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Le crticità della DIA alle quali bisogna assolutamente far fronte risolvendo i problemi

Negli ultimi anni la Direzione Investigativa Antimafia ha subito un costante depotenziamento da un punto di vista finanziario, organico e professionale.

Ø Finanziario: dal 2001 si è assistito ad una costante riduzione dei fondi, passati dai 28 milioni di euro del 2001 ai 17 milioni di euro circa dell’anno 2011, di cui più della metà accordati in un secondo momento, a titolo di integrazioni di bilancio, inizialmente elargite dal M. E. F. utilizzando il fondo “spese impreviste” e successivamente, mediante due integrazioni, dal F. U. G. sulla quota assegnata al Ministero dell’Interno. Tale complessiva disponibilità si è rivelata comunque non sufficiente a coprire tutte le spese obbligatorie e di funzionamento delle varie strutture periferiche della D. I. A. Pertanto, la chiusura dell’esercizio in corso, farà emergere debiti nei confronti del personale in servizio, a titolo di T. E. A. , per circa 2 milioni di euro, rendendo in tal modo insufficienti le risorse previste dalla Legge di Bilancio sul capitolo 2671/2012. Occorrerà, pertanto, richiedere idonee integrazioni di bilancio per consentire quanto non è stato possibile realizzare nel 2011 (incremento delle missioni, acquisto di libri, di hardware e software, aggiornamento del personale, acquisto di strumentazioni tecniche.. ). Ciononostante il Direttore, nel corso dell’audizione, tenutasi il 06.12.2011, davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia, ha dichiarato che 9 milioni e 700 mila euro, stanziati per il 2012, sono sufficienti per coprire le spese.

Ø Organico: l’organico della D. I. A. è attualmente di 1350 unità, a fronte delle 1500 previste. A marzo del corrente anno, il generale Tavormina, primo Direttore della D. IA. , nel corso di una audizione davanti alla Commissione Antimafia, ha affermato che, in origine, la D. I. A. per poter operare a pieno regime, avrebbe avuto bisogno di una pianta organica di almeno 3000 unità. Ad oggi non è stata attuata alcuna misura per coprire l’organico di personale mancante.

Ø Professionale: diversi sono gli aspetti da evidenziare

a. criteri per l’assunzione del personale: l’art.4, co.2 L.410/91 prevede che l’arruolamento di funzionari ed ufficiali delle tre Forze di Polizia debba avvenire attraverso un concorso unico nazionale per titoli e, per un’aliquota di funzionari ed ufficiali non superiore al 5%, per chiamata diretta. Dopo il concorso, risalente al 1992, l’accesso alla D. I. A. è avvenuto solo per chiamata diretta, senza tenere conto dei titoli posseduti o delle pregresse esperienze di servizio dei neo arruolati;

b. aggiornamento professionale: la carenza di fondi non consente al personale di frequentare alcun corso esterno a pagamento, in un contesto in cui la prevenzione e la repressione delle attività poste in essere dalle mafie richiede specializzazione e continuo aggiornamento;

c. mancate promozioni del personale: difficilmente il personale direttivo posto alle dipendenze della Struttura riesce ad essere promosso. Il personale che lavora in questa Direzione da anni è collocato in fondo alle graduatorie stilate dalla propria Amministrazione di appartenenza e non può in alcun modo sperare di accedere al ruolo dirigenziale. Purtroppo recentemente si è assistito anche ad una prassi mortificante per i dipendenti della Direzione: funzionari della Polizia di Stato vengono immessi nella D. I. A. e promossi dopo pochi mesi di permanenza. In tal modo formalmente si smentisce che al personale DIA sia negato l’accesso alle promozioni, trattandosi però, nella sostanza, di avanzamenti che riguardano personale transitato temporanemante nella Struttura, che, una volta promosso, viene reimpiegato nella propria Amministrazione d’appartenza;

