Cerca

Latina – Scarface, Pugliese racconta la forza del clan Di Silvio

Il collaboratore nel corso della deposizione ha parlato nuovamente del ruolo di Giuseppe Romolo Di Silvio mettendo in rilievo il suo profilo criminale

La Redazione

04/03/2023 08:30

Ha ricostruito il peso criminale di Giuseppe Romolo Di Silvio, la forza del clan, il potere. Renato Pugliese ieri nel processo Scarface – dove viene contestata l’aggravante mafiosa ad alcuni componenti del clan Di Silvio riconducibili a Giuseppe Romolo – ha parlato da una località protetta. Ha proseguito il suo esame iniziato a fine gennaio rispondendo in videoconferenza alle domande del pubblico ministero Luigia Spinelli e ha riscritto gerarchie, rapporti, incontri ed equilibri.

La deposizione del collaboratore di giustizia ha ricalcato la testimonianza della precedente udienza quando il magistrato inquirente aveva introdotto la figura di Romolo, ritenuto il personaggio carismatico all’interno del clan. La testimonianza è stata analitica e ha collocato i fatti in un preciso momento storico. Pugliese ha parlato di tutto, a partire da quando Romolo riceveva le persone a casa. «Non tutti potevano andare e per entrare ci voleva l’autorizzazione». Dall’ incontro con Antonio Fusco, quando quest’ultimo si era fatto avanti per un debito di 30mila euro, contratto da un giovane di Latina con Romolo, fino all’arrivo alle dipendenze del clan di Michele Petillo, definito da Pugliese: «Il più forte che c’era sulla piazza di Latina, con lo spaccio di droga era in grado di portare cifre importanti. Ad un certo punto lo ha voluto Romolo». Non c’erano alternative.

«La ricchezza è arrivata grazie a quel ragazzo che prendeva all’epoca 1500 euro al mese, il resto andava a Romolo», ha aggiunto offrendo i numeri dell’operazione. «Poteva portare anche 700 euro al giorno». E ha spiegato del passaggio sempre di Petillo ai Di Silvio. «A un certo punto non riuscivo più a trovarlo, veniva sempre controllato e mi diceva che allo zio, riferendosi a Romolo, non gli si poteva dire di no». Il pentito si è soffermato sulle gerarchie e i personaggi tenuti in considerazione nel sodalizio. «Davanti a tutti c’erano i figli, Romolo voleva che si parlasse con Patatino e Prosciutto, avevano un ruolo importante Fabio Di Stefano e Riccardo Mengozzi, mariti delle due figlie di Romolo». Alla fine della deposizione il collaboratore rispondendo alle domande del magistrato ha parlato anche della figura di Luigi Ciarelli: «Lui e i fratelli Carmine e Ferdinando – ha detto Pugliese – hanno fatto la storia dell’usura e della violenza a Latina, sono sempre riusciti a non farsi denunciare e hanno gestito per tanto tempo la città». La deposizione di Pugliese riprenderà con il controesame delle difese l’11 aprile.

Fonte:https://www.latinaoggi.eu/news/cronaca/209901/scarface-pugliese-racconta-la-forza-del-clan-di-silvio