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L’attentato al Comandante della Stazione dei Carabinieri di San Felice Circeo. Quale “lettura”?

L’ATTENTATO AL COMANDANTE DELLA STAZIONE DEI CARABINIERI DI SAN FELICE CIRCEO NON PUO’ ESSERE UN ATTO DI RITORSIONE PER I FATTI DI FONDI?

Una pista per una chiave di lettura, una semplice pista, fra le tante.

Ma non da escludere a priori.

Se si considera, infatti, il “filo rosso”, di cui noi parliamo da anni, che lega Fondi a Terracina e San Felice Circeo (questo filo rosso pare si stia estendendo anche a Gaeta con la vicenda dell’hotel Mirasole… ), questa pista appare… percorribile.

Alcuni dei soggetti interessati a Fondi appaiono interessati anche a San Felice Circeo. Le forze dell’ordine lo sanno bene.

E, se ciò è vero com’è vero, va da sé che il tentato incendio della macchina del Comandante della Stazione di San Felice Circeo potrebbe essere un messaggio trasversale ai danni dell’Arma che, al comando del Colonnello Rotondi, è stata, con la DIA, particolarmente attiva nelle indagini che hanno portato agli arresti di Fondi e che probabilmente porteranno ad ulteriori ordini di custodia da un momento all’altro.

Fantascienza, dirà sicuramente qualcuno. Ignorante o in malafede.

Ma non per noi che, avvezzi a queste tematiche, ci sforziamo sempre di… leggere dietro i fatti di cronaca, ricostruendo nessi e analogie.

Certo è, a prescindere dagli esiti delle indagini, che non è la prima volta che si colpiscono persone dell’Arma in provincia di Latina.

C’è stato- tanto per citare solamente alcuni casi –l’attentato all’appuntato di Formia, poi al maresciallo dei ROS a Monte San Biagio, ora a quello di San Felice Circeo.

Brutti segnali, che rivelano il livello di pericolosità raggiunto dai clan e dalle ‘ndrine presenti ed operanti sul territorio pontino.

Clan e famiglie che, oltre ad una grande capacità di inserirsi, grazie alle collusioni ed alle complicità di alcuni esponenti politici ed istituzionali, nel tessuto economico, politico e sociale pontino, dimostrano di disporre di una potenza di fuoco eccezionale.

E’ il governo e un esercito di “negazionisti” che… mostrano di non accorgersene!…

Noi abbiamo fiducia nelle qualità investigative dei Carabinieri del Comando Provinciale di Latina, che le hanno dimostrate sul campo.

Ma c’è un vezzo in provincia di Latina (che non riguarda i Carabinieri né le altre forze di polizia): quello dello spezzettamento delle indagini, del vedere le cose una distinta dall’altra, , affidandole a più pm, senza una ricostruzione del quadro e del contesto. Di un unicum. Ciò anche per l’assenza a Latina di un pool di magistrati inquirenti specializzati e dediti solamente al contrasto della criminalità organizzata.

Lo denunciammo in una situazione che riguardava il territorio di Minturno.

Speriamo che non si verifichi più.

Soprattutto in questi casi di attacchi alle forze dell’ordine che rappresentano una vera e propria sfida allo Stato.