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Latina, un altro pentito volta le spalle alla criminalità

Latina, un altro pentito volta le spalle alla criminalità

Maurizio Zuppardo, 44 anni, ha deciso di collaborare con la giustizia. Forse temeva vendette: un anno fa gli bruciarono l’auto

28/11/2020

La sua lunga assenza dalle scene non è passata inosservata negli ambienti della malavita e il trascorrere dei mesi non ha fatto altro che alimentare i sospetti sul suo possibile pentimento: se per molti è un fulmine a ciel sereno la notizia della collaborazione con la giustizia di Maurizio Zuppardo, latinense di 44 anni, al contrario, per chi lo conosce bene, rappresenta l’epilogo più scontato di una militanza controversa nei ranghi della criminalità pontina.

Non si hanno ancora riscontri delle dichiarazioni che ha reso, non ce n’è traccia nelle ultime inchieste che hanno interessato il territorio pontino, ma non sarebbero altro che la conferma di una notizia ormai assodata per molti nel capoluogo.

Conosciuto in città anche col soprannome Fagiolo, Maurizio Zuppardo non è mai balzato agli onori della cronaca per ruoli di primo piano. Anzi, spesso le convinzioni degli investigatori sul suo conto non sono andate oltre i sospetti. È anche vero, però, che non ha mai giurato fedeltà a un sodalizio criminale piuttosto che a un altro, aspetto che ne ha fatto un “cane sciolto”, libero di affrancarsi con chiunque a seconda delle necessità. Un eccesso di libertà che ha condizionato la sua reputazione, “macchiata” fin troppo spesso dal sospetto di avere coltivato legami di confidenza tra le forze dell’ordine per disfarsi di concorrenti e nemici. Un ruolo di confidente che, inevitabilmente, trova conferma ora, col suo passaggio dalla parte della giustizia.

Peculiarità, queste, che lasciano intuire i motivi della sua scelta. Dopo tutto Maurizio Zuppardo era libero e il suo nome non era finito al centro di grandi inchieste: gli ultimi guai con la giustizia se li era procurati con truffe connesse alla compravendita di auto. E se non temeva di dovere trascorrere il resto dei suoi giorni dietro le sbarre, allora è facile immaginare che abbia deciso di pentirsi per altri motivi, magari lasciare Latina per sfuggire a una vendetta. Del resto è comprensibile che avesse attirato fin troppe inimicizie e potesse sentirsi in pericolo: l’incendio della sua automobile in via Copenaghen, agli inizi di marzo dello scorso anno, ne è una testimonianza concreta.

Ma se è vero che Maurizio Zuppardo non fosse visto di buon occhio negli ambienti della criminalità, è altrettanto vero che la sua capacità di sapersi muovere tra una fazione e l’altra, con disinvoltura, ne ha fatto un profondo conoscitore di personaggi e situazioni in maniera trasversale, quindi un narratore interessante per gli inquirenti. Del resto se ha fatto il suo ingresso nel programma di protezione, qualche informazione interessante, da offrire in cambio, doveva pur averla.

Per sapere cosa abbia detto finora ai magistrati bisognerà attendere, ma di certo, da un personaggio come lui, ci si aspettano quantomeno conferme sui fatti che hanno scosso le cronache cittadine degli ultimi lustri, nuovi particolari e magari nuove vicende rispetto a quanto detto finora dai collaboratori di giustizia pontini che lo hanno preceduto nella scelta di cambiare vita voltando le spalle al crimine.

Le tempistiche del suo pentimento non sono ancora chiare, ma il passaggio dalla parte della giustizia non dev’essere una cosa troppo recente. Basti pensare che i suoi familiari rimasti a Latina, estranei alla sua scelta, non hanno più notizie di Maurizio Zuppardo da un anno circa. E se ciò fosse confermato, vorrebbe dire che il 44enne ha già superato il periodo di sei mesi a sua disposizione per fornire informazioni utili ai magistrati dell’Antimafia, comprese le proprie malefatte.

Comunque siano andate le cose, si prospetta una nuova stagione per la giustizia pontina.

Fonte:https://www.latinaoggi.eu/