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L’attentato di Brindisi? Non basta indignarsi e dimenticare poi che i mafiosi stanno in mezzo a noi.

Un messaggio inquietante che fa ripiombare il Paese nella stagione delle stragi e del terrore di una ventina di anni fa e che rivela tutto il carico di barbarie di quei gruppi criminali che tramano per mantenerlo in uno stato di asservimento ai poteri forti e di arretratezza economica, politica, sociale e culturale.

Ed è pleonastico domandarsi “chi” ne sono gli autori perché questi sono gli stessi di sempre, quegli stessi ambienti che decretarono la morte di Falcone, di Borselli, di Dalla Chiesa, di Impastato e delle tante altre migliaia di vittime delle varie mafie che imperversano in questo Paese.

Sono gli stessi che uccidono, violentano, corrompono, rubano, saccheggiano questa povera Italia, un Paese che giustamente Prezzolino definì… ” L’Italietta”.

Sì, perché se così non fosse, nessuno voterebbe e collocherebbe ai posti di comando e di responsabilità quelle migliaia di corrotti, di ladri e di delinquenti che vediamo seduti sugli scranni delle assisi dove si decide e si legifera.

E’ il cane che si morde la coda; è l’Italietta dell’ipocrisia; Giano bifronte.

Da un parte ci si indigna o si fa finta di indignarsi e dall’altra non si assumono comportamenti coerenti, con un voto meditato, ragionato, che contribuisca a cacciare dai partiti e dalle istituzioni quell’esercito di delinquenti che vi si sono annidati e che sono gli autori di quanto nel Paese è avvenuto, avviene ed avverrà.

Da una parte di scende in piazza e si piangono i morti, dall’altra, però, si tollerano e non si denunciano, nomi e cognomi, i responsabili veri del saccheggio continuo, quotidiano delle nostre risorse, del pane stesso dei nostri figli, delle nostre paghe e delle nostre pensioni e della nostra stessa vivibilità civile e democratica.

Il “momento” e l’”obiettivo”.

Il “momento”: la vigilia elettorale di tante ed importanti votazioni per il rinnovo delle amministrazioni comunali.

L’obiettivo: la Scuola, ma non una scuola qualsiasi, ma una intitolata a Francesca Morvillo Falcone, la moglie di Giovanni Falcone trucidata insieme a lui venti anni fa.

Le ragioni, i fini, le menti: le stesse e gli stessi che portarono alla morte Falcone, Borsellino e tutti gli altri.

Un miscuglio di mafia e mafie, massoneria deviata e politica corrotta, pezzi deviati dello stato e tutto il lerciume che c’è nel Paese.

Non c’è bisogno di grandi menti per capire ciò perché la storia si ripete.

E non c’è bisogno nemmeno di far finta di scandalizzarsi e di indignarsi perché sono stati colpiti una scuola e delle ragazze innocenti perché avremmo dovuto capire già da tempo che ci troviamo in presenza di gente senza scrupoli, barbara.

Di bestie, non di persone.

Lo stiamo dicendo da anni:

non basta l’indignazione, non basta protestare sotto la spinta di emozioni determinate da eventi dolorosi e dimenticare il giorno dopo che mafiosi e criminali li troviamo ogni giorno al nostro fianco, negli uffici, nelle sedi istituzionali, fra persone elette con il nostro stesso voto.

Se mobilitazione deve esserci, oltre all’indignazione, cominciamo ad operare concretamente per individuare uno per uno questi delinquenti, a denunciarli, nome e cognome, ed a farli catturare e mandarli nelle patrie galere.

Uno per uno, comune per comune, dovunque.

Perché, indipendentemente dagli esecutori degli attentati che sicuramente sono dei delinquenti comuni, ha ragione chi sostiene che… le menti sono a Roma.

Ed è a Roma che si fa o non si fa la lotta alle mafie, mafie economiche, mafie politiche ed anche mafie militari.

In questo ordine…