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Le coperture istituzionali.In questa di Latina come in tutte le altre vicende in Italia di malaffare e di mafia.

Le coperture istituzionali.In questa di Latina come in tutte le altre vicende in Italia  di malaffare e di mafia.C’é chi sostiene che  mafia e potere sono connaturali  l’una con l’altro e che  non si può sconfiggere la mafia se non si  combatte quella parte di potere marcio che si confonde con essa e la alimenta.In questa vicenda di Latina,che é molto più  grossa di quanto finora é apparsa in quanto  vi appaiono elementi che  hanno fatto parte dei Servizi o appartengono alla famiglia dei Di Silvio,emerge un aspetto inquietante del quale ci occupammo a suo tempo e che non é stato finora approfondito da nessuno:l’emarginazione e la neutralizzazione dell’ispettore della Questura di Latina  che stava indagando su  questioni  forse collegate anche con questa vicenda.L’ispettore fu addirittura costretto a  dare le dimissioni e ad andare via dal Corpo.I magistrati inquirenti pontini dovrebbero ora chiamare il Questore ed il Capo della Mobile dell’epoca per chiedere loro di rendere conto di quel comportamento.Ecco perché noi sosteniamo che  in ogni evento bisogna tenere conto del “quadro” e non trattarlo  separatamente dagli altri.Per “capire” bene la situazione e vedere se in provincia di Latina  esiste o meno una “regia” unica,una sorta di “cupola” che  ha retto e regge,guidato e guida   il tutto,bisogna sempre tenere  conto del “quadro”..D’altra parte non siamo stati noi a parlare per primi di “accordi fra mafia e pezzi dello Stato “ in provincia di Latina,con un ruolo  di uomini dei Servizi.Ne ha scritto la stampa campana,ne hanno trattato  alcune interrogazioni parlamentari .Ora spetta  ai Magistrati far luce anche su questo versante.
                                                                                                                                                                                                               Associazione A.Caponnetto
Operazione Olimpia, la presunta "copertura" dell'ex Questore Intini alle trame di Maietta

L’ex questore di Latina Alberto Intini

Quando si punì il poliziotto che indagava sull’onorevole

Latina

17/11/2016 – 22:15

Sequestri milionari, richieste di arresto, ipotesi di associazione per delinquere, contatti con la malavita di origine nomade, un intero Comune piegato ai voleri di un onorevole politico. Un romanzo criminale quello che stanno scrivendo in questi giorni gli inquirenti sulla pubblica amministrazione di Latina in generale e su Pasquale Maietta in particolare. Tutto ciò, o almeno molti dei casi emersi oggi, forse però potevano essere portati alla luce, affari sospetti e capitali dubbi bloccati, già quattro anni fa, quando chi indagava su quel fronte finì punito e con l’ufficio impegnato nella lotta ai tesori dell’illecito chiuso.
Non è un mistero per il Viminale e per la magistratura, visti i rapporti loro inviati ormai da lunghissimo tempo da parte del sostituto commissario Salvatore Marongiu, che in questura a Latina l’investigatore entrò in rotta di collisione con l’allora questore Alberto Intini, subendo un procedimento disciplinare, poi annullato dal Tar, e venendo spedito all’ufficio immigrazione dopo aver di fatto messo in piedi quello per l’analisi e il contrasto ai patrimoni sospetti, voluto dal precedente questore Nicolò D’angelo. Un poliziotto che, dopo aver bloccato veri e propri tesori della mala, fatto finire nelle mani dello Stato beni per circa 800milioni di euro e messo a punto un sistema che aveva portato la stessa Dia a chiedergli collaborazione, era stato relegato a compiti burocratici, decidendo alla fine di andare in pensione. Ma su cosa indagava in quel periodo Marongiu? Aveva iniziato a compiere accertamenti proprio su Maietta, sulle attività e sul patrimonio del parlamentare, su denaro in Italia e all’estero. Ora, nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Mara Mattioli nell’ambito dell’inchiesta “Olimpia”, si legge che gli indagati contavano «anche su coperture nelle istituzioni, tra cui l’ex questore Intini». E in una conversazione intercettata, quando si parla del successore di Intini, l’attuale questore Giuseppe De Matteis, viene detto: «Non è così, non è così, mo’ il questore è cambiato, mentre Intini lo proteggeva, questo mo che fà? Ma secondo lui, confida sempre e … questo …. è tutto un insieme, è tutto un casino». Questore contro il quale venne confezionata anche un’interrogazione parlamentare. Vicenda che ci conferma Marongiu: «Quando lavoravo su questi soggetti, che ora leggo che sarebbero stati protetti, venni buttato fuori e il mio ufficio chiuso». E ancora: «Continuo a testimoniare in tanti processi, a subire minacce da parte della malavita e mai dall’Amministrazione ho avuto protezione. Sono stato lasciato solo». Solo contro «Maiettopoli».