CRIMINE
Latitanti di ‘ndrangheta, colpita la rete dei complici
Grazie all’inchiesta della procura antimafia di Reggio Calabria, la polizia ha eseguito una quindicina di arresti nella piana di Gioia Tauro. Le persone indagate e in manette sono accusate di essere fiancheggiatori dei boss Crea e Ferraro
DI GIOVANNI TIZIAN
Le immagini del loro covo ricavato fra le rocce dell’Aspromonte aveva fatto il giro del mondo. Un bunker che era diventato per forza di cose la loro villa. Prima di raggiungere questo nascondiglio introvabile, però, hanno goduto di protezioni locali diffuse. Di una rete del soccorso costituita da più cosche di ‘ndrangheta amiche.
Oggi questa joint venture di complicità è messa sotto scacco dall’inchiesta della procura antimafia di Reggio Calabria. Una quindicina di arresti eseguiti dalla polizia di Stato e dal Servizio centrale operativo nella piana di Gioia Tauro e non solo.
Le persone indagate e in manette sono accusate di essere fiancheggiatori dei boss di ’ndrangheta Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro, arrestati nel gennaio scorso dopo una latitanza durata, rispettivamente, 10 e 18 anni, e Antonio Cilona. Pm e Gip contestano l’associazione mafiosa, il favoreggiamento personale e la procurata inosservanza della pena.
Crea e Ferraro, erano inseriti nell’elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno. Individuati, dopo mesi di indagini, dagli investigatori della squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo in un rifugio occultato nella vegetazione in una zona impervia sulle pendici di un’altura a Maropati. Presi dopo un’operazione difficile, studiata in ogni minimo dettaglio. Con loro avevano un arsenale di armi, 12 in tutto tra cui un kalaschnikov, ed esplosivo oltre a denaro e documenti di interesse investigativo.