d. duplicazione di competenze: sono stati creati, presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale, tre gruppi interforze che si occupano in maniera specifica della materia del contrasto alle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici. Operano ciascuno in un ambito specifico: la ricostruzione, a seguito del terremoto de L’Aquila (GICER), la realizzazione dell’evento Expo Milano 2015 (GICEX), e la realizzazione della TAV (GITAV), con notevole dispendio di risorse economiche e di personale, considerato che operatori della D. I. A. sono aggregati in questi gruppi. Tali organismi, che sono stati dotati di supporti tecnici e finanziari superiori a quelli messi a disposizione della D. I. A. , duplicano l’attività svolta dall’Osservatorio Centrale sugli appalti, che si occupa della materia in questione.

Le difficoltà operative della D. I. A. sono state aggravate anche dalla mancata attuazione delle seguenti previsioni della legge istitutiva:

Ø la creazione di un ruolo unico di investigatori speciali del Ministero dell’Interno, dal quale attingere il personale per alimentare “il ruolo” della D. I. A. (art.4 co.5 L.410/91). La realizzazione del ruolo è rimessa ad un’apposita legge alla quale è demandato anche il compito di fissare l’ordinamento del personale, le dotazioni organiche, gli stati giuridici e le progressioni di carriera, i trattamenti economici in attività di servizio e di quiescenza, affrancando così il personale da condizionamenti delle proprie Amministrazioni di origine. La mancata attuazione della specifica previsione normativa non ha consentito alla DIA di operare con la necessaria autonomia e snellezza che la disposizione normativa sottintendeva, mirando a rendere la Struttura meno soggetta a condizionamenti da parte del Dipartimento di P. S. , condizionamenti dei quali le mancate promozioni rappresentano solo uno degli aspetti;

Ø il coordinamento delle indagini, previsto nell’ultima parte dell’art.3, comma 4 L.410/91, ove è stabilito che tutti gli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria debbono assicurare ogni possibile cooperazione al personale investigativo della D. I. A. fornendo tutti gli elementi informativi ed investigativi di cui siano venuti comunque in possesso;

Ø l’ultima parte del richiamato art.3 co.4, letteralmente ripreso nell’art.108, co.4, del D. Lgs.6 settembre 2011, n.159 (Codice Antimafia), prevede che “il personale dei servizi centrali e interprovinciali della Polizia di Stato, dell’Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza, a decorrere dal 1° gennaio 1993, è assegnato alla D. I. A. , nei contingenti e con i criteri e le modalità determinati con decreto del Ministro”.

Nel 1998 l’allora Ministro dell’Interno, Napolitano, mediante una serie di decreti ministeriali, dispose la c. d. territorializzazione di SCO, ROS e GICO, Servizi Centrali ed Interprovinciali introdotti nel 1991, in attuazione della legge 203, con l’obiettivo di assicurare il collegamento delle attività investigative relative a delitti di criminalità organizzata; le cennate strutture investigative venivano poste alle dipendenze degli organismi provinciali, cioè delle Questure per lo SCO, e dei Comandi Provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza rispettivamente per il ROS e il GICO: la riorganizzazione perseguiva l’obiettivo di razionalizzare l’impiego delle strutture specializzate da parte dell’Autorità Giudiziaria. A livello centrale preesisteva la DIA, ove avrebbe dovuto transitare una consistente aliquota del personale proveniente dagli uffici interprovinciali, specializzato nelle indagini antimafia.

Gli articoli sopra richiamati, benché inattuati, sono stati integralmente recepiti dal Codice Antimafia che, nel contempo, ha fatto salve le disposizioni della legge nr.410/91 non esplicitamente abrogate.

