RICICLATI   IN CITTA’ 

 di Alberto Custodero

 

 

 

 

“ A Roma le mafie riciclano i soldi investendoli in patrimoni immobiliari “.

Non poteva non parlare di mafia,il nuovo Questore di Roma che arriva da Palermo,Giuseppe Caruso,forte dell’esperienza della cattura di boss del calibro    di  Bernardo Provenzano e  Salvatore Lo Piccolo,presentandosi ieri alla stampa,ha lanciato l’allarme riciclaggio,rifiutandosi di credere che “ i soldi della mafia siano  reinvestiti solo in Sicilia “.

E,ricordando che “ l’Italia,dopo USA,Cayman e Russia,” è la quarta” lavatrice” del mondo,il posto,cioè,dove vengono ripuliti i capitali sporchi.

Non ha voluto fornire altri particolari,il neoquestore della Capitale.Ma che i tentacoli della mafie stiano da tempo avvinghiandosi a Roma è cosa talmente nota che l’ex segretario dei radicali Rita Bernardini qualche mese fa non esitò a lanciare un J’accuse sul “ riciclaggio di denaro della criminalità organizzata intorno ai palazzi della politica”.

Non a caso,proprio di fronte a Palazzo Chigi fu scoperta la holding finanziaria della mafia italo-canadese  del clan Rizzato.

E il clan dei Casalesi,quello di cui parla Saviano in    Gomorra,ha addirittura tentato di acquistare la Lazio,investendo 24 milioni di euro nella società biancoceleste.

All’Esquilino c’è un esempio di globalizzazione mafiosa,con la jioint venture  fra il clan camorristico Mazzarello e la mafia cinese:

“ Negli ultimi anni-si legge nell’ultima relazione della Commissione Parlamentare Antimafia – a Roma si sono insediati gruppi criminali di origine colombiana che agiscono in collegamento diretto con le organizzazioni del narcotraffico della Colombia “.

L’infiltrazione della ‘ndrangheta e dei clan casertani sul litorale romano ha portato allo “ scioglimento del Comune di Nettuno a causa dei collegamenti con la cosca calabrese Fallace-Novella di Guardavalle”.

Le ‘ndrine Alvaro-Palamara,Pelle-Vottari-Romeo,Giorgi-Romano e Nireta-Strangio,infine,”hanno concentrato-dice la Commissione Parlamentare –i loro interessi nel tessuto economico della Capitale,con la costituzione di società fittizie per la gestione di bar,paninoteche,pasticcerie e ristoranti”.Proprio gli esercizi commerciali del centro storico in odor di mafia denunciati dai radicali “

Fin qui, “La Repubblica”.

Ma ci sia consentita una considerazione:

esclusi i radicali,che hanno parlato chiaro e forte,e,un po’,quelli di Rifondazione,non c’è nel Lazio una forza politica che abbia il coraggio di  denunciare con forza una situazione che si va deteriorando di giorno in giorno e  che si sforzi di suggerire l’elaborazione di strategie più moderne ed efficaci nell’azione di contrasto della criminalità organizzata.

Collusioni con la politica ed indagini patrimoniali. Su questi due versanti bisogna lavorare ,se si vuole frenare l’avanzata delle mafie nella conquista del Lazio.