Cerca

L’appello lanciato in occasione del Convegno di Formia del 12 ottobre dall’Associazione Caponnetto

BONIFICA POLITICA E BONIFICA DEI TERRITORI
PRIORITA’ ED ERRORI DA NON COMMETTERE
Ai primi di settembre cominciano le rivelazioni di Carmine Schiavone sull’interramento di rifiuti super tossici – e anche radioattivi – nelle terre del casertano e del Basso Lazio. Secondo Schiavone nei prossimi anni ci sarà un’ecatombe, 5 milioni di morti. Tutto ciò è avvenuto per mano di camorra, ma con la complicità di imprese, politici, colletti bianchi, funzionari pubblici, istituzioni. Chi doveva controllare non lo ha fatto, chi doveva indagare ha chiuso occhi e orecchie.
Schiavone ha cominciato a collaborare con la giustizia esattamente vent’anni fa. E da allora ha fornito elemento anche sulla localizzazione degli sversamenti illegali e dei fusti tossici.
Dopo le interviste di settembre – in primo luogo attraverso Sky – si sono registrati comportamenti difformi. Da un lato le vibrate proteste delle popolazioni locali, esposte ad un ultradecennale massacro; dall’altro, una sorta di indifferenza istituzionale, testimoniata anche da alcune importanti prese di posizioni tendenti a screditare la figura di Schiavone come fonte attendibile, e minimizzando nel contempo la gravità della situazione.
A questo punto è necessario scendere in campo e pretendere chiarezza da parte dello Stato nelle sue massime espressioni. E per questo l’Associazione Antimafia Antonimo Caponnetto chiede di porsi di fronte e “contarsi” su alcuni punti fondamentali, senza cui è impossibile ipotizzare un futuro di legalità, fuori da omertà e collusioni che uccidono ogni speranza in un futuro diverso.
a) Le inchieste devono essere maggiormente coordinate ed eventualmente unificate. E’ necessario che tutta la montagna di verbalizzazioni e dichiarazioni – passate e recenti di Schiavone – trovino una sintesi e una verifica definitiva.
b) Schiavone fa decine di nomi contigui, collusi o al soldo dei Casalesi. Se si tratta di calunnie, si proceda contro Schiavone. Altrimenti, vengano accertate le responsabilità penali di chi per anni ha goduto di assoluta impunità.
c) E’ prioritaria una BONIFICA POLITICA radicale. Gli amministratori pubblici collusi vanno espulsi dai partiti, indagati, processati e spediti in galera. Oltre a ciò, è necessario recuperare, via sequestri e confische, non solo il bottino dei clan, ma anche degli “associati” politici.
d) E’ essenziale una CHIAREZZA SCIENTIFICA, per sapere in modo inequivocabile lo stato di salute dei cittadini costretti a vivere nelle terre dei fuochi & nel triangolo della morte. Una verifica epidemiologica definitiva, per sapere se siamo condannati a morte o se ci sono ancora speranze di sopravvivenza e vita decente.
e) Evidentemente, è necessaria la BONIFICA DELLE TERRE AVVELENATE. Ma per far questo, non basta essere tutti d’accordo a parole, caso mai stanziando i fondi derivanti dalle confische ai clan. Occorre definire il “MODELLO” per le bonifiche, al fine di evitare – e su questo ci vuole chiarezza totale – che i danari pubblici, ancora una volta, finiscano per finanziare chi ha già distrutto e massacrato l’ambiente, e cioè le stesse imprese di camorra o in odore di camorra, oppure il solito carrozzone pubblico di copertura. Nel secondo caso, per essere più espliciti, occorre evitare nel modo più assoluto il modello “emergenze” e “commissariati regionali”, come già tragicamente successo per il dopo terremoto in Campania del 1980 e per la sciagurata ultradecennale gestione commissariale dei rifiuti, culminata con il clamoroso, recentissimo crac della partecipata regionale Astir. Perseverare in quegli errori – grande occasione perduta per i
cittadini e fattore di crescita esponenziale per la Camorra e i suoi referenti politici – sarebbe diabolico.
Per questo, ribadiamo con forza: BONIFICA DELLA POLITICA, senza se e senza ma. E BONIFICA DEI TERRITORI AVVELENATI, senza consegnare il futuro a chi ci ha già massacrato.