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Le inefficienze, le omissioni, le carenze e le responsabilità dello Stato, oltre che della politica tutta, in materia di lotta alle mafie in provincia di Latina e nel Lazio.

Abbiamo affrontato nei giorni scorsi il problema delicatissimo e complesso della qualità delle indagini nel Basso Lazio e, in particolare, nella provincia di Latina e del funzionamento, sul piano, in particolare, della lotta alle mafie.
Il problema, ripetiamo, tocca aspetti di una delicatezza e di una complessità particolari, perché investe tutto il discorso della preparazione del personale operante, sia esso appartenente ai corpi locali di polizia che a tutto l’apparato giudiziario, inquirente soprattutto ma anche giudicante,
Al riguardo abbiamo aperto un confronto con i Ministri della Giustizia e dell’Interno e non demorderemo.
Ma il problema riguarda, oltre che gli apparati dello Stato sul territorio, anche quelli della politica e della società civile.
Non si può conseguire alcun successo di carattere definitivo e radicale nei confronti delle mafie se non c’è un concorso efficace e convinto da parte della società delle persone oneste.
Non si può dire -e questo lo dobbiamo ammettere per onestà intellettuale – che, almeno in provincia di Latina, sia mancata finora un’informazione corretta ed abbastanza sufficiente per far comprendere la corposità del problema “mafie”.
I tre quotidiani che vanno per la maggiore sul territorio pontino e che sono i più letti – Messaggero, Latina Oggi e La Provincia – hanno svolto finora un ruolo molto importante, in quanto pur con tutti i limiti ed i mali che affliggono oggi la maggior parte della Stampa, hanno sufficientemente informato e ben informano l’opinione pubblica.
Forse è mancato un approfondimento delle ragioni che hanno portato a questa situazione: delle ragioni e delle responsabilità perché, quando si leggono le dichiarazioni di Carmine SCHIAVONE fatte nel marzo del 1996 laddove si parla di una cinquantina di “soldati” pagati a 3 milioni al mese cadauno e sparsi in provincia di Latina e si viene a sapere che non sono state avviate indagini accurate per individuarli ed arrestarli, beh, allora ti cadono le braccia e vuol dire che gli apparati di sicurezza fanno acqua da tutte le parti.
Ed è alquanto grave il fatto che nessun partito, nessun parlamentare abbiano chiesto ai Ministri della Difesa, dell’Interno, dell’Economia i “perché” i vertici istituzionali pontini, Procura e forse dell’ordine, non hanno ritenuto di pperare di conseguenza.
E, inoltre, quando ti accorgi che da parte dell’organo locale di Governo -la Prefettura di Latina- mancano quegli stimoli e quella tensione che durante la gestione trascorsa avevano portato alle grandi inchieste su Fondi -inchieste che pur con tutti i loro limiti hanno, bene o male, scoperchiato in parte la pentola che era stata fino ad allora ermeticamente chiusa – ti viene spontanea la domanda: ” Ma il Ministro dell’Interno e gli altri suoi colleghi competenti vogliono effettivamente affrontare e risolvere il problema “mafie” in provincia di Latina???”.
Questo del funzionamento degli apparati dello Stato in provincia di Latina e, più in generale, nel Lazio sarà materia di tutta l’attività della nostra Associazione nel 2013 e siamo pronti ad aprire un contenzioso ufficiale e pubblico con i Ministri competenti della Giustizia, dell’Interno e della Difesa.
Un altro problema serio riguarda la società civile, la quale finora è apparsa imperdonabilmente distratta e spesso addirittura omertosa.
Non collaborativa.
Non parliamo, poi, delle burocrazie partitiche pontine e, purtroppo, anche laziali, avvinghiate solamente a logiche di potere che ci fanno vergognare di essere figli di questa terra.
Non sono bastati per scuoterla e farla, di conseguenza, reagire nemmeno i recenti scandalosi fatti avvenuti nella Regione Lazio, fatti che hanno confermato -anche se non ce n’era più bisogno – il livello di bassezza e di degrado raggiunto dalla politica e dalle istituzioni del Lazio e della Capitale.
Società, politica ed istituzioni nella regione della Capitale tutte e tre avvinghiate e naufraghe in un oceano di inefficienza, di impreparazione, di superficialità, di carenze, di omissioni e… fermiamoci qua…
Leggiamo proclami, comunicati alla stampa, dichiarazioni e, poi, di… pizzate, pedalate ed altre pagliacciate del genere,. quando, invece,… Roma brucia, i patrimoni mafiosi restano inattaccati, le forze di polizia si limitano a fare ordine pubblico e qualche operazione che si fa è solo per merito di corpi e personale che vengono da fuori regione o provincia, le Procure ordinarie continuano a non occuparsi di reati di mafia e nessuno parla di tutto ciò.
Ed i mafiosi ridono e continuano a fare alla grande i loro sporchi affari.
E ringraziano.
Ora veramente basta.
Il 2013 sarà l’anno in cui l’Associazione Caponnetto è determinata a mettere in piazza e sui tavoli dei Ministri competenti tutte le inefficienze, le omissioni, le carenze della classe politica e delle istituzioni locali.
E le eventuali collusioni di queste ultime con le mafie!!!
L’altro giorno abbiamo incontrato numerosi Testimoni di Giustizia e vittime di mafia provenienti da tutta Italia.
L’evento ci ha messo a contatto con una realtà che sapevamo grave, ma non così drammatica come ci è stata espressa.
La responsabilità è tutta dei partiti, nessuno escluso, e dei vertici istituzionali e tutto ciò DEVE finire.
Costi quel che costi.