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Latina crocevia di un traffico di rifiuti nucleari

Dopo che nei mesi scorsi sono tornate in primo piano le affermazioni rese
dal pentito di camorra, Carmine Schiavone, che aveva parlato di fusti
tossici interrati dalla criminalità organizzata nella discarcia di Borgo
Montello, parole che stanno portando a nuove e più approfondite indagini sul
sito del capoluogo, ora arrivano le rivelazioni di Francesco Fonti. Il
pentito della ‘ndrangheta, ascoltato dalla commissione parlamentare sulle
Ecomafie, ha parlato questa volta di rifiuti provenienti dalle centrali
nucleari, tirando in causa anche Latina e un presunto traffico di rifiuti
che partiva dalla centrale nucleare di Borgo Sabotino. Fonti ha affermato,
infatti, che il suo «ingresso» nel mondo dello smaltimento illegale è
avvenuto nel 1987 con i 500 fusti andati in Somalia e i 100 interrati in
Basilicata. Ma il pentito avrebbe detto alla commissione di aver gestito,
nel 1992, mille bidoni di rifiuti nucleari che provenivano dalla centrale di
Latina e che il traffico gravitava verso la Somalia. Quel 1992 che,
combinazione, è lo stesso anno dello scandalo dei presunti fusti tossici
interrati a Borgo Montello, vicenda esplosa dopo le rivelazioni fatte alla
Digos di Latina da uno degli operai della discarica pontina. Fonti ha
fornito elementi, spiegato e anche ritrattato alcuni elementi già forniti
alla magistratura come ad esempio una ricostruzione, fatta sulla base di una
vecchia cartina del primo interramento di rifiuti nucleari che provenivano
dalla centrale Enea di Rotondella, in Basilicata. Ma le dichiarazioni del
pentito sono tutte da verificare. Fonti, nelle scorse settimane, aveva già
fatto delle rivelazioni sul traffico di rifiuti e sulle «navi dei veleni»
affondate nelle acque della Calabaria ma, al momento, le sue parole non
hanno avuto alcun riscontro. Intanto nei giorni scorsi la «Commissione
parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei
rifiuti», presieduta dall’avv. Gaetano pecoeella, ha ascoltato il
procuratore aggiunto presso la Direzione distrettuale antimafia di Roma, il
dottor Giancarlo Capaldo. Quest’ultimo ha definito Latina zona a rischio,
affermando che «la situazione è su livelli che richiedono una necessaria
attenzione, ma non un allarme». Il parlamenatrae del Pdl, Candido De
Angelis, ha chiesto a Capaldo delle dichiarazioni rese dal pentito Schiavone
sui fusti velenosi nella discarica di Latina, e che «negli anni passati il
clan dei Casalesi era solito interrare in una delle due discariche presenti
a Latina». Capaldo ha risposto che sul caso sta svolgendo indagini la
Procura di Latina.

(Tratto da www.incenitorealbano.it)