Questa è una storia di mafia, naturalmente. Ma di mafia reale, mafia quotidiana, non da televisione. Racconta dei ragazzi de “La Periferica”, giornale di quartiere che esce a Librino, una delle borgate di Catania, tra le più grosse e povere del Sud. Racconta degli squali grandi, come La Sicilia, e del silenzio dell’opinione pubblica
La Periferica è un piccolo giornale che esce in uno delle borgate più grosse e povere del Sud, Librino. E’ nato fra gli scout ed ha rapidamente aggregato la meglio gioventù del quartiere, quelli che “un giorno anche Librino sarà un posto normale, senza mafia, col lavoro!”.
Bene. Questa storia dura oramai da più di un anno. I ragazzi della Periferica, che secondo le buone regole avrebbero dovuto sbandarsi dopo un paio di mesi, invece hanno tenuto duro. Il loro giornaletto, che secondo le regole sarebbe dovuto restare nel giro dei pochi studenti “colti” della città, invece s’è diffuso a sorpresa fra gli abitanti del quartiere. E questi, che secondo le regole avrebbero dovuto farsi i cazzi loro, invece l’hanno appoggiato: il giornale diffuso nei bar, un po’ di pubblicità – addirittura – dai piccoli commercianti del quartiere.
(In mezzo a questa storia c’è anche qualche intimidazione, per esempio al dopo-scuola aperto dai ragazzi nel quartiere. Ma non ce la metto perché altrimenti si va nelle emozioni da fiction, che agl’italiani piacciono tanto, e dunque nel folklore. Questa è una storia di mafia, naturalmente. Ma di mafia reale, mafia quotidiana, non da televisione).
Dov’eravamo rimasti? Ah, già. Dunque, i ragazzi hanno “avuto successo”, per quel che si poteva, e a un certo punto hanno anche messo su un’associazione apartitica (“Oltre la Periferica”) per la informe ma ben promettente società civile del quartiere. E regolarmente ci si riunisce fra redatori, si fa il palinsesto, si distribuiscono i pezzi, si fa il giro dei negozi per la pubblicità… Insomma, una piccola ma efficiente routine.
Finché un bel giorno un barista sorride impacciato. “Beh, stavolta il vostro giornale qui non ve lo posso esporre…”. E il negoziante: “Veramente la pubblicità me l’hanno già messa su quell’altro giornale…”. “Ehi – fa una ragazza – hai visto che oggi La Sicilia ha pubblicato una pagina straordinaria tutta su Librino?”.
Cos’è successo? Come mai l’unico (e grosso) quotidiano della città ha improvvisamente scoperto il povero quartiere? Semplice: Librino è 40mila voti. Li puoi comprare, vendere, mettere all’asta, contrattare. Se però questa gente comincia a pensare con la propria testa (a destra, a sinistra, al centro: ma con la testa sua) non lo puoi fare più. Diventano voti liberi, da convincere. E come cavolo li convinci, se da vent’anni li lasci nella miseria più nera, con fogne di fortuna e senza luce? Maledetto giornale libero, maledetti ragazzi. E’ quella fabbrica di uomini, quella Periferica di pensatori, la fonte della disgrazia. Facciamole il vuoto attorno.
Così il barista smette di esporre, il negoziante di dare pubblicità e persino il parroco, nella sua chiesa, s’è messo a parlare male degli “aizzapopolo”. “Eh, bello quando stavano tutti zitti, che c’era la miseria ma si stava in pace!”. Quei tempi, purtroppo per chi ci marciava, non torneranno più. Periferica continua ad uscire regolarmente, il comitato esiste, la società pulsa ancora. Ma quei ragazzi – chiedetevi – che vita fanno?
Ecco, questa sarebbe una storia sull’informazione in Sicilia. Su Informazione-e-Mafia, addirittura. Emoziona nessuno? C’è qualche solidarietà? Qualche appello? Qualche intellettuale?
(tratto da www.aprileonline.info)