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L’assalto alla Giustizia

Non possiamo aspettarci nulla di positivo dalla cosiddetta riforma della giustizia che non è altro che il desiderio di piegare – da parte di chi dovrebbe invece perseguire il bene pubblico – una delle più importanti funzioni statuali ad interessi di parte. Il potere politico controriformatore non ha a cuore il servizio Giustizia; non vuole la tutela dei diritti ed il rispetto delle garanzie per tutti. Non ha come obiettivo la celerità dei procedimenti e la certezza del diritto (men che mai della pena, osannando la prescrizione per i colletti bianchi e gli amici degli amici)

Lo sciopero delle toghe è nell’aria

I poteri forti – in primis la casta politica del malaffare – non tollerano il controllo di legalità esercitato dalla magistratura in ossequio agli articoli 3 e 112 della Costituzione che sanciscono l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e l’obbligatorietà dell’azione penale.

L’esercizio della giurisdizione è tollerato, anzi preteso, se riguarda la cosiddetta criminalità comune (da perseguire sia ben chiaro): in quel caso forca e manette sono i rigurgiti della pancia non solo di una parte della popolazione drogata dalla campagna propagandistica sulla “tolleranza zero”, ma della stessa borghesia opulenta. La borghesia – quella mafiosa ovviamente (quella che ha i colletti bianchi, ma la coscienza intrisa di macchie indelebili) – non tollera, invece, la magistratura autonoma ed indipendente che indaga sulle deviazioni del potere, sulla corruzione, sulle collusioni tra mafie e politica, sul riciclaggio del denaro sporco, sui poteri occulti che, di fatto, governano, in parte, la cosa pubblica nel nostro Paese. Ed è per tale motivo che non possiamo aspettarci nulla di positivo dalla cosiddetta riforma della giustizia che non è altro che il desiderio di piegare – da parte di chi dovrebbe perseguire il bene pubblico – una delle più importanti funzioni statuali ad interessi di parte. Il potere politico controriformatore non ha a cuore il servizio Giustizia; non vuole la tutela dei diritti ed il rispetto delle garanzie per tutti. Non ha come obiettivo la celerità dei procedimenti e la certezza del diritto (men che mai della pena, osannando la prescrizione per i colletti bianchi e gli amici degli amici).

Qualche esempio. La cancellazione di fatto delle intercettazioni avviene con norme criminogene che consolideranno le varie forme di criminalità ed impediranno ai giornalisti liberi ed indipendenti di esercitare il diritto di cronaca costituzionalmente tutelato. La privatizzazione della sicurezza, attraverso le ronde, è il peggio che potesse produrre un Governo che abbia a cuore l’incolumità dei cittadini: delegittima le forze dell’ordine ed istituzionalizza, in talune aree, il controllo del territorio da parte della criminalità organizzata. Del resto, questo Governo, profondamente autoritario, subisce anche la pressione xenofoba della Lega Nord che guida pure il Ministero dell’Interno. L’assenza del contrasto al crimine organizzato soprattutto dei colletti bianchi – anche attraverso il riciclaggio di Stato dello scudo fiscale ed il pressing contro i magistrati onesti che ancora non piegano la schiena – è la testimonianza che questa maggioranza mette in atto un’azione politica che rafforza il ruolo delle mafie all’interno delle Istituzioni, dell’economia e della finanza, nel nostro Paese come all’estero.

L’obiettivo principale dei poteri forti – di chiara ispirazione piduista – è quello di eliminare l’indipendenza del pubblico ministero, oppure ridurla in modo drastico, nella giusta misura in cui sia solo il braccio togato dei desiderata di un potere che vuole il maglio della giustizia impietosa solo nei confronti degli scarti sociali e dei residui di una società sempre più diseguale, da buttare, poi, nelle discariche umane delle carceri. Come si sta raggiungendo tale obiettivo. In primo luogo, i poteri forti stanno operando, da tempo, anche in modo occulto, dall’interno della magistratura, attraverso una sempre maggiore vicinanza di parte dei magistrati al potere politico. In secondo luogo, con l’avallo anche di settori non residuali della magistratura, gerarchizzando sempre di più l’ordine giudiziario ed intimidendo i magistrati liberi – soprattutto quelli non proni alla degenerazione carrieristica lottizzatoria del correntismo – con uso indebito del potere disciplinare che è tornato ad essere quello degli anni ‘50 e ’60 del secolo scorso: la conformazione dell’azione della magistratura (auspicando anche, indebitamente, scelte di opportunità che il magistrato dovrebbe fare quando si trova di fronte taluni potenti) in piena sintonia con l’affermazione del magistrato burocrate e conformista che interpreta il diritto in modo gradito al potere ed in maniera tale da non disturbare i manovratori di turno. La maggioranza – in attesa della riforma costituzionale che il dittatore di Arcore vuole imporre per sottomettere il PM direttamente all’esecutivo – ha deciso di violare ancora una volta la Costituzione attraverso legislazione ordinaria, perseverando nell’uso illegittimo del diritto, così come già fatto, ad esempio, con il Lodo Alfano del Ministro dell'(in)giustizia. In che modo. Il codice di procedura penale prevede che il pubblico ministero è il dominus delle indagini preliminari e che – come necessario corollario dei principi costituzionali di indipendenza dell’ordine giudiziario, uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge ed obbligatorietà dell’azione penale – può, quindi, prendere anche di propria iniziativa le notizie di reato. Il Governo vuole – con qualche ammiccamento negli ambienti del centro-sinistra che hanno forse nostalgia del clima di quella bicamerale che voleva stravolgere la Costituzione Repubblicana – che la magistratura inquirente possa indagare solo su segnalazione della polizia giudiziaria che, come noto, dipende dal potere esecutivo. Con l’addio anche alla cultura della giurisdizione della magistratura e con uno scivolamento sempre più costante dal Rechtstaat al Polizeistaat.

Il controllo della magistratura e dell’informazione sono due traguardi da raggiungere al più presto per il regime nazionalpopulista per soggiogare la democrazia in Italia. Lo smantellamento di questi due pilastri dello Stato di diritto si deve accompagnare ad un assetto sempre più concentrato e verticistico dei poteri dello Stato, annichilendo tutti i balance of powers, prevedendo l’elezione diretta del Capo dello Stato, padrone di tutto ed al di sopra della legge: controllore dei mezzi di informazione, capo del popolo narcotizzato dalla propaganda, capo di un Consiglio Superiore della Magistratura ancor più politicizzato di quanto non lo sia ora, con una Corte Costituzionale che si vuole cortigiana, capo delle forze armate che debbono essere sempre più plasmate simbolicamente nelle strade più in delle nostre città, capo dei poteri forti, mandante di quei servi che hanno il compito di massacrare umanamente e professionalmente gli oppositori del regime, ed, infine, ma non da ultimo, Capo di tutti i Capi.
Luigi De Magistris

(Tratto da Aprileonline)