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LATINA – Politica, clan e soldi: le rivelazioni del pentito

Il Caffè: n. 568 dall’11 al 24 marzo 2021

Politica, clan e soldi: le rivelazioni del pentito

Agostino Riccardo tira in ballo Giorgia Meloni (che smentisce) e alcuni poltici locali in merito alle elezioni di Latina del 2016

Clemente Pistilli

Alcuni clan di origine nomade, che da decenni hanno messo radici a Latina e che si sono trasformati in associazioni per delinquere di stampo mafioso, hanno condizionato anche le campagne elettorali, acquistando voti per alcuni candidati e occupandosi dell’affissione dei manifesti. Questa da tre anni a questa parte è la convinzione della Direzione distrettuale antimafia di Roma ed è una tesi già avallata in “Alba Pontina”, con condanne confermate dalla Corte d’Appello. Affari su cui ha indagato e continua a indagare la squadra mobile e in cui hanno avuto notevole peso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo.

TIRATA IN BALLO GIORGIA MELONI, CHE SMENTISCE

Proprio le dichiarazioni di quest’ultimo, finite agli atti dell’inchiesta “Reset” sul clan Travali, culminata venti giorni fa con 19 arresti, hanno tirato ora in ballo anche la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Il pentito ha sostenuto, davanti agli investigatori della Mobile e ai pm dell’Antimafia di Roma, che in occasione delle elezioni del 2013, in cui si candidò alla Camera e venne eletto Pasquale Maietta, poi arrestato e coinvolto in pesanti indagini e processi, lo stesso Maietta presentò lui e altri membri del clan alla presidente di FdI, le disse che erano “i ragazzi” che si occupavano della campagna elettorale e che servivano soldi per loro, precisando che la leader del centrodestra gli fece avere tramite un suo uomo di fiducia 35mila euro. “Parlavano – ha affermato Riccardo – della campagna elettorale e Maietta disse alla Meloni che noi eravamo i ragazzi che si erano occupati delle campagne precedenti per le affissioni e per procurare voti”. Ancora: “Maietta ha detto alla Meloni che c’era bisogno di pagare i ragazzi presenti per la campagna elettorale e la Meloni ha risposto: Dì a questi ragazzi che ne parlino con il mio segretario. Il segretario in disparte, e solo io e il mio gruppo presenti, ci ha detto: Senza che usiamo i telefoni diamoci un appuntamento presso il caffè Shangri-La a Roma. Noi abbiamo detto che allo Schangri-La era complicato arrivarci, per cui ci ha detto di vederci al distributore che è ubicato dall’altra parte della strada, all’altezza dello ShangriLa”. E lì sarebbe stato consegnato il denaro. Accuse smentite con forza dalla leader di Fratelli d’Italia.

NON SOLO LA MELONI

Il pentito ha inoltre parlato anche di Angelo Tripodi, attuale capogruppo della Lega alla Regione Lazio, che a sua volta ha più volte negato di aver avuto rapporti con i clan. Sull’esponente leghista, Riccardo ha riferito di un incontro dopo le elezioni comunali del 2016 a Latina: “Tripodi puntava al consiglio regionale del Lazio, dicendo che aveva un milione di euro da destinare all’acquisto dei voti”. Sempre sulle comunali 2016, il collaboratore di giustizia ha sostenuto che il clan acquistò voti anche per un candidato di Cuori Italiani, Andrea Fanti, da cui ricevette cinquemila euro, e per un candidato di Forza Italia, in cambio di ottomila euro, Ialongo, a quanto pare Giorgio Ialongo, poi passato in FdI. Riccardo ha infine descritto un vero e proprio sistema, che avrebbe preso piena forma nel 2007, quando Maietta si candidò al consiglio comunale di Latina: “Maietta fu votato da tutta la malavita di Latina, prese mille voti, tutti voti comprati”. Il pentito ha quindi aggiunto che il clan ricevette 200mila euro dall’ex deputato di FdI per quell’attività e che quest’ultimo avrebbe fatto assegnare una serie di appalti comunali a persone a lui vicine. Sempre Riccardo ha quindi parlato di attività simili svolte per l’ex sindaco Giovanni Di Giorgi: “Una volta eletto ci ricevette nella stanza del sindaco. Ci ha dato 150mila euro”. Il collaboratore di giustizia ha infine riferito delle elezioni regionali del 2013, quando con FdI erano candidati anche Gina Cetrone e Nicola Calandrini, specificando che la Cetrone avrebbe dato al clan 80mila euro. Per concludere: “Su indicazione di Maietta i voti a nostra disposizione furono passati a Nicola Calandrini, sempre di Fratelli d’Italia, quindi ci fu una specie di tradimento di Gina Cetrone”.