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Le accuse del pentito a Fdi:“Soldi al clan per avere voti”. Meloni: mai affari con loro

La Repubblica

Le accuse del pentito a Fdi:“Soldi al clan per avere voti”. Meloni: mai affari con loro

di Clemente Pistilli

Le rivelazioni: 35 mila euro a un gruppo di origine rom nella busta del pane. La leader di opposizione: “Io in un regime come San Suu Kyi, solo fango su di me”

07 MARZO 2021

ROMA – Esponenti di Fratelli d’Italia, in provincia di Latina, avrebbero dato centinaia di migliaia di euro ai clan di origine nomade per acquistare voti e attaccare manifesti nelle campagne elettorali. A sostenerlo davanti ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Roma, tirando in ballo anche la presidente di FdI, Giorgia Meloni, è stato il collaboratore di giustizia Agostino Riccardo, le cui dichiarazioni da tre anni sono al centro di indagini della stessa Dda, arresti, processi e condanne, tanto sul fronte del crimine di strada quanto sui rapporti tra organizzazioni pontine ritenute dagli inquirenti mafiose e pezzi di politica. Giorgia Meloni, che nel 2018 è stata rieletta alla Camera con il centrodestra nel collegio uninominale di Latina, respinge le accuse: «Non faccio affari con i rom – ha affermato ieri nel corso di una diretta Facebook – Sono accusata di frode elettorale. È la stessa accusa fatta a Aung San Suu Kyi in Myanmar dove c’è stato un colpo di Stato, i regimi fanno così». Stando all’inchiesta “Reset” sul clan Travali, che venti giorni fa ha portato a 19 arresti e ad accendere un faro sulla gestione delle piazze di spaccio e una serie di estorsioni nel capoluogo pontino, il pentito ha parlato della campagna elettorale in cui, nel 2013, venne eletto alla Camera il commercialista Pasquale Maietta, che ottenne il seggio dopo che il collega di partito Fabio Rampelli optò per un altro collegio e che venne nominato tesoriere di FdI. Maietta è stato poi indagato in inchieste sempre sui clan di origine nomade in terra pontina, su un sistema criminale che sarebbe stato messo in piedi all’ombra del Comune di Latina per gestire gli appalti, l’urbanistica e il calcio, con il club del Latina calcio di cui era presidente promosso in serie B, e su un giro milionario di riciclaggio in Svizzera, vicende quest’ultime per cui è attualmente imputato.

«Maietta – ha dichiarato Riccardo ai pm antimafia Corrado Fasanelli e Luigia Spinelli – ha detto alla Meloni che c’era bisogno di pagare i ragazzi presenti per la campagna elettorale e la Meloni ha risposto: “di’ a questi ragazzi che ne parlino con il mio segretario”». I ragazzi sarebbero stati quelli del clan Travali. «Maietta – ha aggiunto il pentito – disse alla Meloni che noi eravamo i ragazzi che si erano occupati delle campagne precedenti per le affissioni e per procurare voti. Parlarono del fatto che Maietta era il terzo della lista, prima di lui c’erano Rampelli e Meloni, nonché del fatto che Rampelli, anche se eletto, si sarebbe comunque dimesso per fare posto al Maietta».

Il collaboratore di giustizia ha infine dichiarato che un segretario della leader di FdI diede appuntamento al suo gruppo a Roma, presso il Caffè Shangri-la, ma che alla fine si accordarono per incontrarsi al distributore di carburante vicino al locale dell’Eur: «Lui è arrivato da una strada interna e ci ha portato 35mila contanti all’interno di una busta del pane. Prima di andare via ci disse: “mi raccomando, io non vi conosco. Non vi ho mai dato niente”. E ha assicurato: «Sono in grado di riconoscere questa persona». Replica ancora la Meloni: «Se gli inquirenti avessero voluto chiedermelo, non avrei avuto problemi a rispondere. Penso che gli inquirenti abbiano considerato questa notizia infondata, altrimenti mi avrebbero chiesto conto di questa notizia che mi infanga. Non metto soldi nelle buste del pane».


Reazioni però anche dal Pd. «Da parte di Giorgia Meloni – ha dichiarato il vicepresidente dei senatori dem, Franco Mirabelli – servirebbero parole di condanna e presa di distanza su queste vicende su cui continueremo a chiedere che la commissione Antimafia torni a lavorare al più presto». Sempre il pentito Riccardo ai pm antimafia ha anche dichiarato che il clan, prima del 2013, per le campagne elettorali avrebbe ricevuto 200 mila euro da Maietta: «Noi facevamo le buste con generi alimentari arrivati con furgoni e mettendo una somma da 50 a 100 euro a nucleo familiare». E denaro al clan, stando sempre alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, lo avrebbe dato anche l’ex sindaco di Latina,
 Giovanni Di Giorgi, anche lui di FdI: «Ci ha dato 150 mila euro».