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Le condizioni in cui si trovano coloro che vogliono fare lotta alle mafie in provincia di Latina

Emma Marcegaglia, durante l’ultima assemblea provinciale degli industriali pontini a Fossanova di Priverno, è stata estremamente chiara: denunciate i mafiosi ed espellete dall’Associazione gli iscritti eventualmente collusi con le mafie.

Un invito forte, accorato, a fare quello che hanno fatto già e fanno gli industriali siciliani con il loro presidente Lo Bello.

La Marcegaglia sa che ormai il pontino è terra di mafia e perciò ha voluto lanciare il suo messaggio.

La risposta è stata francamente deludente in quanto i presenti hanno dovuto ancora ascoltare parole come “tentativi di infiltrazione” e cose del genere.

Per la dirigenza della Confindustria pontina siamo ancora… ai “tentativi di infiltrazione”, quando, invece, dovrebbero essere proprio gli industriali locali a gridare, per primi, forte contro il dilagare delle mafie sui nostri territori e contro la conseguente loro espulsione dal mercato.

Questo per quanto riguarda il mondo dell’imprenditoria.

Ma non è solo questa a tacere di fronte al fenomeno mafioso in quanto anche le organizzazioni sindacali, a parte qualche iniziativa della CGIL, non offrono un’immagine di vitalità.

CISL ed UIL pontine hanno sempre ignorato il fenomeno e non hanno mai speso una parola al riguardo.

Non parliamo dei partiti politici – fatta eccezione per la Federazione della Sinistra ed un po’per la Sinistra Ecologia e Libertà e per l’Italia dei Valori – per i quali il fenomeno mafioso non esiste.

Altrettanto si può dire per la Gerarchia ecclesiastica (solo recentemente il Vescovo di Latina ha fatto un richiamo alla presenza delle mafie sul territorio pontino, al contrario del suo collega dell’Arcidiocesi di Gaeta che non ne ha mai parlato, nemmeno durante i noti fatti di Fondi dei quali ha parlato tutta la stampa nazionale ed anche internazionale).

Questo è il quadro di una provincia dove illegalità e mafie la fanno, incontrastate, da padrone e dove chi vuole combatterle o viene trasferito, come il Prefetto Frattasi ed il Comandante Provinciale dei Carabinieri Rotondi, o viene costretto ad andarsene, come il Presidente del TAR Bianchi.

Di una provincia, dove, peraltro, ci sono una Procura della Repubblica che solamente ora, dopo il cambio dei suoi vertici, comincia a funzionare sul piano dell’azione di contrasto delle mafie ed un Comando Provinciale della Guardia di Finanza che in un anno ha effettuato solo 3 verifiche (contro le 140 di quello di Frosinone).

In queste condizioni è illusorio pretendere un sussulto di orgoglio da parte della cosiddetta società civile, peraltro frastornata e disorientata per le notizie contraddittorie che le giungono da parte dei pochi che dicono come stanno effettivamente le cose e dei tanti che, al contrario, negano la realtà.