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L’attacco alla libertà d’informazione. 100 testate a rischio chiusura

Scontro totale, nessuna possibilità di dialogo sui temi dell’editoria e una giornata di sciopero se non dovesse passare l’emendamento bipartisan al ‘milleproroghe’, che consente di ristabilire il carattere di diritto soggettivo ai contributi diretti all’editoria, garantendo al contempo una riduzione dei relativi oneri dello Stato: è l’ultimatum lanciato dalla Federazione Nazionale della Stampa, dai cdr delle testate no profit, di partito e cooperative, in una conferenza stampa al Senato che ha riunito attorno allo stesso tavolo i promotori di una battaglia in favore delle testate colpite dalla norma della Finanziaria sul tetto ai fondi per l’editoria

“Sono cento le testate a rischio chiusura e circa 4000 i posti di lavoro a rischio Se il governo non inserirà nel maxiemendamento al ‘Milleproroghe’ la norma che fa slittare di un anno i tagli all’editoria, centinaia di testate rischiano di chiudere”. E’ l’allarme lanciato oggi o, meglio, rilanciato oggi, dal senatore del Pd Vincenzo Vita, nel corso di una conferenza stampa al Senato. Ad affiancare il Vita il compagno di partito Luigi Lusi, ma anche i membri della maggioranza Roberto Mura (Lega), Alessio Butti (Pdl) ed Enzo Raisi (Pdl) con i rappresentanti del settore: il presidente della Fnsi, Roberto Natale, e Lelio Grassucci per Mediacoop.
Un appello bipartisan al governo per chiedere il rispetto delle prerogative del Parlamento e lanciare l’allarme sulle conseguenze dei tagli a giornali di partito, testate no profit, fogli delle comunità italiane all’estero o appartenenti alle minoranze linguistiche.

Ricostruisce la vicenda che ha portato alla denuncia odierna il senatore Lusi: “L’emendamento 2.0.7 al decreto Milleproroghe – spiega – aveva avuto l’ok della commissione Bilancio per la copertura finanziaria, salvo poi essere bloccato dal sottosegretario all’Economia, Giorgetti, in commissione Affari costituzionali”. “Oggi – ha proseguito Lusi – il governo sta preparando la fiducia su un maxiemendamento che non contiene l’emendamento risolutivo”.
“Il governo – secondo il senatore Vita – ha mostrato una cecità incomprensibile, perché sono in ballo pochi soldi e molti posti di lavoro”.

Questa mattina il sottosegretario Paolo Bonaiuti ai microfoni di Rainews24 aveva dichiarato: “Il governo ha dovuto prendere atto della situazione reale dell’economia in questo momento e anche l’editoria soffre dei guai che hanno colpito il contesto globale. Perciò, purtroppo, dovremo arrivare a delle riduzioni dei fondi destinati al settore”. “Quanto ai piccoli giornali – ha assicurato Bonaiuti – nessun rischio. C’è una crisi e bisogna andare avanti con il sistema della torta: quando in una famiglia i soldi diminuiscono, si tagliano per tutti fette più piccole, in maniera il più possibile proporzionale. Come si fa in tutti i settori, in tutti i Paesi, ma ciò non significa che non si ami più l’editoria. Anzi – conclude Bonaiuti – in questo modo la si difende”.

A Bonaiuti si rivolge duro Roberto Natale: “Non può non sapere – dice – che per alcune testate la fetta più piccola significa chiudere. Non stiamo discutendo del dessert ma del pane quotidiano per poter vivere”. Poi il presidente della Fnsi annuncia la richiesta formale di un incontro col sottosegretario Gianni Letta e con i presidenti delle Camere. Preoccupata dai possibili sviluppi del “fronte editoria” anche parte della maggioranza che, in conferenza stampa per voce di Butti chiede “rispetto per le decisioni del Parlamento che non possono essere sovvertite con un maxiemendamento”. Butti sottolinea inoltre di non aver interessi diretti “in quanto non sono editore né proprietario di giornale di partito”, sollecitando poi per il settore “una boccata di ossigeno” sostenuto dal leghista Roberto Mura che rivendica “la battaglia comune per dire no allo stillicidio giorno dopo giorno” sperando “nel decreto Sviluppo”. A guardare i numeri però il tempo è davvero ristretto e l’auspicio è che il governo inserisca l’ emendamento al milleproroghe per rinviare al primo gennaio 2012 la stretta sui contributi e nel frattempo lavori ad una riforma dell’intero settore.

(Tratto da Aprile Online)