Il Rapporto annuale di Legambiente fotografa un territorio ‘aggredito’ dai reati contro il patrimonio faunistico e contro il territorio. Latina terza provincia in Italia per infiltrazioni mafiose. Record di abusivismo edilizio nella capitale
Il Lazio scala la classifica dell’illegalità ambientale e in un solo anno, dal 2008 al 2009, passa dal quinto al secondo posto nazionale. E’ il dato presentato questa mattina da Legambiente nel rapporto “Ecomafie 2010“, illustrato al cinema Aquila dai presidenti di Legambiente nazionale e del Lazio, rispettivamente Vittorio Cogliati Dezza e Lorenzo Parlati, dal procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, e dai rappresentanti delle forze dell’ordine che, quotidianamente, combattono le organizzazioni criminali. Nel dossier di Legambiente si sottolinea come nella regione siano in aumento i reati contro il patrimonio faunistico e contro il territorio mentre sempre più alta è l’infiltrazione dei clan in particolare nel Sud pontino dove Latina si attesta al terzo posto nazionale come provincia invischiata nel ciclo del cemento. Il secondo posto nazionale, dopo la Campania e prima della Calabria, è consolidato dai numeri: 3.469 infrazioni accertate (12,1% del totale nazionale e (1.383 in più rispetto al 2008), 2.248 persone denunciate, 30 arrestate e 919 sequestri effettuati.
Cemento e archeomafie. Da Latina a Fondi, da Vetralla a Capranica e Castel Sant’Elia, passando per la Valle del Sacco per finire a Roma e in tutta la sua Provincia. Il Lazio è una regione “aggredita” dove si contano 9,5 illegalità al giorno. Nel 2009 si è registrato un aumento degli accertamenti di illeciti amministrativi in campo faunistico: 1.411 infrazioni. E’ continuato invece il peggioramento del primato storico della Capitale nelle Archeomafie, con i furti d’arte passati da 158 a 227 (pari al 20,8% del totale nazionale).
A Latina spetta invece il primato regionale (terzo posto in Italia) per i reati legati al ciclo del cemento (329 reati), seguita però, al quarto posto dalla Provincia di Roma (282 reati). Crescono anche le infiltrazioni nel comparto agricolo con Fondi che per Legambiente resta il caso “simbolo”.
“Il Lazio è dilaniato tra piccoli e grandi reati, si rischia una crescita delle illegalità diffuse – ha dichiarato Lorenzo Parlati – le ecomafia hanno una doppia faccia: quella dell’illegalità ambientale diffusa e quella della criminalità organizzata, delle mafie che si confermano ben oltre i livelli di guardia nel Sud Pontino. Per il contrasto agli illeciti ambientali non c’è più tempo per gli indugi ed è scandalosa l’ipotesi di eliminare le intercettazioni”.
Una regione-discarica. Il Lazio però non è solo una regione che produce rifiuti pericolosi ma gli “accoglie” – come denuncia il dossier di Legambiente – e in particolare dalla Sicilia arrivano carichi di amianto che finiscono in discariche. La Regione è al top delle classifiche italiane anche per quanto riguarda la speculazione edilizia. Casi emblematici sono quelli di Sabaudia (285 villini sequestrati), di Pomezia (421 unità immobiliari) e della Capitale con gli scandali legati ai mondiali di nuoto e i suoi 33 indagati.
Solo in provincia di Roma nel 2009 ci sono state 2.163 infrazioni accertate, così la capitale è al primo posto della classifica provinciale su scala nazionale delle illegalità ambientali. La provincia di Latina è ottava con 680 infrazioni. Per quanto riguarda il dato complessivo regionale la provincia di Roma incide per il 62,3%.
Secondo il dossier di Legambiente il Lazio guadagna credibilità per le illegalità commesse nel ciclo dei rifiuti, passando, in un anno, dal 4° al 6° posto nazionale con un calo di infrazioni accertate pari allo 0,3% (dal 291 a 288). A calare sono anche le persone denunciate per gli stessi tipi di reato: da 358 a 319. A crescere è invece il numero delle persone arrestate: da 11 a 23 e quello dei sequestri, da 172 a 180.
(Tratto da Repubblica)