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LE FOTO DELL’AMAREZZA. MARCIANISE ALLE ELEZIONI. Il suocero di Claudio Buttone a braccetto con Dario Abbate.

LE FOTO DELL’AMAREZZA. MARCIANISE ALLE ELEZIONI. Il suocero di Claudio Buttone a braccetto con Dario Abbate. Che tristezza. Naturalmente, davanti a un principio, Casertace non la fa buona a nessuno. Neppure a se stessa. Abbate, ora giustificati

Sono immagini che, purtroppo, parlano da se

MARCIANISE – Se la presenza di Cesare Restivo ad una delle ultime e più importanti manifestazioni elettorali di Dario Abbate fosse servita per esprimere una testimonianza del genitore di una donna che ha sposato Claudio Buttone, fratello, anch’esso recluso e pentito, di uno dei capi della camorra marcianisana; se fosse servita ad ascoltare il dramma di una famiglia che, per gli imponderabili e irrazionali misteri dell’amore, si è trovata suo malgrado ad imparentarsi con criminali che hanno ammazzato e fatto ammazzare centinaia di persone, allora avrebbe avuto un senso tenere Cesare Restivo in quella manifestazione e avrebbe avuto anche un senso farsi fotografare con lui, in quanto la foto avrebbe rappresentato la sanzione di una scelta testimoniale, di un microfono offerto alle complicate ragioni di un padre che, pur enunciando senza se e senza ma una condanna perentoria, irriducibile, senza sconti e senza remissioni per quelli che erano diventati, ripeto, suo malgrado il proprio genero e il proprio consuocero, chiede comprensione per la scelta di difendere il rapporto con sua figlia.

Magari un miglior senso nel momento in cui il signor Cesare Restivo avesse spiegato alla platea la storia di quell’appartamento che, nel 2013, i Carabinieri, su ordine di un giudice, dopo una richiesta della Dda, gli sequestrarono nel comune di Barile, in provincia di Potenza, in quanto lo considerarono, in pratica, un prestanome dei fratelli Bruno e Claudio Buttone.

Ma invece si è permesso, qualcuno ha permesso, a Cesare Restivo di stare lì senza che la sua presenza fosse spiegata dentro a una cornice di valutazioni chiare, trasparenti che mettono al centro la legalità e la lotta alla camorra, da fare con i nomi e con i cognomi, con le denunce e gli atti concreti e non solo con i comodi ed oziosi enunciati di intento.

Non è possibile che Dario Abbate non sapesse con chi si stava facendo fotografare, non è possibile che non abbia visto Restivo tra il pubblico e non abbia chiesto a chi lo ha portato di dare un senso a quella presenza con una pubblica dichiarazione di sconfessione e di condanna nei confronti del suo giovane genero e degli altri parenti acquisiti.

Brutta storia, bruttissima. Qualcuno, leggendo questo articolo, potrebbe pensare che avremmo dovuto aprirlo gonfiando il petto e dicendo a tutti quei quattro ricottari sviolinatori del nulla, se non della loro viltà, che circondano la campagna elettorale di Velardi, che Guarino e Casertace non fanno sconti. A nessuno.

E che non c’è condizione politica, valutazione personale, dato di stima o di amicizia che possa valere più della integerrima adesione ai principi universali in cui si crede. Non c’è ragione per giustificare quello che è capitato. Dario Abbate ha sbagliato e attendiamo da lui qualche parola nelle ultime ore di questa campagna elettorale. Agli sviolinatori non rispondiamo perchè ci abbasseremmo a un livello culturale assolutamente improponibile per chi come noi testimonia la legalità sul serio, rischiando sulla propria pelle giorno per giorno.

Davanti a un principio, Casertace non la fa buona a nessuno. Neanche a se stessa.

G.G.

 

PUBBLICATO IL: 3 giugno 2016 ALLE ORE 18:38

fonte:www.casertace.net