Recentemente, con la legge 138/2011, è stato effettuata l’abrogazione del Trattamento Economico Accessorio, percepito dal personale D. I. A. in ragione dell’appartenenza alla Struttura ed è stato introdotto un nuovo trattamento economico accessorio per la cui corresponsione è stata assegnata una somma ridotta rispettivamente del 64%, per l’anno 2012, e del 57%, a decorrere dal 2013, rispetto all’ammontare complessivo del trattamento corrisposto fino a dicembre di quest’anno. La disposizione è stata inserita nella legge di stabilità, all’interno di un articolato esterno alle norme relative al cd. Comparto Sicurezza, tanto che il capitolo di spesa non è stato reintegrato nel momento in cui sono stati riassegnati, su proposta del Ministro Maroni, i fondi a quel Comparto. Questo taglio comporta una decurtazione dello stipendio del 20% di redditi (ricompresi tra i 35mila ed i 75 mila euro lordi annui): per comprendere la portata dell’ingiusta norma bisogna evidenziare che con le recenti manovre per i redditi di dipendenti e pensionati d’oro è stato praticato il taglio del 5% della quota di reddito superiore ai 90mila euro e del 10% quella eccedente i 150mila euro. Per non parlare dei redditi oltre 300mila euro che nel periodo 1° gennaio 2011- 31 dicembre 2013 subiranno un prelievo del 3%.

La soppressione del trattamento nasce da una proposta dell’attuale Direttore della D. I. A. , Dr. Alfonso D’Alfonso, di eliminare il T. E. A. , come da lui confermato il 6 dicembre scorso, in sede di audizione presso la Commissione Parlamentare Antimafia. Il dott. D’Alfonso è la stessa persona che, nel 2004, ha visto respinto in sede di Consiglio di Stato, il ricorso presentato unitamente a diversi colleghi della Polizia, con il quale chiedevano l’estensione anche ai loro uffici di appartenenza del Trattamento economico accessorio, percepito dal personale D. I. A..

Allo stato, il Dipartimento sta lavorando ad un progetto di riordino della legge 121/1981. Diversi segnali da più fonti fanno temere che questo progetto possa coinvolgere anche la Direzione investigativa antimafia.

In particolare si è informalmente appreso di un possibile ridimensionamento dell’organico, della previsione di limiti di permanenza all’interno della Struttura, con effetto retroattivo, di una ulteriore sottrazione di competenze, attraverso la creazione di ulteriori gruppi emergenziali.

Un progetto così congeniato non pone assolutamente riparo alle problematiche che negli anni sono state determinate soprattutto dalla mancata attuazione del dettato normativo, ma determinerebbe una sostanziale chiusura della Struttura.

In considerazione di questo, si è invece formulata una proposta di riorganizzazione della D. I. A. , che in parte è confluita in alcune interrogazioni parlamentari, presentate di recente da deputati della Camera e del Senato, che prevede:

· la creazione di un ruolo unico nel quale collocare tutto il personale della D. I. A. , dal quale trarre anche il personale che dovrà assumere il grado dirigenziale, di modo da sganciare la Struttura dalle logiche Dipartimentali per le promozioni;

· l’assegnazione alla D. I. A. di parte dei beni che la stessa confisca alle organizzazioni criminali. Gli immobili potrebbero essere utilizzati come sedi per le varie articolazioni D. I. A. , con un notevole risparmio sui canoni di locazione; parte delle somme di denaro che alimentano il FUG potrebbero essere destinate al finanziamento della Struttura;

Basti pensare che i sequestri di beni effettuati dalla D. I. A. , dal 2009 al 2011 (primo semestre) hanno raggiunto l’importo di 5, 7 miliardi di euro di beni sequestrati e 1, 2 miliardi di euro di beni confiscati.

I risultati ottenuti rendono quindi la D. I. A. , in termini economico-finanziari, “un’azienda in attivo”, che contribuisce in maniera consistente ad implementare le risorse del Ministero dell’Interno e della Giustizia attraverso il FUG (Fondo Unico Giustizia) e che consentirebbero alla stessa di autofinanziarsi.

· porre a capo della Struttura un dirigente di grado non inferiore a quello di Prefetto, per la Polizia di stato, di Generale di Corpo d’Armata per la Guardia di Finanza e l’Arma dei carabinieri, in modo da porre su un piano paritario i vertici delle diverse strutture.