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Le “aree grigie” sono anche nella Chiesa”, ha detto Don Ciotti a Genova. I silenzi assordanti in materia di mafie della gerarchia del sud pontino e del Lazio in generale, fatta qualche eccezione.

Quanta sofferenza!

Quanta angoscia.

“Le zone grigie sono anche nella Chiesa”, ha detto Don Ciotti durante la manifestazione a Genova per commemorare le vittime di mafia.

Un elenco di 900 e passa di poveri disgraziati massacrati dai mafiosi e tanti, tantissimi genitori, fratelli, sorelle, mogli di persone uccise dalle mafie.

Vittime dei mafiosi dimenticate dai più e, quello che è più grave, dimenticate dalla stesse istituzioni e da quegli irresponsabili che oggi vorrebbero eliminare il reato di “concorso esterno in associazione mafiosa”, dopo aver eliminato già i reati di “falso in bilancio” e di “abuso di ufficio”.

Quando noi diciamo che i mafiosi veri, quelli più pericolosi, stanno nelle istituzioni, nei partiti politici, fra gli imprenditori, fra i professionisti.

Perché non è necessario che uno abbia la qualifica certificata di mafioso, , che sia stato bollato come tale con una sentenza specifica di condanna per il reato dell’ex 416bis.

I condannati sono i quaquaraquà, la parte bassa delle mafie, quelli che sparano, minacciano, ricattano, violentano.

La parte “militare”.

Poi ci sono le mafie economiche, politiche e delle istituzioni.

Di pezzi delle istituzioni e della politica.

Mafioso si può essere anche senza aver riportato una condanna specifica.

Anzi!

Le condanne vengono emesse quando ci sono le prove certificate.

I veri mafiosi, quelli furbi e più pericolosi, quelli in giacca e cravatta, gli insospettabili, , non si fanno condannare, sono “puliti”.

Le due “verità”: quella processuale e quella reale; la prima basata sui documenti, che non sempre ci sono.

Le “aree grigie”, appunto, quelle di cui ha parlato anche Don Ciotti.

Le aree grigie, che sono tante, tantissime.

Ricordiamo quello che abbiamo notato durante le grandi manifestazioni antimafia a Fondi quando ci domandavamo e domandavamo perché la Chiesa, la gerarchia, non ci sosteneva, non diceva una parola.

E, da credenti e cristiani, ci ponevamo la domanda, con un profondo senso di dolore, se ci fosse o meno compatibilità fra mafia e Vangelo, fra la morte e la vita.

Qualcuno ci disse che qualcuno aveva consigliato il… silenzio (ma silenzio non è indirettamente complicità?).

E chi, come noi, credenti e figli della Chiesa, ha avuto la possibilità di parlare con tanti sacerdoti ed anche tanti vescovi del Sud del Paese che si battono apertamente contro le mafie – alcuni rimettendoci anche la vita – veniva e viene preso da un senso di profonda angoscia nel constatare che qua, da noi, le cose non vanno così.

Anzi, tutto il contrario.

Il silenzio più assoluto!!!

“Le zone grigie sono anche nella Chiesa”, ha detto coraggiosamente Don Ciotti, che pure è un prete apprezzato anche da molte gerarchie del Paese.

Forse, non da quelle nostrane?

Un prete, Don Ciotti, in piena attività, né scomunicato, né sospeso “ a divinis” per quello che dice e fa a difesa dei deboli, contro i mafiosi, in piena sintonia con il Vangelo.

Quanta sofferenza, per noi che, al servizio del bene comune e della povera gente indifesa ed oppressa dalle mafie, purtuttavia non ci vantiamo di essere dei veri cristiani!